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Rinuncia al ricorso: no al contributo unificato doppio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31438/2024, ha dichiarato estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei contribuenti, i quali avevano raggiunto un accordo transattivo con l’Agenzia delle Entrate. La Corte ha chiarito un punto fondamentale: in caso di rinuncia, non è dovuto il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: la Cassazione Esclude il Raddoppio del Contributo Unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 31438 del 2024, offre un chiarimento fondamentale per i contribuenti che decidono di porre fine a una lite tributaria attraverso un accordo con l’Amministrazione Finanziaria. La Corte ha stabilito che la rinuncia al ricorso per cassazione, a seguito di una definizione transattiva, non comporta l’obbligo di versare il raddoppio del contributo unificato. Si tratta di una decisione che incentiva la risoluzione bonaria delle controversie, alleggerendo gli oneri a carico del cittadino.

Il Contesto: dal Contenzioso all’Accordo

Il caso esaminato riguardava un gruppo di contribuenti che avevano impugnato davanti alla Corte di Cassazione una sentenza della Commissione Tributaria Regionale a loro sfavorevole. La controversia originaria verteva su un avviso di liquidazione per l’imposta di registro. Tuttavia, prima che la Corte si pronunciasse nel merito, le parti hanno trovato un punto d’incontro.

Sfruttando le disposizioni della Legge n. 197/2022 (la cosiddetta “pace fiscale”), i contribuenti hanno raggiunto una definizione transattiva con l’Agenzia delle Entrate, chiudendo definitivamente la pendenza tributaria. A seguito di questo accordo, hanno formalmente depositato un’istanza di rinuncia al ricorso pendente in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Preso atto dell’accordo raggiunto e della conseguente istanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questa è la conseguenza processuale tipica della rinuncia al ricorso. La Corte ha inoltre disposto la compensazione integrale delle spese di lite, una soluzione equa dato che la fine del processo è derivata da un accordo volontario tra le parti e non da una vittoria processuale di una sull’altra.

Le Motivazioni: Perché Non si Paga il Doppio Contributo Unificato

Il punto centrale e più innovativo dell’ordinanza risiede nelle motivazioni relative al contributo unificato. La normativa (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002) prevede che la parte che ha proposto un’impugnazione poi respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. Questa misura ha una natura sanzionatoria, volta a scoraggiare le impugnazioni pretestuose o infondate.

La Corte di Cassazione ha però ribadito, citando precedenti conformi (Cass. n. 19071/2018 e n. 23175/2015), che questa norma ha carattere eccezionale e, pertanto, deve essere interpretata in modo restrittivo. La sua applicazione è limitata esclusivamente ai casi “tipici” elencati dalla legge: rigetto, inammissibilità o improcedibilità. La rinuncia all’impugnazione non rientra in questo elenco.

Secondo i giudici, non è possibile estendere l’applicazione di questa sanzione in via analogica o estensiva a situazioni non espressamente previste, come appunto la rinuncia. Di conseguenza, i contribuenti che hanno rinunciato al loro ricorso non sono tenuti a pagare alcun importo aggiuntivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa pronuncia consolida un principio di grande importanza pratica. I contribuenti che valutano di aderire a una sanatoria o a un accordo transattivo con il Fisco possono farlo con maggiore serenità, sapendo che la conseguente rinuncia al ricorso pendente non comporterà l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato. La decisione favorisce la deflazione del contenzioso tributario, incentivando soluzioni concordate che rappresentano un vantaggio sia per il cittadino, che chiude una pendenza, sia per lo Stato, che ottiene una riscossione certa e immediata.

Se un contribuente rinuncia a un ricorso per cassazione dopo un accordo con l’Agenzia delle Entrate, il processo si estingue?
Sì, la Corte di Cassazione, una volta ricevuta l’istanza di rinuncia basata su un accordo transattivo, dichiara l’estinzione del giudizio.

In caso di rinuncia al ricorso, il ricorrente deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di rinuncia.

Come vengono regolate le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia a seguito di accordo?
Nel caso specifico, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese di lite, il che significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, senza alcun rimborso reciproco.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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