LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: no al contributo unificato doppio

Una società, dopo aver impugnato una sentenza tributaria sfavorevole, ha raggiunto un accordo con l’ente comunale e ha formalizzato la rinuncia al ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che in caso di rinuncia al ricorso non si applica il raddoppio del contributo unificato, in quanto tale misura ha natura sanzionatoria e si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: quando si evita il doppio contributo unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale riguardante le conseguenze economiche della rinuncia al ricorso. In particolare, la Corte ha stabilito che la rinuncia, a seguito di un accordo transattivo tra le parti, non comporta il pagamento del raddoppio del contributo unificato. Questa decisione offre una prospettiva chiara per le parti che intendono risolvere bonariamente una controversia pendente in sede di legittimità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tributaria tra una società per azioni e un Comune, relativa a un avviso di pagamento per la Tassa sui Rifiuti (TARI) per l’anno 2015. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, annullando l’atto impositivo. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del Comune.

Contro questa seconda sentenza, la società ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, prima che la Corte si pronunciasse nel merito, le parti hanno raggiunto una conciliazione della controversia. Di conseguenza, la società ricorrente ha depositato un’istanza formale di rinuncia al ricorso, alla quale il Comune ha prestato adesione.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine al contenzioso, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. In questi casi, la prassi vuole che il giudice disponga anche in merito alle spese legali sostenute. Data la natura conciliativa della chiusura del procedimento, la Corte ha optato per la compensazione integrale delle spese di lite, lasciando che ciascuna parte si facesse carico dei propri costi legali.

Le Motivazioni: L’Interpretazione Restrittiva del Doppio Contributo

Il punto centrale e più interessante della pronuncia riguarda la questione del versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma impone al ricorrente che ha perso la causa (per rigetto, inammissibilità o improcedibilità) di pagare un importo pari a quello già versato all’inizio del giudizio.

La Corte ha chiarito che tale obbligo non si applica in caso di rinuncia al ricorso. La motivazione si fonda sulla natura stessa della norma: essa costituisce una misura eccezionale con un carattere quasi sanzionatorio. In quanto tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere estesa per analogia a situazioni non espressamente previste, come appunto la rinuncia.

La norma è stata pensata per scoraggiare le impugnazioni infondate o pretestuose, sanzionando chi perde il giudizio. L’estinzione per rinuncia, al contrario, è spesso l’esito di un accordo costruttivo tra le parti e non implica una valutazione negativa sul merito del ricorso. Pertanto, estendere la sanzione a questa ipotesi sarebbe contrario alla logica e alla finalità della legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione della Corte di Cassazione offre un’importante garanzia per le parti che valutano una soluzione conciliativa durante un giudizio di legittimità. Scegliere la strada della rinuncia al ricorso a seguito di un accordo non solo pone fine alla lite in modo certo e definitivo, ma esclude anche il rischio di dover sostenere l’onere economico del raddoppio del contributo unificato. Questo principio incentiva la risoluzione alternativa delle controversie, alleggerendo il carico giudiziario e fornendo alle parti uno strumento più flessibile e meno oneroso per definire le proprie pendenze.

Cosa succede a un processo se la parte che ha fatto ricorso decide di rinunciare?
Se la parte ricorrente rinuncia e la controparte accetta la rinuncia, il processo si conclude con una declaratoria di estinzione del giudizio, senza che venga emessa una decisione sul merito della questione.

La rinuncia al ricorso in Cassazione comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di pagare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere esteso al caso di estinzione per rinuncia.

Perché il raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di rinuncia?
Perché tale misura ha una natura eccezionale e sostanzialmente sanzionatoria, destinata a colpire chi insiste in un’impugnazione che si rivela infondata. Essendo una norma di stretta interpretazione, non può essere applicata a casi non espressamente previsti, come la rinuncia, che spesso deriva da un accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati