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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Una società di gestione del risparmio, dopo aver impugnato in Cassazione un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune, ha rinunciato al ricorso. A seguito del pagamento integrale del dovuto e delle spese dei gradi precedenti, le parti hanno chiesto congiuntamente l’estinzione del giudizio. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del processo per rinuncia al ricorso, compensando le spese. La decisione chiarisce un punto fondamentale: in caso di rinuncia non è dovuto il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Rinuncia al Ricorso in Cassazione e le sue Conseguenze: Analisi di un’Ordinanza

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale che consente di porre fine a una controversia legale in modo definitivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, ha offerto importanti chiarimenti sugli effetti di tale atto, in particolare riguardo all’obbligo di versamento del cosiddetto “doppio contributo unificato”. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso: da un Avviso IMU alla Cassazione

La controversia ha origine da un avviso di accertamento relativo all’IMU per l’anno 2013, emesso da un Comune nei confronti di una società di gestione del risparmio. La società ha impugnato l’atto, ma le sue ragioni non sono state accolte né in primo grado né in appello davanti alla Commissione Tributaria Regionale.

Determinata a far valere le proprie tesi, la società ha presentato ricorso per cassazione. Tuttavia, nel corso di questo ultimo grado di giudizio, è intervenuto un fatto nuovo: le parti hanno raggiunto un accordo. La società ricorrente ha provveduto al pagamento integrale di quanto richiesto dal Comune, incluse le spese legali dei precedenti giudizi, e ha formalizzato la sua intenzione di abbandonare l’impugnazione.

La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio

Preso atto della volontà delle parti, manifestata attraverso un’istanza congiunta sottoscritta dai rispettivi difensori, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. L’istanza, presentata prima dell’udienza e firmata da avvocati muniti di specifico potere, rispettava tutti i requisiti formali previsti dal codice di procedura civile.

La Corte ha inoltre disposto la compensazione delle spese legali del giudizio di cassazione, conformemente all’accordo tra le parti emerso dall’accettazione della rinuncia da parte del Comune.

Le Motivazioni della Corte sulla rinuncia al ricorso

Il cuore della decisione risiede nella dettagliata analisi giuridica degli effetti della rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha ribadito che la rinuncia è un atto unilaterale che, una volta notificato alla controparte, determina l’estinzione del processo ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile. L’effetto principale è che la sentenza impugnata diventa definitiva, come se non fosse mai stata contestata in Cassazione.

Il punto più significativo dell’ordinanza riguarda l’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato. L’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 impone al ricorrente che ha perso la causa di versare un ulteriore importo pari a quello già pagato per l’iscrizione del ricorso. La Corte ha chiarito che questa norma, avendo natura sanzionatoria e tributaria, è di stretta interpretazione e non può essere applicata per analogia.

Essa si applica solo nei casi tassativamente previsti: rigetto integrale del ricorso, dichiarazione di inammissibilità o improcedibilità. La rinuncia al ricorso è una fattispecie diversa, che porta all’estinzione del giudizio per volontà della parte, non per una valutazione negativa nel merito da parte del giudice. Pertanto, chi rinuncia non è tenuto a pagare questo importo aggiuntivo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione chiara sulle strategie processuali. La rinuncia al ricorso può essere una scelta vantaggiosa per chi, valutando i rischi di un giudizio dall’esito incerto, preferisce chiudere definitivamente una pendenza. Sebbene comporti l’accettazione della sentenza sfavorevole, permette di evitare un’ulteriore condanna alle spese del giudizio di cassazione e, soprattutto, esclude con certezza l’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato. Questa decisione consolida un principio di garanzia per il contribuente, distinguendo nettamente l’esito negativo di un giudizio dalla scelta volontaria di porvi fine.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il processo viene dichiarato estinto. Di conseguenza, la sentenza che era stata impugnata diventa definitiva e non può più essere modificata.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere esteso al caso di rinuncia volontaria.

La rinuncia al ricorso richiede l’accettazione della controparte per essere valida?
No, la rinuncia è un atto unilaterale e non richiede l’accettazione della controparte per produrre l’effetto di estinguere il processo. Tuttavia, la legge richiede che sia notificata alle altre parti costituite o comunicata ai loro avvocati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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