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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Una società immobiliare aveva impugnato una decisione fiscale che le negava una riduzione IMU. Durante il giudizio in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo, portando alla rinuncia al ricorso da parte della società. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il processo, compensato le spese e stabilito che, in caso di rinuncia, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, poiché tale sanzione si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando si Evita il Raddoppio del Contributo Unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante punto procedurale con significative conseguenze economiche per i contendenti. La decisione, sebbene originata da una disputa fiscale, si concentra su cosa accade quando le parti si accordano e, di conseguenza, avviene la rinuncia al ricorso pendente davanti alla Suprema Corte. La pronuncia conferma un principio fondamentale: la conciliazione è una via privilegiata che non comporta l’applicazione di sanzioni processuali, come il raddoppio del contributo unificato.

I Fatti del Caso: Dalla Controversia Fiscale alla Conciliazione

La vicenda trae origine da una controversia tra una società immobiliare e un Comune. L’azienda aveva richiesto una riduzione del 50% sull’IMU per gli anni 2015 e 2016, sostenendo che alcune porzioni dei suoi fabbricati fossero inagibili, come previsto dalla normativa. Il Comune aveva respinto tale richiesta, dando il via a un contenzioso tributario.

Dopo le decisioni dei giudici di merito, la società aveva presentato ricorso per cassazione. Tuttavia, prima che la Corte potesse pronunciarsi, le parti hanno raggiunto una conciliazione, risolvendo la controversia in via amichevole. A seguito di questo accordo, la società ricorrente ha formalmente depositato un atto di rinuncia al ricorso, a cui il Comune ha prontamente aderito.

La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio e Nessuna Sanzione

Preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite, la Corte di Cassazione ha agito di conseguenza. In primo luogo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiudendo formalmente il processo senza entrare nel merito della questione tributaria. In secondo luogo, data la natura consensuale della chiusura, ha disposto la compensazione integrale delle spese di lite, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

Il punto cruciale dell’ordinanza, però, riguarda il versamento del contributo unificato aggiuntivo. La Corte ha stabilito che, in questo scenario, la società ricorrente non è tenuta a pagare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Le Motivazioni: Perché la Rinuncia al Ricorso Non Attiva il Raddoppio

La Corte Suprema ha fornito una spiegazione chiara e basata su un’interpretazione rigorosa della legge. La norma che impone il raddoppio del contributo unificato (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002) è considerata una misura eccezionale con una natura sostanzialmente sanzionatoria. Essa mira a scoraggiare le impugnazioni infondate o pretestuose.

Proprio per questa sua natura, la norma deve essere interpretata in modo restrittivo, senza possibilità di estensione analogica. La legge elenca tassativamente i casi in cui scatta l’obbligo del pagamento aggiuntivo: il rigetto dell’impugnazione, la sua declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La rinuncia al ricorso, specialmente se frutto di un accordo tra le parti, non rientra in nessuna di queste categorie. Non si tratta di una sconfitta processuale, ma di una scelta che porta a una risoluzione costruttiva della lite.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Ricorrenti

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un principio di grande importanza pratica: la legge incoraggia la conciliazione a ogni stadio del processo, senza penalizzare chi sceglie questa strada. I ricorrenti sanno con certezza che, raggiungendo un accordo e rinunciando al ricorso, non incorreranno nella sanzione del raddoppio del contributo unificato. La decisione distingue nettamente tra l’esito negativo di un’impugnazione (che viene sanzionato) e la sua estinzione consensuale (che viene favorita), promuovendo così l’efficienza del sistema giudiziario e la composizione bonaria delle controversie.

Cosa succede a un processo in Cassazione se la parte ricorrente rinuncia al ricorso?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione prende atto della rinuncia e dichiara il giudizio chiuso, senza emettere una decisione sul merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso per cassazione, si deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. Secondo l’ordinanza, l’obbligo di versare un importo ulteriore a titolo di contributo unificato non si applica in caso di rinuncia al ricorso, ma solo nelle ipotesi tassative di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Perché la legge tratta diversamente la rinuncia al ricorso rispetto al suo rigetto?
Perché la norma sul raddoppio del contributo è considerata una misura sanzionatoria, destinata a punire chi ha intrapreso un’impugnazione infondata. La rinuncia, invece, specialmente se derivante da un accordo, è vista come un modo costruttivo per porre fine alla lite e non merita alcuna sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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