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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo

Una società S.r.l., dopo aver impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale in materia di ICI, ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione a seguito di un accordo transattivo con il Comune. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo un punto fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non si applica l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto invece per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso in Cassazione: addio al processo, senza costi aggiuntivi

L’ordinanza n. 2625/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sugli effetti della rinuncia al ricorso nel processo tributario. Quando le parti raggiungono un accordo e decidono di porre fine alla lite, la rinuncia all’impugnazione determina l’estinzione del giudizio. La Corte, in questa occasione, ribadisce un principio fondamentale: questa scelta non comporta il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, una sanzione prevista solo per le impugnazioni respinte o inammissibili.

I fatti di causa: la controversia sull’ICI

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di una società a responsabilità limitata, relativo al pagamento dell’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) per l’anno 2009. La società impugnava l’atto, ma il suo ricorso veniva respinto dalla Commissione Tributaria Provinciale (CTP).

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva parzialmente l’appello della società, rideterminando il valore dell’area in questione da 368,00 a 150,00 euro al metro cubo, con una significativa riduzione dell’imposta dovuta.

Nonostante la vittoria parziale, la società decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando vizi di legittimità della sentenza. A sua volta, il Comune si costituiva in giudizio con un controricorso e un ricorso incidentale.

La decisione della Cassazione e la rinuncia al ricorso

Il colpo di scena avviene prima della camera di consiglio fissata per la discussione. La società ricorrente deposita un atto di rinuncia al ricorso, documentando di aver raggiunto un accordo transattivo con il Comune. Questo atto, accettato dalla controparte anche per quanto riguarda la compensazione delle spese legali, cambia radicalmente le sorti del processo.

Le formalità della rinuncia

La Corte di Cassazione, innanzitutto, verifica la ritualità della rinuncia. Afferma che l’atto è valido perché è stato sottoscritto dal difensore munito di procura speciale ed è intervenuto prima dell’udienza, nel pieno rispetto delle previsioni dell’art. 390 del codice di procedura civile.

Gli effetti sul processo

Una volta accertata la validità, la conseguenza giuridica è inevitabile: l’estinzione del giudizio. La Corte spiega che la rinuncia è un atto unilaterale che, sebbene non necessiti dell’accettazione della controparte per essere efficace, ha carattere ‘ricettizio’, ovvero deve essere portato a conoscenza delle altre parti. Rispettate queste formalità, il processo si chiude senza una decisione sul merito, ai sensi dell’art. 391 cod. proc. civ. La sentenza impugnata passa quindi in giudicato.

Le motivazioni della Corte

Il cuore dell’ordinanza risiede nella spiegazione delle conseguenze economiche legate alla rinuncia al ricorso, con particolare riferimento al contributo unificato.

L’esclusione del doppio contributo unificato in caso di rinuncia al ricorso

La Corte chiarisce in modo inequivocabile che l’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002 non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia. Questa norma impone al ricorrente che ha perso l’impugnazione (per rigetto, inammissibilità o improcedibilità) di versare un ulteriore importo pari a quello già pagato come contributo unificato. La Cassazione sottolinea che, trattandosi di una norma di natura tributaria che impone un pagamento, non può essere interpretata in modo estensivo o analogico. La rinuncia è un caso diverso e non rientra tra quelli esplicitamente previsti dalla legge per l’applicazione del ‘raddoppio’.

La ratio della norma sul raddoppio del contributo

La motivazione di questa esclusione risiede nella finalità stessa della norma sul doppio contributo. Essa è stata introdotta per scoraggiare le impugnazioni dilatorie o pretestuose, ovvero quelle intraprese senza reali possibilità di successo al solo scopo di allungare i tempi del processo. La rinuncia, specialmente se derivante da un accordo tra le parti, non è un’azione pretestuosa ma, al contrario, una scelta che favorisce l’economia processuale e la risoluzione bonaria della lite. Pertanto, punire la parte rinunciante con un onere economico aggiuntivo sarebbe contrario allo spirito della legge.

Conclusioni

Implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza in esame consolida un principio di grande rilevanza pratica. Le parti in causa, anche in pendenza di un giudizio in Cassazione, possono sentirsi più libere di cercare e trovare soluzioni transattive, sapendo che la formalizzazione di un accordo tramite la rinuncia al ricorso non comporterà sanzioni economiche aggiuntive come il doppio contributo unificato. Questa decisione incentiva la deflazione del contenzioso e valorizza gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, confermando che l’estinzione del processo per volontà delle parti è una via d’uscita virtuosa che l’ordinamento non intende penalizzare.

Cosa succede a un processo se la parte che ha fatto ricorso decide di rinunciare?
Se la rinuncia viene effettuata nel rispetto delle forme previste dalla legge (prima dell’udienza e con le dovute notifiche), il processo si estingue. Questo significa che il giudizio si conclude senza una decisione sul merito e la sentenza precedentemente impugnata diventa definitiva.

Chi presenta una rinuncia al ricorso deve pagare il ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Quali sono i requisiti formali per una valida rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia è valida se interviene prima dell’adunanza camerale, è sottoscritta dal difensore munito di specifico potere conferito tramite procura ad litem, e viene notificata alle parti costituite o comunicata ai loro avvocati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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