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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio in materia di IMU a seguito della rinuncia al ricorso presentata dal Comune e accettata dall’Azienda Sanitaria. La decisione chiarisce che, in caso di estinzione per rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato, in quanto misura sanzionatoria di stretta interpretazione. Le spese legali sono state interamente compensate tra le parti in base al loro accordo.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Quando un Accordo Pone Fine alla Lite Tributaria

Nel complesso mondo del diritto tributario, non tutte le controversie si concludono con una sentenza che stabilisce un vincitore e un vinto. Talvolta, le parti trovano un accordo e decidono di porre fine al contenzioso. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come una rinuncia al ricorso possa determinare l’estinzione del giudizio, con importanti chiarimenti sul destino delle spese processuali e del contributo unificato.

I Fatti del Contenzioso: una Disputa sull’IMU di un Ex Ospedale

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento IMU emessi da un Comune nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale per gli anni dal 2012 al 2015. L’imposta riguardava un immobile precedentemente adibito a ospedale. L’Azienda Sanitaria aveva impugnato gli atti, ottenendo in primo grado una riduzione del 50% dell’imposta, in quanto l’edificio era stato riconosciuto inagibile, e l’annullamento delle sanzioni.

Insoddisfatti della decisione, sia il Comune (con appello principale) sia l’Azienda Sanitaria (con appello incidentale) si erano rivolti alla Commissione Tributaria Regionale, che però aveva respinto entrambe le impugnazioni. La questione era quindi approdata in Corte di Cassazione, con il Comune come ricorrente principale e l’Azienda Sanitaria come controricorrente, la quale aveva a sua volta proposto un ricorso incidentale.

La Svolta: L’Accordo tra le Parti e la Rinuncia al Ricorso

Durante il giudizio di legittimità, le parti hanno avviato trattative per una definizione bonaria dell’intera controversia. Questo percorso ha portato a un esito risolutivo: il difensore del Comune ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, prontamente accettato dai difensori dell’Azienda Sanitaria. Questo atto consensuale ha cambiato radicalmente il corso del processo, spostando il focus dalla decisione sul merito alla presa d’atto della volontà delle parti di non proseguire.

Le Motivazioni della Corte: Estinzione del Giudizio e Spese Compensate

La Corte di Cassazione, ricevuta la comunicazione della rinuncia e della relativa accettazione, ha agito di conseguenza. In applicazione dell’articolo 391 del Codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si è concluso senza una pronuncia sul merito dei motivi di ricorso, poiché la volontà delle parti ha prevalso.

Un aspetto fondamentale della decisione riguarda le spese legali. Poiché la rinuncia è frutto di un accordo, le parti hanno concordato anche sulla gestione dei costi. La Corte ha quindi disposto la compensazione integrale delle spese, il che significa che ogni parte ha sostenuto i propri oneri legali senza pretese di rimborso dalla controparte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia e il Raddoppio del Contributo Unificato

La conclusione più rilevante dell’ordinanza, con importanti implicazioni pratiche, riguarda l’inapplicabilità del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. La legge (art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. 115/2002) prevede che il ricorrente che perde l’impugnazione, o il cui ricorso è dichiarato inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: questa norma ha natura sanzionatoria ed eccezionale. Pertanto, non può essere applicata per analogia o in via estensiva a casi non espressamente previsti. La rinuncia al ricorso non rientra tra le ipotesi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità. Di conseguenza, il ricorrente che rinuncia, anche se di fatto pone fine alla propria impugnazione, non è tenuto a pagare questo ulteriore importo. Questa ordinanza conferma che la scelta di un accordo transattivo, formalizzato con la rinuncia, rappresenta una via d’uscita dal contenzioso che evita ulteriori oneri economici di natura sanzionatoria.

Cosa succede processualmente se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Il giudizio viene dichiarato estinto, come previsto dall’art. 391 del Codice di procedura civile. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito della controversia.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La rinuncia non rientra in queste categorie e, pertanto, non comporta tale onere aggiuntivo.

Come vengono regolate le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Generalmente, le spese vengono regolate in base all’accordo raggiunto tra le parti. Nel caso di specie, le parti si sono accordate per la compensazione integrale, quindi ciascuna ha sostenuto i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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