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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Una società di gestione del risparmio, dopo aver impugnato un avviso di accertamento IMU, ha effettuato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, prendendo atto del pagamento del debito e dell’accettazione della controparte (un Comune), ha dichiarato l’estinzione del giudizio. L’ordinanza chiarisce che in caso di rinuncia non è dovuto il doppio del contributo unificato e, dato l’accordo tra le parti, le spese del giudizio di legittimità vengono compensate.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso in Cassazione: effetti su processo e spese

L’istituto della rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che può portare alla conclusione anticipata di una controversia. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione fornisce chiarimenti fondamentali sugli effetti di tale atto, in particolare riguardo all’estinzione del giudizio, alla gestione delle spese legali e all’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato. Il caso analizzato riguarda una disputa fiscale tra una società e un ente comunale, risolta proprio attraverso questo meccanismo.

I fatti della controversia tributaria

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2015, emesso da un importante Comune italiano nei confronti di una società di gestione del risparmio. La società ha impugnato l’atto, ma le sue ragioni non sono state accolte né in primo grado né in appello davanti alla Commissione Tributaria Regionale.

Di fronte a una doppia soccombenza, la società ha deciso di proseguire la battaglia legale presentando ricorso per cassazione, basato su quattro motivi. Il Comune, a sua volta, si è costituito in giudizio presentando un controricorso per difendere la legittimità del proprio operato e delle sentenze a sé favorevoli.

La rinuncia al ricorso come punto di svolta

Durante il giudizio di legittimità, le parti hanno compiuto un passo decisivo: hanno presentato un’istanza congiunta per dichiarare la cessazione della materia del contendere. Questa richiesta era motivata dal fatto che la società ricorrente aveva provveduto al pagamento integrale di quanto dovuto, incluse le spese legali liquidate nei precedenti gradi di giudizio.

Elemento cruciale dell’accordo era la contestuale rinuncia al ricorso da parte della società, atto che è stato formalmente accettato dal Comune controricorrente. Tale accordo ha trasformato la dinamica del processo, spostando il focus da una decisione sul merito delle questioni sollevate a una pronuncia sulla chiusura del procedimento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto l’istanza delle parti, dichiarando l’estinzione del giudizio. Nel motivare la sua decisione, la Corte ha sottolineato diversi principi procedurali di grande rilevanza.

In primo luogo, ha qualificato l’istanza congiunta come una rinuncia al ricorso ritualmente formalizzata, in quanto sottoscritta dai difensori muniti di specifico potere e accettata dalla controparte, come previsto dall’articolo 390 del codice di procedura civile. Questo atto unilaterale, ma a carattere recettizio, una volta perfezionato, conduce inevitabilmente all’estinzione del processo di cassazione ai sensi dell’articolo 391 c.p.c.

In secondo luogo, riguardo alle spese legali del giudizio di Cassazione, la Corte ha disposto la loro compensazione totale. La presentazione congiunta dell’istanza e l’accettazione esplicita della rinuncia da parte del Comune sono state interpretate come un accordo implicito anche sulla gestione delle spese, giustificando la deroga al principio della soccombenza.

Infine, e questo è un punto di notevole interesse pratico, l’ordinanza ha chiarito che l’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, che prevede l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato in caso di sconfitta, non si applica nell’ipotesi di estinzione del giudizio per rinuncia. La Corte ha ribadito che tale norma, avendo natura tributaria e sanzionatoria, si applica solo nei casi tassativamente previsti (rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso) e non può essere interpretata in modo estensivo o analogico per includere anche la rinuncia.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

La pronuncia della Corte di Cassazione offre spunti pratici molto importanti per le parti coinvolte in un contenzioso. La rinuncia al ricorso si conferma uno strumento efficace per porre fine a una lite in modo concordato, specialmente quando le possibilità di successo si affievoliscono o si raggiunge un accordo transattivo.

L’aspetto più rilevante è la conferma che la rinuncia esclude l’applicazione del cosiddetto “doppio contributo unificato”. Questo incentiva le parti a considerare soluzioni deflattive del contenzioso, evitando un ulteriore aggravio di costi in caso di esito incerto. La decisione sulla compensazione delle spese, inoltre, dimostra come un accordo ben strutturato tra le parti possa governare anche gli aspetti economici accessori della chiusura del processo, offrendo una via d’uscita controllata e prevedibile dalla controversia.

Cosa succede processualmente se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso, se effettuata ritualmente e notificata alla controparte costituita (o comunicata ai suoi avvocati), porta alla declaratoria di estinzione del giudizio di cassazione.

In caso di rinuncia al ricorso, la parte rinunciante deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere esteso al caso di rinuncia.

Come vengono regolate le spese legali in caso di rinuncia al ricorso accettata dalla controparte?
Se la rinuncia viene presentata congiuntamente o viene comunque accettata dalla controparte, come nel caso di specie, la Corte può disporre la compensazione delle spese legali del giudizio di Cassazione. Ciò significa che ogni parte si fa carico delle proprie spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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