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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Una società agricola aveva impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale relativa al pagamento di contributi di bonifica. In pendenza del giudizio in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. A seguito della formale rinuncia al ricorso da parte della società, accettata dal consorzio, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, compensando le spese di giudizio tra le parti e chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come un Accordo Può Estinguere il Processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze processuali di una rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo tra le parti. La decisione sottolinea come questo strumento possa non solo porre fine alla controversia in modo efficiente, ma anche evitare costi aggiuntivi, come il raddoppio del contributo unificato. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi giuridici applicati.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine da un avviso di intimazione con cui un Consorzio di Bonifica richiedeva a una società agricola il pagamento di circa 9.800 euro a titolo di contributi per l’anno 2016, relativi a terreni agricoli di proprietà della società. La contribuente ha impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che, successivamente, la Commissione Tributaria Regionale del Lazio hanno respinto le sue ragioni.

Non soddisfatta della decisione di secondo grado, la società ha proposto ricorso per cassazione. Durante la pendenza del giudizio dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno trovato un punto d’incontro, risolvendo la lite attraverso un accordo.

La Rinuncia al Ricorso e l’Accordo tra le Parti

In conseguenza dell’accordo raggiunto, la società ricorrente ha formalizzato un atto di rinuncia al ricorso, sottoscritto anche dal Consorzio. Nell’atto, la società dichiarava di aver transatto la lite e di non avere più interesse alla prosecuzione del giudizio, chiedendo contestualmente la compensazione delle spese legali. L’adesione del Consorzio ha perfezionato la procedura, aprendo la strada alla declaratoria di estinzione del processo da parte della Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto dell’accordo e della conseguente rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Le motivazioni della decisione si fondano su due pilastri normativi principali:

1. L’Art. 390 c.p.c., che disciplina la rinuncia al ricorso, stabilendo che la parte può rinunciare al ricorso principale o incidentale finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio.
2. L’Art. 391 c.p.c., che prevede l’estinzione del processo in caso di rinuncia. La norma stabilisce anche che il rinunciante deve rimborsare le spese all’altra parte, a meno che non vi sia un diverso accordo tra di loro, come avvenuto in questo caso con la richiesta di compensazione.

Un punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il cosiddetto “doppio contributo”. L’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 impone il pagamento di un ulteriore importo pari al contributo unificato dovuto per l’impugnazione qualora questa sia respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile. La Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui questa norma, avendo natura eccezionale e sanzionatoria, non si applica ai casi di estinzione del giudizio per rinuncia. La rinuncia, infatti, non è equiparabile a un rigetto o a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la transazione e la successiva rinuncia al ricorso rappresentano una via efficace per chiudere definitivamente una controversia, anche quando questa è giunta all’ultimo grado di giudizio. In secondo luogo, evidenzia come l’accordo tra le parti sulla gestione delle spese legali (in questo caso, la compensazione) venga recepito dalla Corte, permettendo un controllo sui costi del contenzioso. Infine, la decisione è fondamentale perché esclude in modo netto l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato in caso di estinzione per rinuncia, incentivando di fatto le soluzioni concordate e deflattive del contenzioso.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione, una volta ricevuto l’atto di rinuncia sottoscritto dalle parti, dichiara formalmente l’estinzione del giudizio, chiudendo così la controversia in via definitiva.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Se le parti raggiungono un accordo, possono chiedere al giudice la compensazione delle spese, il che significa che ogni parte sostiene i propri costi. In assenza di un accordo, la legge prevede che sia la parte rinunciante a dover rimborsare le spese alla controparte.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non quando il processo si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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