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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un giudizio tributario a seguito della rinuncia al ricorso da parte dell’Agenzia delle Entrate. La rinuncia è motivata dall’annullamento in autotutela della pretesa fiscale, a causa di recenti evoluzioni normative e giurisprudenziali. La Corte ha inoltre disposto la compensazione delle spese legali tra le parti e ha chiarito che il contributo unificato aggiuntivo non è dovuto in caso di rinuncia.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: quando l’Agenzia delle Entrate fa marcia indietro

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze processuali della rinuncia al ricorso da parte dell’Agenzia delle Entrate, specialmente quando questa deriva da un annullamento in autotutela. La decisione offre importanti spunti sulla gestione delle spese di lite e sull’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato in questi scenari, rappresentando un caso emblematico di come l’evoluzione normativa e giurisprudenziale possa influenzare direttamente l’esito dei contenziosi tributari.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di liquidazione emesso dall’Amministrazione Finanziaria, che aveva riqualificato una serie di atti negoziali collegati ai sensi dell’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (TUR). I contribuenti, una società per azioni e una società in nome collettivo, avevano impugnato l’atto e ottenuto ragione dalla Commissione Tributaria Regionale, che aveva annullato l’avviso.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate aveva proposto ricorso per cassazione. I contribuenti si erano difesi con un controricorso, chiedendo il rigetto dell’appello.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso dell’Agenzia

Il colpo di scena si è verificato quando l’Agenzia delle Entrate ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. La motivazione di tale atto era l’annullamento in autotutela della pretesa tributaria originaria. In pratica, la stessa Amministrazione Finanziaria ha riconosciuto l’infondatezza della propria pretesa, decidendo di annullare l’atto che aveva dato inizio al contenzioso. I contribuenti hanno accettato la rinuncia.

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione ha preso atto della volontà delle parti e ha dichiarato l’estinzione del giudizio, come previsto dall’articolo 391 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione su due punti principali: la gestione delle spese di lite e l’applicabilità del contributo unificato aggiuntivo.

Per quanto riguarda le spese, la Corte ha deciso per la compensazione totale tra le parti. Questa scelta è stata giustificata dal fatto che la rinuncia al ricorso e il conseguente annullamento in autotutela da parte dell’Agenzia non sono stati un atto arbitrario, ma una conseguenza diretta della recente evoluzione della giurisprudenza e della legislazione sulla controversa questione dell’articolo 20 del TUR. In sostanza, la Corte ha riconosciuto che la posizione dell’Agenzia era diventata insostenibile alla luce dei nuovi orientamenti, rendendo equa la decisione che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

In secondo luogo, la Corte ha stabilito che non sussistevano i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’). Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: questa misura ha una natura eccezionale e sanzionatoria. Pertanto, si applica solo nei casi espressamente previsti dalla legge, ovvero rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. L’estinzione del giudizio per rinuncia non rientra in queste categorie, escludendo quindi qualsiasi obbligo di pagamento aggiuntivo per la parte ricorrente.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la rinuncia al ricorso da parte dell’Amministrazione Finanziaria, se basata su un annullamento in autotutela dovuto a un mutato contesto normativo o giurisprudenziale, conduce all’estinzione del giudizio. In tali circostanze, è probabile che il giudice disponga la compensazione delle spese legali, riconoscendo la ‘buona fede’ processuale dell’ente che si adegua ai nuovi orientamenti. Infine, viene ribadito un importante principio a favore del contribuente: nessuna sanzione sotto forma di raddoppio del contributo unificato può essere applicata in caso di estinzione per rinuncia, poiché questa non equivale a una soccombenza nel merito.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il giudizio si estingue, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile. Questo significa che il processo si chiude definitivamente senza una decisione nel merito da parte della Corte.

Perché la Corte ha deciso di compensare le spese legali?
La Corte ha compensato le spese perché la rinuncia dell’Agenzia delle Entrate derivava dall’annullamento in autotutela della pretesa fiscale, a sua volta motivato da recenti cambiamenti nella legislazione e nella giurisprudenza sulla materia. Questa circostanza ha reso equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi.

In caso di rinuncia al ricorso, è dovuto il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato ha natura sanzionatoria e si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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