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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Un contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento per redditi non dichiarati, ha presentato una rinuncia al ricorso pendente in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando che la rinuncia produce i suoi effetti senza necessità di accettazione dalla controparte. In virtù della particolarità del caso, le spese legali sono state interamente compensate tra le parti.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Processo si Estingue

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali derivanti dalla rinuncia al ricorso in ambito tributario. La decisione di un contribuente di abbandonare il giudizio di legittimità ha portato alla sua estinzione, con un’interessante pronuncia sulla compensazione delle spese legali. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti del Caso: Dalle Trasferte Fittizie al Ricorso

La controversia trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente, socio di una società cooperativa. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, per l’anno d’imposta 2007, il contribuente aveva percepito compensi per lavoro straordinario che la cooperativa aveva qualificato fittiziamente come indennità di “Trasferta Italia”. Questo meccanismo, secondo il Fisco, era finalizzato a eludere la tassazione, presentando tali somme come rimborsi esenti da imposta ai sensi dell’art. 51, comma 5, del TUIR.

Il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo, ma il suo ricorso era stato rigettato sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale. Di fronte a questa doppia sconfitta, il contribuente aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte: La Rinuncia al Ricorso e i Suoi Effetti

Durante il giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: con un atto depositato il 19 marzo 2024, il difensore del contribuente ha formalmente dichiarato di rinunciare al ricorso, manifestando un sopravvenuto difetto di interesse alla prosecuzione della causa.

L’Estinzione del Processo

La Corte di Cassazione ha preso atto della volontà del ricorrente. La rinuncia al ricorso è un atto unilaterale che, secondo il Codice di procedura civile, determina l’immediata estinzione del processo. È importante sottolineare che tale atto non ha carattere “accettizio”, ovvero non necessita dell’accettazione della controparte (in questo caso, l’Agenzia delle Entrate) per essere efficace. La sua efficacia è puramente processuale e comporta il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, rendendola definitiva.

La Compensazione delle Spese: Una Scelta Motivata

La conseguenza logica della rinuncia sarebbe, di norma, la condanna del rinunciante al pagamento delle spese legali. Tuttavia, in questa specifica circostanza, la Corte ha deciso diversamente. Richiamando un proprio precedente (Cass. n. 11858/2022), ha disposto l’integrale compensazione delle spese tra le parti, motivandola con la “particolarità e peculiarità della fattispecie concreta”. Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio di tali peculiarità, questa scelta suggerisce la presenza di elementi specifici che hanno reso equa la decisione di non gravare ulteriormente sul contribuente.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sull’applicazione diretta degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. L’articolo 390 disciplina la rinuncia al ricorso, mentre il 391 stabilisce che il provvedimento sull’estinzione del giudizio di Cassazione assume la forma dell’ordinanza. La Corte ha ribadito che la rinuncia, determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, fa venir meno l’interesse a contrastarla.

Un altro punto rilevante affrontato dai giudici riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. Si tratta di un pagamento aggiuntivo dovuto dalla parte il cui ricorso viene respinto o dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che, nel caso di estinzione per rinuncia, non sussistono i presupposti per tale pagamento, poiché la causa della chiusura del processo è sopravvenuta alla sua proposizione e la norma ha una natura sanzionatoria che richiede un’interpretazione restrittiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento conferma un principio consolidato: la rinuncia al ricorso è uno strumento a disposizione della parte per porre fine a un contenzioso in modo unilaterale ed efficace. La decisione di compensare le spese, pur essendo una facoltà discrezionale del giudice, evidenzia come le circostanze specifiche di un caso possano influenzare l’esito finale anche su aspetti accessori come le spese legali. Per i contribuenti e i professionisti, questa pronuncia è un promemoria dell’importanza di valutare attentamente, in ogni fase del giudizio, la convenienza e l’interesse a proseguire una lite, considerando tutte le possibili conseguenze processuali ed economiche.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia determina l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si chiude definitivamente senza una decisione nel merito da parte della Corte di Cassazione. La sentenza precedentemente impugnata diventa definitiva.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Generalmente, la parte che rinuncia dovrebbe essere condannata a pagare le spese legali della controparte. Tuttavia, come dimostra questo caso, il giudice può decidere di compensare le spese, cioè ogni parte paga le proprie, se ravvisa particolari e peculiari ragioni nella fattispecie concreta.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No. La Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per imporre il pagamento del doppio contributo unificato quando il giudizio si estingue per una causa, come la rinuncia, sopravvenuta alla proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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