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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Due società impugnavano cartelle esattoriali per vizi di notifica e nel merito. Giunte in Cassazione, hanno presentato una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti a causa della sopravvenuta carenza di interesse.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Estinzione del Giudizio e Compensazione delle Spese

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto processuale cruciale che può determinare la fine di una controversia legale prima che si giunga a una decisione di merito. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre spunti importanti sugli effetti di tale scelta, in particolare per quanto riguarda l’estinzione del giudizio e la ripartizione delle spese legali. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Notifica PEC alla Cassazione

La vicenda trae origine dall’impugnazione di alcune cartelle di pagamento da parte di due società, chiamate a rispondere di un debito tributario originariamente sorto in capo a un’altra entità giuridica a seguito di un’operazione di scissione. Le società avevano contestato gli atti impositivi sia in primo grado che in appello, vedendo però respinte le proprie ragioni in entrambe le sedi.

Giunte dinanzi alla Corte di Cassazione, le società ricorrenti avevano affidato la loro difesa a tre motivi principali, che spaziavano da vizi procedurali a contestazioni sul merito della pretesa tributaria.

Le Doglianze delle Società: Tre Motivi di Ricorso

I motivi di ricorso presentati erano i seguenti:
1. Vizio di notifica: Le cartelle erano state notificate via Posta Elettronica Certificata (PEC) come semplice file PDF, anziché come documento informatico nativo con firma digitale (formato .p7m), in presunta violazione delle norme tecniche sulla notificazione degli atti tributari.
2. Difetto di motivazione: Le ricorrenti lamentavano che le cartelle non spiegassero adeguatamente le ragioni per cui il debito della società originaria fosse stato trasferito a loro, né fornissero dettagli sul calcolo degli interessi.
3. Infondatezza della pretesa: Nel merito, si sosteneva che l’imposta non fosse dovuta, poiché i terreni oggetto di tassazione erano stati destinati, a seguito di un piano di lottizzazione, ad aree verdi, parcheggi e strade, perdendo così il requisito di edificabilità tassabile ai fini ICI.

Il Colpo di Scena: La Rinuncia al Ricorso

Nonostante le argomentazioni sollevate, il procedimento ha subito una svolta decisiva. Dopo aver presentato istanza per la decisione, le società ricorrenti hanno depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale rinuncia è stata successivamente accettata da una delle controparti, il Comune.

Questo atto ha cambiato radicalmente la direzione del giudizio, spostando l’attenzione della Corte dalla valutazione dei motivi di ricorso alla gestione procedurale della rinuncia stessa.

Le Motivazioni della Corte: Effetti della Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione ha preso atto della rinuncia e ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Nelle sue motivazioni, il Collegio ha chiarito alcuni principi fondamentali che governano questo istituto nel giudizio di legittimità.

In primo luogo, si è ribadito che la rinuncia al ricorso in Cassazione non ha carattere “accettizio”, ovvero non necessita dell’accettazione della controparte per essere efficace e produrre l’effetto estintivo. L’accettazione, infatti, rileva esclusivamente ai fini della regolamentazione delle spese processuali. La rinuncia è un atto unilaterale recettizio (sebbene non in senso stretto), la cui efficacia si perfeziona con la comunicazione agli avvocati delle altre parti.

In secondo luogo, la Corte ha deciso di compensare integralmente le spese del giudizio tra le parti. Questa scelta è stata motivata dal fatto che la pronuncia di estinzione si fondava sulla “sopravvenuta carenza di interesse dichiarata dalla medesima ricorrente”. In pratica, poiché la fine del processo è dipesa da una scelta volontaria della parte che lo aveva avviato, i giudici hanno ritenuto equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi legali. Infine, la Corte ha specificato che non ricorrevano le condizioni per il pagamento del doppio del contributo unificato, una sanzione prevista per i ricorsi inammissibili o infondati, ma non applicabile ai casi di estinzione per cause sopravvenute come la rinuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento a disposizione della parte per porre fine a un contenzioso in Cassazione, rendendo definitiva la sentenza impugnata. La decisione evidenzia che, sebbene la rinuncia produca l’estinzione del processo a prescindere dal consenso della controparte, la gestione strategica di questo atto, inclusa l’eventuale ricerca di un accordo sull’accettazione, può avere un impatto significativo sulla decisione relativa alle spese legali. La compensazione delle spese, come avvenuto in questo caso, rappresenta un esito favorevole per il rinunciante, che evita una condanna al pagamento dei costi della controparte.

Cosa succede se una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte dichiara l’estinzione del giudizio. Di conseguenza, il processo si chiude e la sentenza impugnata diventa definitiva, senza che la Corte esamini il merito dei motivi di ricorso.

La rinuncia al ricorso in Cassazione deve essere accettata dalla controparte per essere valida?
No, la rinuncia non richiede l’accettazione della controparte per produrre l’effetto di estinguere il giudizio. L’eventuale accettazione rileva solo per la decisione del giudice sulle spese legali.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
La Corte può decidere di compensare integralmente le spese, come nel caso di specie. Ciò significa che ogni parte sostiene i propri costi. Questa decisione è stata motivata dal fatto che l’estinzione è derivata da una “sopravvenuta carenza di interesse” manifestata dalla parte ricorrente stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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