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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Un ente comunale, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza tributaria sfavorevole, ha presentato una rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo con la società contribuente. La Corte Suprema ha accolto la rinuncia, dichiarando l’estinzione del giudizio e compensando integralmente le spese legali tra le parti, ponendo così fine alla controversia.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come un Accordo Transattivo Pone Fine a un Contenzioso Fiscale

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che consente di porre fine a una controversia legale prima che si giunga a una sentenza definitiva. Attraverso questo atto, la parte che ha promosso l’impugnazione manifesta la volontà di non proseguire il giudizio. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 4428/2024 offre un chiaro esempio di come tale istituto funzioni nella pratica, specialmente quando è il frutto di un accordo raggiunto tra le parti.

I Fatti del Caso: Dalla Commissione Tributaria alla Cassazione

La vicenda trae origine da un contenzioso tributario tra un Ente Comunale e una società locale. L’oggetto della disputa era un avviso di accertamento per il pagamento della TARI relativa all’anno d’imposta 2016, per un importo residuo di circa 15.500 euro.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso della società contribuente. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale della Toscana aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società. Insoddisfatto della pronuncia di secondo grado, l’Ente Comunale decideva di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, notificando un ricorso nel febbraio 2023.

La Svolta: L’Accordo Transattivo e la Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena si è verificato nel novembre 2023. Prima che la Suprema Corte potesse pronunciarsi nel merito, l’Ente Comunale ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso. Questa decisione non è stata unilaterale, ma è scaturita dal raggiungimento di un accordo transattivo con la società controparte, finalizzato a rideterminare l’imposta dovuta.

Nell’atto di rinuncia, l’Ente ha richiesto la compensazione delle spese di giudizio, in virtù dell’intesa raggiunta. A stretto giro, anche la società ha depositato un atto formale con cui accettava la rinuncia e aderiva alla richiesta di compensazione delle spese legali.

La Decisione della Corte e la validità della rinuncia al ricorso

Preso atto della volontà concorde delle parti, la Corte di Cassazione ha applicato le disposizioni del codice di procedura civile in materia. La Corte ha verificato la sussistenza dei presupposti previsti dall’art. 390 c.p.c., che regola la rinuncia, e ha proceduto a dichiarare l’estinzione del giudizio ai sensi dell’art. 391 c.p.c.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si fonda su due elementi chiave. In primo luogo, la formale rinuncia presentata dalla parte ricorrente. In secondo luogo, la successiva e altrettanto formale accettazione da parte della controricorrente, che ha incluso l’adesione alla richiesta di compensare le spese. Questi atti congiunti hanno reso superflua ogni ulteriore valutazione sul merito della controversia, attivando l’automatismo processuale che porta all’estinzione del giudizio. La Corte ha quindi dichiarato estinto il processo per intervenuta rinuncia e ha disposto che ciascuna parte sostenesse le proprie spese legali, come concordato tra loro.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia l’importanza degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, anche quando un procedimento è già pendente nel massimo grado di giudizio. La rinuncia al ricorso, supportata da un accordo transattivo, permette alle parti di evitare le incertezze e i costi di un lungo iter giudiziario, raggiungendo una soluzione concordata e definitiva. Per le parti coinvolte, ciò si traduce in un notevole risparmio di tempo e risorse, e nella certezza del risultato, elementi che una sentenza, per sua natura, non può sempre garantire.

Cosa accade quando una parte rinuncia a un ricorso in Cassazione?
Il giudizio si estingue, ovvero si conclude senza una decisione nel merito della controversia. La Corte, verificata la regolarità della rinuncia e dell’eventuale accettazione, dichiara formalmente la fine del processo, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia?
In linea di principio, la parte che rinuncia dovrebbe sostenere le spese legali della controparte. Tuttavia, come dimostra questo caso, le parti possono accordarsi diversamente. Qui, avendo raggiunto un accordo transattivo, le parti hanno concordato la compensazione delle spese, e la Corte ha ratificato tale accordo, stabilendo che ognuna sostenesse i propri costi.

È sempre necessaria l’accettazione della controparte per la rinuncia?
Sì, l’ordinanza evidenzia che la società controricorrente ha formalmente accettato sia la rinuncia al ricorso sia la richiesta di compensazione delle spese. L’accettazione della controparte è un passaggio fondamentale per completare il processo di estinzione del giudizio in modo consensuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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