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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Una società contribuente, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro accertamenti fiscali per IVA indetraibile, effettua una rinuncia al ricorso a seguito dell’adesione a una sanatoria fiscale. La Corte di Cassazione dichiara estinto il giudizio e, nonostante la mancata accettazione della controparte, dispone la compensazione delle spese legali, valutando positivamente l’adesione alla definizione agevolata come circostanza idonea a giustificare tale decisione discrezionale.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: Quando il Giudizio si Estingue con Spese Compensate

La rinuncia al ricorso è uno strumento processuale che consente di porre fine a una controversia giudiziaria in corso. Ma quali sono le sue conseguenze, specialmente per quanto riguarda le spese legali? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento, spiegando come l’adesione a una sanatoria fiscale possa giustificare la compensazione delle spese, anche quando la controparte non accetta formalmente la rinuncia. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti del Caso: Dalla Contestazione IVA alla Cassazione

Una società S.r.l. si era vista notificare due avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per gli anni d’imposta 2008 e 2009. L’oggetto della contestazione era il recupero dell’IVA, che l’amministrazione finanziaria riteneva indebitamente detratta. Secondo il Fisco, le fatture su cui si basava la detrazione erano state emesse da soggetti fittizi, come emerso da indagini che indicavano come le transazioni reali avvenissero con un soggetto terzo, diverso dalle imprese formalmente fornitrici.

La società ha impugnato gli atti impositivi, ma i suoi ricorsi sono stati respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale (CTP) sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR).

Non arrendendosi, la società ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione davanti alla Suprema Corte. L’Agenzia delle Entrate ha resistito presentando un controricorso.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e la Sanatoria Fiscale

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, si è verificato un fatto nuovo e decisivo. La società contribuente ha presentato un atto di rinuncia al ricorso, sottoscritto sia dal suo legale rappresentante sia dal suo avvocato difensore. Nell’atto, la società spiegava di aver aderito alla cosiddetta “rottamazione” delle cartelle esattoriali prevista da una normativa del 2016 (d.l. n. 193/2016) e, di conseguenza, chiedeva che le spese di giudizio venissero compensate tra le parti.

Questo atto è stato regolarmente notificato via posta elettronica certificata all’Avvocatura Generale dello Stato, che rappresenta l’Agenzia delle Entrate.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha preso atto della rinuncia e ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La questione principale rimasta da decidere era quella relativa alle spese legali. Mentre la società rinunciante ne chiedeva la compensazione, l’Agenzia delle Entrate, nel suo controricorso originario, ne aveva chiesto la liquidazione a proprio favore.

La Corte ha deciso di compensare integralmente le spese tra le parti.

Le Motivazioni

I giudici hanno innanzitutto verificato la regolarità formale dell’atto di rinuncia. Ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, l’atto era valido perché sottoscritto sia dalla parte personalmente sia dal suo difensore e ritualmente notificato alla controparte. La Corte ha precisato che la regolarità della notifica via PEC, con le relative ricevute di accettazione e consegna, sostituisce il “visto” richiesto dalla norma.

La Suprema Corte ha poi ribadito un principio consolidato: la rinuncia al ricorso produce l’estinzione del processo anche in assenza di un’accettazione da parte della controparte. L’accettazione rileva solo ai fini della decisione sulle spese. In mancanza di accettazione, la regola generale prevedrebbe la condanna del rinunciante al pagamento delle spese.

Tuttavia, il giudice dispone di un potere discrezionale. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la ricorrente avesse evidenziato una “circostanza idonea ad essere positivamente valutata in suo favore”. Tale circostanza era proprio l’adesione alla definizione agevolata prevista dalla legge. Questo comportamento, finalizzato a chiudere il contenzioso fiscale in modo collaborativo, è stato considerato un motivo valido e sufficiente per derogare alla regola generale e disporre la compensazione delle spese.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’indicazione pratica di grande importanza per contribuenti e professionisti. Dimostra che l’adesione a strumenti di definizione agevolata del debito fiscale (come le “rottamazioni”) non solo chiude la pendenza tributaria, ma può avere un effetto favorevole anche sul piano processuale. Nello specifico, può giustificare la compensazione delle spese legali in caso di rinuncia al ricorso, anche se l’Agenzia delle Entrate non accetta formalmente la rinuncia stessa. La scelta di aderire a una sanatoria viene interpretata dal giudice come un comportamento che merita una valutazione positiva, tale da neutralizzare la potenziale condanna alle spese che altrimenti conseguirebbe alla rinuncia non accettata.

La rinuncia al ricorso richiede l’accettazione della controparte per essere efficace?
No, la rinuncia al ricorso produce l’estinzione del processo anche in assenza di accettazione della controparte. L’accettazione rileva solo ai fini della decisione sulle spese legali.

Cosa succede alle spese legali in caso di rinuncia al ricorso non accettata?
Generalmente, il rinunciante verrebbe condannato al pagamento delle spese. Tuttavia, il giudice ha un potere discrezionale e può decidere diversamente, ad esempio disponendo la compensazione, se sussistono circostanze particolari.

L’adesione a una “rottamazione” fiscale può influenzare la decisione sulle spese legali?
Sì, la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’adesione a una definizione agevolata (rottamazione) sia una circostanza idonea a essere valutata positivamente in favore del rinunciante, giustificando la compensazione delle spese legali anche in assenza di accettazione della rinuncia da parte dell’Agenzia delle Entrate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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