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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo tributario

Una contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento basata su diverse cartelle esattoriali, contestando vizi di notifica. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, ha deciso di rinunciare all’azione. A seguito dell’accettazione della rinuncia da parte dell’Agenzia delle Entrate, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, compensando le spese legali tra le parti. La parola chiave è rinuncia al ricorso.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Una Via d’Uscita Strategica nel Contenzioso Tributario

Nel complesso mondo del contenzioso tributario, intraprendere un percorso giudiziario fino all’ultimo grado di giudizio può essere lungo e oneroso. Tuttavia, esistono strumenti processuali che permettono di chiudere una lite in anticipo. La rinuncia al ricorso è uno di questi e, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione, può rappresentare una soluzione strategica per entrambe le parti coinvolte, portando all’estinzione del processo con importanti conseguenze sulle spese legali.

I Fatti del Caso

Una contribuente si opponeva a un’intimazione di pagamento che raggruppava diverse iscrizioni a ruolo e avvisi di addebito. La sua difesa si basava principalmente su presunti vizi procedurali, in particolare sulla irregolarità delle notifiche delle cartelle di pagamento prodromiche. Dopo che i giudici di primo e secondo grado avevano respinto le sue argomentazioni, la contribuente decideva di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa della ricorrente si articolava su tre punti principali:

1. Violazione delle norme sulla notificazione: Si contestava il mancato perfezionamento della notifica di alcune cartelle, poiché le raccomandate informative non erano state correttamente inviate.
2. Invalidità della notifica via PEC: Veniva eccepita la nullità della notifica eseguita tramite un indirizzo PEC dell’Agenzia della Riscossione non risultante nei pubblici registri, vizio ritenuto insanabile.
3. Onere della prova: Si sosteneva che l’Amministrazione finanziaria non avesse adeguatamente provato la fondatezza della pretesa tributaria, limitandosi a richiamare le dichiarazioni dei redditi della contribuente senza produrle in giudizio.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Nonostante la complessità delle questioni sollevate, il procedimento ha avuto una svolta inaspettata. La contribuente, tramite il suo difensore, ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile. L’Agenzia delle Entrate, che si era costituita in giudizio, ha a sua volta depositato un atto di accettazione della rinuncia, chiedendo la compensazione delle spese di lite. Questo accordo tra le parti ha cambiato radicalmente l’esito del giudizio.

Le Motivazioni della Corte

Preso atto della rinuncia e della successiva accettazione, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi di ricorso. La sua funzione si è limitata a prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla controversia. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo di cassazione.

Una delle decisioni più rilevanti contenute nell’ordinanza riguarda le spese legali. Accogliendo la richiesta congiunta, i giudici hanno disposto la compensazione integrale delle spese del giudizio di legittimità. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi, senza alcuna condanna a carico della ricorrente.

Inoltre, la Corte ha chiarito un punto fondamentale relativo al contributo unificato. L’estinzione del processo per rinuncia esclude l’applicabilità dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. 115/2002. Tale norma prevede il pagamento di un importo pari al contributo unificato già versato solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione concordata.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia l’importanza strategica della rinuncia al ricorso come strumento per definire una lite tributaria. Per il contribuente, può rappresentare un modo per evitare l’incertezza di una decisione di merito e il rischio di essere condannato al pagamento delle spese legali. Per l’Amministrazione finanziaria, consente di chiudere un contenzioso, risparmiando tempo e risorse. La compensazione delle spese, spesso concordata in questi scenari, rende la soluzione ancora più appetibile. La decisione della Cassazione conferma che, quando le parti trovano un accordo, il sistema giudiziario agevola una rapida e definitiva chiusura della controversia, con benefici per tutti i soggetti coinvolti.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha presentato il ricorso vi rinuncia e l’altra parte accetta tale rinuncia, la Corte Suprema dichiara l’estinzione del processo. Questo significa che la causa si chiude definitivamente senza una decisione nel merito dei motivi presentati.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Nel caso esaminato, a seguito dell’accordo tra le parti, la Corte ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, senza che la parte rinunciante dovesse rimborsare quelle della controparte. Questo è un esito comune in scenari di chiusura concordata del processo.

Con l’estinzione del processo per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che la declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Tale obbligo sorge solo in caso di rigetto, dichiarazione di inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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