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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo tributario

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo in materia tributaria. Il caso vedeva contrapposti un’associazione nautica e un Comune per il pagamento della tassa sui rifiuti (TARSU). A seguito della rinuncia congiunta, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, compensando le spese legali e specificando che in caso di rinuncia non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando l’Accordo Estingue il Processo

L’accordo tra le parti può porre fine a una controversia anche quando questa è giunta al massimo grado di giudizio. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che la rinuncia al ricorso, formalizzata a seguito di un accordo transattivo, determina l’estinzione del processo senza l’applicazione di ulteriori sanzioni pecuniarie. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Tassa sui Rifiuti al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da una controversia tributaria tra un’associazione nautica e un ente locale. Il Comune aveva emesso tre avvisi di accertamento per il mancato pagamento della Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) relativa agli anni 2014-2016, per un importo complessivo di quasi 350.000 euro. L’oggetto del contendere era una vasta superficie di oltre 15.000 mq, che l’ente considerava area di parcheggio e servizio soggetta a tassazione.

La Commissione tributaria regionale aveva dato ragione al Comune. Di conseguenza, l’associazione nautica aveva deciso di presentare ricorso per cassazione, contestando la decisione di secondo grado con sette motivi di impugnazione. A sua volta, l’ente locale si era difeso presentando un controricorso.

La Svolta: L’Accordo Transattivo e la Rinuncia al Ricorso Congiunta

Quando il processo era ormai pendente dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno compiuto un passo decisivo: hanno raggiunto un accordo transattivo per risolvere in via amichevole la controversia. Questo accordo prevedeva, tra le altre cose, la rinuncia reciproca a tutte le procedure giudiziarie in corso, con compensazione integrale delle spese di lite.

In attuazione di tale accordo, i difensori di entrambe le parti hanno sottoscritto e depositato un atto formale di “Rinuncia congiunta al ricorso ed al controricorso” ai sensi dell’articolo 390 del codice di procedura civile, chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio.

La Decisione della Corte: Estinzione e Compensazione delle Spese

La Corte di Cassazione, presa visione dell’atto di rinuncia congiunta, ha accolto la richiesta delle parti. In applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del processo. Inoltre, conformemente all’accordo raggiunto tra l’associazione e il Comune, ha disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

Le Motivazioni della Decisione

Il punto centrale e di maggiore interesse pratico della pronuncia riguarda l’inapplicabilità del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Si tratta di una sanzione prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, che obbliga la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato.

La Corte ha chiarito che questa misura ha una natura eccezionale e sanzionatoria. Pertanto, la sua applicazione non può essere estesa oltre i casi espressamente previsti dalla legge. La rinuncia al ricorso non rientra in queste ipotesi. L’estinzione del giudizio per rinuncia è infatti una conseguenza della volontà delle parti di porre fine alla lite, un esito che il sistema giudiziario favorisce. Di conseguenza, non vi è alcun fondamento per applicare una sanzione pensata per le impugnazioni infondate o presentate in modo irrituale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: la risoluzione consensuale delle controversie è una via percorribile ed efficiente anche nelle fasi più avanzate del contenzioso. L’accordo transattivo, seguito dalla formale rinuncia al ricorso, permette alle parti di chiudere definitivamente la lite, controllandone gli esiti e i costi. La pronuncia offre una rassicurazione importante: scegliere la via dell’accordo non comporta il rischio di incorrere in sanzioni processuali, come il raddoppio del contributo unificato, incentivando così le parti a trovare soluzioni negoziate anziché attendere l’esito incerto di un giudizio.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se le parti trovano un accordo?
Se le parti raggiungono un accordo transattivo e depositano un atto congiunto di rinuncia al ricorso e al controricorso, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo, chiudendo definitivamente la controversia.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento di sanzioni o costi aggiuntivi?
No. La Corte ha specificato che la sanzione del “raddoppio del contributo unificato”, prevista per i ricorsi respinti o inammissibili, non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, poiché questa non è una delle ipotesi previste dalla norma.

Come vengono gestite le spese legali in caso di estinzione del processo per rinuncia?
Le spese legali seguono quanto concordato dalle parti nell’accordo transattivo. Nel caso specifico, le parti avevano pattuito la compensazione delle spese, e la Corte ha ratificato tale accordo, stabilendo che ciascuna parte sostenesse i propri costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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