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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza gli effetti della rinuncia al ricorso in materia tributaria. A seguito di un accordo di conciliazione con l’Agenzia delle Entrate, un imprenditore ha rinunciato al proprio ricorso. La Corte, prendendo atto della rinuncia formalmente accettata dalla controparte, ha dichiarato l’estinzione del processo, senza disporre sulle spese e escludendo l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: la via d’uscita concordata dal contenzioso tributario

Nel complesso mondo del diritto tributario, la rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che può portare alla conclusione anticipata di una controversia. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione chiarisce in modo esemplare le conseguenze di tale atto, specialmente quando scaturisce da un accordo tra il contribuente e l’Amministrazione Finanziaria. Vediamo come la scelta di rinunciare all’impugnazione, a seguito di una conciliazione, abbia determinato l’estinzione del processo senza costi aggiuntivi per le parti.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un’impresa individuale per l’anno d’imposta 2010. L’atto contestava presunte irregolarità relative a IVA, IRPEF e IRAP. Il contribuente aveva impugnato l’atto davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, ottenendo un accoglimento parziale.

Successivamente, sia il contribuente che l’Agenzia delle Entrate avevano proposto appello alla Commissione Tributaria Regionale, che aveva rigettato entrambe le impugnazioni. Non soddisfatto della decisione, l’imprenditore aveva presentato ricorso per cassazione, basato su sei distinti motivi. L’Agenzia delle Entrate aveva risposto con un controricorso, proponendo a sua volta un ricorso incidentale.

L’accordo e la rinuncia al ricorso

Durante la pendenza del giudizio di legittimità, è intervenuto l’evento che ha cambiato le sorti del processo: le parti hanno raggiunto un accordo-quadro di conciliazione. In attuazione di tale accordo, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto in via di autotutela all’annullamento parziale delle pretese impositive, in particolare per quanto riguarda l’IVA e tutte le sanzioni, confermando invece gli importi accertati per IRPEF e IRAP.

Di conseguenza, il contribuente ha formalmente depositato la rinuncia al ricorso principale. Tale atto è stato sottoscritto dal suo difensore e accettato dall’Agenzia delle Entrate. Anche l’Avvocatura dello Stato, per conto dell’Agenzia, ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso incidentale.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo. La motivazione è prettamente procedurale e si fonda sull’articolo 391, primo comma, del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che il processo di cassazione si estingue se la parte che ha proposto il ricorso vi rinuncia.

I giudici hanno verificato che la rinuncia fosse ‘formalmente perfetta’, ovvero sottoscritta dal difensore del ricorrente e accettata dalla controparte. L’accettazione da parte dell’Agenzia delle Entrate ha completato il quadro, rendendo l’estinzione una conseguenza automatica.

Un punto cruciale della decisione riguarda le spese processuali. La Corte ha stabilito ‘nulla per le spese’, in ragione dell’adesione della controparte alla rinuncia. Questo significa che, avendo le parti trovato un accordo, nessuna di esse è stata condannata a pagare i costi legali dell’altra per il giudizio di cassazione.

Infine, la Corte ha escluso l’applicazione dell’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma prevede che la parte impugnante, se sconfitta, debba versare un’ulteriore somma pari al contributo unificato già pagato. Poiché l’estinzione per rinuncia non equivale a una soccombenza, il ricorrente non è stato tenuto a questo ulteriore pagamento, come confermato da consolidata giurisprudenza.

Conclusioni

L’ordinanza in commento offre importanti spunti pratici. Dimostra come la conciliazione tra contribuente e Fisco rappresenti una valida strategia per definire le controversie in modo efficiente, evitando i lunghi tempi e l’incertezza del giudizio di cassazione. La rinuncia al ricorso, come atto conseguente a un accordo, cristallizza la volontà delle parti di porre fine alla lite. La decisione della Suprema Corte conferma che questa via processuale, se correttamente formalizzata e accettata, porta all’estinzione del giudizio senza aggravio di spese e senza il rischio di dover versare il doppio del contributo unificato, offrendo una chiusura certa e definitiva al contenzioso.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il processo si estingue, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile. Ciò significa che il giudizio termina senza una decisione sul merito della questione, a condizione che la rinuncia sia formalmente valida e, se necessario, accettata dalla controparte.

In caso di estinzione del processo per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nell’ordinanza esaminata, la Corte ha disposto ‘nulla per le spese’. Questo perché la rinuncia del ricorrente è stata accettata dall’Agenzia delle Entrate, che a sua volta ha rinunciato al proprio ricorso incidentale, nell’ambito di un accordo complessivo. L’adesione alla rinuncia porta generalmente alla non liquidazione delle spese.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che la declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’obbligo di versare un’ulteriore somma pari al contributo unificato. Tale obbligo scatta solo in caso di rigetto integrale o di inammissibilità dell’impugnazione, non quando il processo si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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