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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio tributario

Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale relativa a un avviso di accertamento ICI. Durante il processo, le parti hanno raggiunto un accordo bonario, a seguito del quale la società ha effettuato una rinuncia al ricorso, accettata dal Comune. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali e chiarendo che in questi casi non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando l’Accordo Chiude la Lite Tributaria

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale fondamentale che consente di porre fine a una controversia legale quando le parti trovano un’intesa al di fuori delle aule di tribunale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un’analisi chiara delle conseguenze di tale atto, specialmente nel contesto tributario, evidenziando gli effetti sull’estinzione del giudizio e sulla gestione delle spese legali. Questo caso dimostra come un accordo bonario possa diventare la via più efficiente per risolvere un contenzioso fiscale, anche quando questo ha già raggiunto l’ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso: Un Contenzioso sull’ICI

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) relativo all’anno 2007, emesso da un Comune nei confronti di una società. La società contribuente ha impugnato l’atto, ma il suo ricorso è stato respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che, successivamente, dalla Commissione Tributaria Regionale.

Non soddisfatta delle decisioni dei giudici di merito, la società ha deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, presentando un ricorso basato su tre distinti motivi. Il Comune, a sua volta, si è costituito in giudizio per resistere alle richieste della controparte.

L’Accordo e la Conseguente Rinuncia al Ricorso

Il punto di svolta del procedimento è avvenuto mentre il ricorso era pendente davanti alla Suprema Corte. Le parti, infatti, sono riuscite a trovare una soluzione transattiva, concludendo un accordo bonario per definire la lite in via amichevole.

A seguito di tale intesa, i difensori di entrambe le parti hanno sottoscritto congiuntamente una nota in cui la società ricorrente dichiarava formalmente la propria rinuncia al ricorso e il Comune, a sua volta, dichiarava di accettare tale rinuncia. Questo atto congiunto ha di fatto rimosso l’oggetto del contendere, aprendo la strada all’estinzione del processo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà concorde delle parti, ha applicato le disposizioni del codice di procedura civile in materia. Ai sensi dell’art. 391 del codice, il giudice dichiara l’estinzione del giudizio in caso di rinuncia. Tale rinuncia, secondo l’art. 390, deve essere formalizzata e, se avviene dopo la notifica del ricorso, deve essere accettata dalla controparte costituita, come avvenuto nel caso di specie.

Un aspetto di particolare interesse pratico riguarda la gestione delle spese processuali e l’applicazione del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. La Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio tra le parti, una decisione motivata proprio dall’intervenuto accordo amichevole.

Inoltre, i giudici hanno chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, non si applica nei casi di estinzione del giudizio. Questa norma, infatti, ha una natura lato sensu sanzionatoria ed è applicabile solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non potendo essere estesa analogicamente all’ipotesi, non contemplata, di estinzione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la soluzione negoziale di una controversia è sempre una via percorribile, anche nelle fasi più avanzate del contenzioso. La rinuncia al ricorso a seguito di un accordo bonario non solo pone fine alla lite in modo definitivo, ma produce anche effetti vantaggiosi per le parti. In primo luogo, evita i costi e le incertezze di una decisione giudiziale. In secondo luogo, come specificato dalla Corte, esclude l’applicazione di oneri aggiuntivi come il raddoppio del contributo unificato, confermando che l’estinzione del giudizio è un esito processuale neutro e non sanzionatorio.

Cosa succede a un processo se le parti raggiungono un accordo e il ricorrente rinuncia al ricorso?
Il processo si estingue. La Corte, preso atto della rinuncia accettata dalla controparte, dichiara la fine del giudizio senza emettere una decisione sul merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso a seguito di un accordo, chi paga le spese legali?
Stante l’accordo amichevole raggiunto, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio. Ciò significa che ciascuna parte si fa carico delle proprie spese legali sostenute.

Se un giudizio si estingue per rinuncia, si deve pagare il ‘raddoppio del contributo unificato’?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica nei casi di estinzione del giudizio, poiché tale misura ha carattere sanzionatorio ed è prevista solo per le ipotesi di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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