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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio tributario

Un contribuente, dopo aver impugnato in Cassazione un accertamento sintetico IRPEF, ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando che l’atto di espressa rinuncia è di per sé sufficiente a determinare la fine del processo, a prescindere dalla produzione della documentazione relativa a una presunta definizione agevolata. La Corte ha inoltre disposto la compensazione delle spese legali.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: come chiudere un contenzioso in Cassazione

La rinuncia al ricorso rappresenta un atto cruciale nel processo tributario, capace di determinare l’immediata conclusione di una controversia. Con l’ordinanza n. 6057/2024, la Corte di Cassazione ha chiarito la portata e gli effetti di tale atto, anche quando è motivato da una definizione agevolata non formalmente documentata in giudizio. Questa decisione offre importanti spunti sulla strategia processuale e sulla gestione delle liti pendenti con il Fisco.

I fatti del caso: dall’accertamento sintetico alla Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava a tassazione una maggiore IRPEF per l’anno d’imposta 2007. L’atto si basava su un accertamento sintetico ai sensi dell’art. 38 del d.p.r. 600/1973, uno strumento che permette al Fisco di ricostruire il reddito del contribuente partendo dalle sue spese.

Il contribuente impugnava l’atto, ma il suo ricorso veniva dichiarato inammissibile dalla Commissione Tributaria Provinciale (CTP). La decisione veniva successivamente confermata in appello dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Ritenendo errate le sentenze dei primi due gradi di giudizio, il contribuente decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a due motivi di diritto. L’Agenzia delle Entrate, a sua volta, si costituiva in giudizio presentando un controricorso.

Lo snodo processuale: la rinuncia al ricorso per definizione agevolata

Durante il giudizio di legittimità, si verificava un evento determinante: il ricorrente depositava un atto di espressa rinuncia al ricorso. In tale atto, il contribuente specificava di aver intrapreso questa azione a seguito della presentazione di un’istanza di definizione agevolata della lite. Tuttavia, la documentazione comprovante tale istanza non veniva materialmente prodotta e depositata agli atti del giudizio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione dei giudici è chiara e si fonda sull’interpretazione dell’articolo 391 del codice di procedura civile. Secondo la Corte, l’atto di espressa rinuncia al ricorso è di per sé sufficiente a configurare l’ipotesi estintiva del processo. Non è rilevante, a tal fine, che il motivo sottostante la rinuncia (in questo caso, l’istanza di definizione agevolata) sia stato provato in giudizio. L’atto di rinuncia è un atto unilaterale che produce i suoi effetti a prescindere dalle ragioni che lo hanno determinato.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che, data la mancanza di osservazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate e la natura sopravvenuta della causa di estinzione, le spese processuali dovessero rimanere a carico delle parti che le avevano anticipate.

Inoltre, i giudici hanno escluso l’obbligo per il ricorrente di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘doppio contributo’). Tale obbligo, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, scatta solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per motivi sopravvenuti come la rinuncia.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la rinuncia al ricorso è un atto dispositivo che produce l’effetto automatico dell’estinzione del giudizio, senza necessità di indagarne le motivazioni. Per i contribuenti e i loro difensori, ciò significa che la presentazione di un formale atto di rinuncia è la via maestra per chiudere definitivamente un contenzioso in Cassazione, specialmente quando si accede a strumenti di definizione agevolata. La decisione chiarisce anche le conseguenze economiche, escludendo il pagamento del doppio contributo unificato e orientando verso la compensazione delle spese legali, rendendo la rinuncia una scelta strategicamente vantaggiosa in determinate circostanze.

Cosa succede se si deposita un atto di rinuncia al ricorso in Cassazione?
L’atto di espressa rinuncia al ricorso comporta l’estinzione del giudizio, ovvero la sua conclusione anticipata senza una decisione nel merito, ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile.

Perché la rinuncia sia efficace, è necessario dimostrare il motivo che l’ha generata, come una definizione agevolata?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’atto di espressa rinuncia è sufficiente di per sé a estinguere il giudizio, anche se la documentazione relativa alla causa sottostante (come un’istanza di definizione agevolata) non viene prodotta in tribunale.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese processuali?
La Corte ha stabilito che le spese restano a carico della parte che le ha anticipate. Inoltre, il ricorrente che rinuncia non è tenuto a versare l’ulteriore importo del contributo unificato, previsto invece per i casi di rigetto o inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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