LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio fiscale

Una società di vigilanza, dopo aver impugnato in Cassazione un avviso di accertamento relativo alla deducibilità dell’avviamento, ha presentato una formale rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza entrare nel merito della questione. Di rilievo, ha chiarito che in caso di estinzione non è dovuto il pagamento del doppio del contributo unificato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Giudizio si Estingue

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto processuale che consente a una parte di abbandonare la propria impugnazione, ponendo fine alla controversia. Questa scelta strategica ha conseguenze precise sul destino del processo, sulle spese legali e sugli oneri accessori, come il contributo unificato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 32504 del 2024, offre un chiaro esempio pratico, delineando gli effetti di tale atto in un contenzioso tributario.

I Fatti di Causa: Dalla Commissione Tributaria alla Cassazione

Una società operante nel settore della vigilanza privata si era vista notificare un avviso di accertamento dall’Amministrazione Finanziaria per l’anno d’imposta 2008. La rettifica contestava la deducibilità dell’ammortamento dell’avviamento iscritto in bilancio a seguito di due acquisizioni di rami d’azienda, avvenute nel 1999 e nel 2005.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, accogliendo l’appello dell’Ufficio, aveva ribaltato la decisione. Di fronte a questa sentenza sfavorevole, la società contribuente aveva deciso di proporre ricorso per cassazione, affidandolo a due motivi di diritto.

La Decisione della Corte: La Rinuncia al Ricorso e i Suoi Effetti

Il colpo di scena è avvenuto durante il giudizio di legittimità. In data 29 novembre 2023, la società ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, sottoscritto dal proprio legale rappresentante e regolarmente notificato all’Amministrazione Finanziaria.

Di fronte a questo atto, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. In applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano appunto la rinuncia, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si è concluso senza che la Corte entrasse nel merito dei motivi del ricorso, ovvero senza decidere se la deducibilità dell’avviamento fosse legittima o meno.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni dell’ordinanza sono concise ma significative su due aspetti accessori: le spese di giudizio e il cosiddetto “doppio contributo”.

Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere. La ragione risiede nel comportamento processuale della controparte, l’Amministrazione Finanziaria, che si era costituita in giudizio tardivamente e non aveva svolto una significativa attività difensiva. In sostanza, non avendo sostenuto costi rilevanti per difendersi, non le è stato riconosciuto alcun rimborso.

L’aspetto più rilevante, però, riguarda il contributo unificato. L’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 prevede che la parte il cui ricorso è respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo già pagato all’inizio della causa. La Corte, richiamando un suo precedente (Cass. n. 25485/2018), ha specificato che questa norma non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia. La declaratoria di estinzione, infatti, è una fattispecie diversa dal rigetto o dall’inammissibilità e non comporta la sanzione del raddoppio del contributo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale per chiunque affronti un contenzioso. La scelta di rinunciare a un ricorso è una decisione strategica che chiude definitivamente la lite, cristallizzando l’ultima sentenza emessa. Dal punto di vista economico, questa decisione può essere vantaggiosa, poiché, come chiarito dalla Corte, evita alla parte soccombente di dover pagare il doppio del contributo unificato. La decisione sulle spese legali, invece, rimane discrezionale e dipende dal comportamento processuale delle parti, ma la mancata attività difensiva della controparte può portare, come in questo caso, alla loro totale compensazione.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
In base agli artt. 390 e 391 c.p.c., la rinuncia agli atti, se formalmente depositata e notificata, comporta la declaratoria di estinzione del giudizio, che si chiude senza una decisione nel merito.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’applicabilità dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, quindi non è dovuto il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Come vengono regolate le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
La decisione sulle spese dipende dalle circostanze. Nel caso specifico, la Corte non ha provveduto alla condanna alle spese perché la parte resistente (l’Amministrazione Finanziaria) si era costituita tardivamente e non aveva svolto una significativa attività difensiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati