Rinuncia al Ricorso: Quando e Come Porta all’Estinzione del Giudizio
L’istituto della rinuncia al ricorso rappresenta un momento cruciale nel processo, specialmente in ambito tributario, poiché segna la volontà di una parte di non proseguire nella contesa legale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti di tale atto, anche quando è collegato a procedure di definizione agevolata. Analizziamo insieme una vicenda che si conclude proprio con la declaratoria di estinzione del giudizio a seguito della rinuncia del contribuente.
I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Cassazione
La controversia trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2006. L’amministrazione finanziaria contestava la disponibilità di fondi presso un istituto bancario svizzero, assoggettandoli a imposizione IRPEF, IRAP e IVA. Il contribuente si difendeva sostenendo che tali somme derivassero da una donazione remuneratoria ricevuta da un familiare.
Il percorso giudiziario vedeva inizialmente il rigetto delle ragioni del contribuente da parte della Commissione Tributaria Provinciale (CTP). Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva parzialmente l’appello, limitandosi a ridurre l’entità delle sanzioni ma confermando nel resto l’accertamento. Insoddisfatto, il contribuente decideva di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, affidando il suo ricorso a tre distinti motivi. L’Agenzia delle Entrate, a sua volta, si costituiva in giudizio per resistere all’impugnazione.
La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso
Il colpo di scena si verifica quando, in pendenza del giudizio di legittimità, il contribuente deposita un’istanza formale di rinuncia al ricorso. Tale atto, presentato tramite il proprio legale munito di apposita procura, manifesta l’inequivocabile volontà di porre fine al contenzioso. Nell’istanza, il ricorrente menzionava anche di aver aderito a una procedura di definizione agevolata (condono), chiedendo la declaratoria di cessazione della materia del contendere. Tuttavia, la documentazione prodotta a supporto di tale richiesta non permetteva alla Corte di collegare in modo certo gli atti oggetto del condono con quelli del giudizio in corso.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione, presa visione dell’istanza, ha dovuto decidere quale dovesse essere l’esito del processo. I giudici hanno preliminarmente dato atto della volontà espressa e formale del ricorrente di abbandonare l’impugnazione. Di fronte a una rinuncia valida, l’effetto processuale non può che essere l’estinzione del giudizio.
La Corte ha specificato che, sebbene il contribuente avesse fatto riferimento a una definizione agevolata, la documentazione allegata non era sufficiente a dimostrare il collegamento diretto con la causa pendente. Pertanto, non era possibile dichiarare la ‘cessazione della materia del contendere’, ma si doveva procedere con la declaratoria di ‘estinzione del giudizio per rinuncia agli atti’.
Un aspetto fondamentale della decisione riguarda le spese legali. Di norma, chi rinuncia al ricorso dovrebbe essere condannato a pagare le spese della controparte. In questo caso, però, la Corte ha disposto la loro integrale compensazione. La motivazione di questa scelta risiede proprio nel collegamento, seppur non provato documentalmente ai fini della cessazione della materia del contendere, tra l’istanza di rinuncia e la legislazione condonistica. Questo contesto ha indotto i giudici a ritenere equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi legali.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia
L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la rinuncia al ricorso è un atto che produce l’immediata estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia. In secondo luogo, evidenzia come le circostanze che portano alla rinuncia, come l’adesione a un condono fiscale, possano influenzare la decisione del giudice sulle spese di lite, portando alla loro compensazione anche se la rinuncia proviene da una sola parte. Per i contribuenti e i loro consulenti, ciò significa che la scelta di rinunciare a un ricorso, specialmente se inserita in una strategia di definizione agevolata, può essere una via efficace per concludere un contenzioso in modo tombale, con un esito potenzialmente favorevole anche sul fronte delle spese legali.
Cosa succede se un contribuente rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia formale e valida al ricorso da parte del contribuente comporta l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si chiude definitivamente senza una decisione nel merito da parte della Corte di Cassazione.
Perché la Corte ha compensato le spese legali invece di addebitarle a chi ha rinunciato?
La Corte ha deciso di compensare integralmente le spese perché ha riconosciuto un collegamento tra l’istanza di rinuncia del contribuente e la legislazione condonistica. Sebbene non provato ai fini di una diversa declaratoria, questo collegamento è stato ritenuto una ragione sufficiente per far sì che ogni parte sostenesse i propri costi.
La richiesta di definizione agevolata (condono) ha avuto un impatto diretto sulla decisione finale?
Non direttamente sull’esito principale. La Corte ha chiarito che la documentazione prodotta non era sufficiente per collegare la definizione agevolata al giudizio in corso e quindi per dichiarare la ‘cessazione della materia del contendere’. Tuttavia, ha influenzato la decisione accessoria sulle spese legali, portando alla loro compensazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 8567 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 5 Num. 8567 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 01/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME con avv. NOME COGNOME e NOME COGNOME;
– ricorrente
–
contro
RAGIONE_SOCIALE in persona del Direttore pro tempore , rappresentata e difesa ex lege dall’Avvocatura generale dello Stato ; – controricorrente –
Avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Piemonte, n. 279/22/16 depositata il 25 febbraio 2016.
Udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 16 gennaio 2025 dal consigliere NOME COGNOME
RILEVATO CHE
Il contribuente impugnava avviso di accertamento basato sulla asserita disponibilità finanziaria (che il contribuente giustificava come donazione remuneratoria da parte del fratello) presso la HSBC Private Bank di Ginevra, con riferimento all’anno d’imposta 2006, assoggettata così a imposizione (IRPEF, IRAP e IVA). La CTP rigettava il ricorso, mentre la CTR accoglieva parzialmente il ricorso ritenendo un’eccessiva quantificazione delle
Rinuncia al ricorso
sanzioni base utilizzate per il calcolo della sanzione irrogata, confermando nel resto la prima pronuncia.
Il contribuente propone allora ricorso in cassazione affidato a tre motivi, mentre l’Agenzia resiste a mezzo di controricorso.
Successivamente il contribuente ha depositato istanza di rinuncia al ricorso.
CONSIDERATO CHE
Preliminarmente deve darsi atto che con l’istanza da ultimo citata il ricorrente ha rinunciato espressamente al ricorso tramite il proprio legale munito del relativo potere come da procura depositata.
Lo stesso ha altresì richiesto la declaratoria di cessazione della materia del contendere ed ha allegato di aver proposto istanza di definizione agevolata. La relativa documentazione non consente però di ricollegare gli atti oggetto dell’istanza al presente giudizio.
Va dunque dichiarata l’estinzione del giudizio per rinuncia agli atti, mentre le spese di lite meritano integrale compensazione in relazione al collegamento dell’istanza di rinuncia alla legislazione condonistica.
P. Q. M.
La Corte dichiara l’estinzione del giudizio. Dichiara le spese integralmente compensate. Così deciso in Roma, il 16 gennaio 2025