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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

In una controversia tributaria relativa all’ICI/IMU su un’area edificabile, la società ricorrente ha effettuato una rinuncia al ricorso in Cassazione a seguito di un accordo conciliativo con il Comune. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese e chiarendo che in tal caso non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come un Accordo Mette Fine a un Contenzioso Tributario

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la rinuncia al ricorso possa rappresentare una via d’uscita strategica ed efficiente da un complesso contenzioso, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. La vicenda, nata da un accertamento fiscale in materia di ICI, si conclude non con una sentenza sul merito, ma con una declaratoria di estinzione del processo, scaturita da un accordo transattivo tra le parti.

I Fatti della Controversia: dalla Tassazione ICI all’Accordo Conciliativo

Il caso ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di una società per il mancato pagamento dell’ICI relativa all’anno 2011, con riferimento al possesso di un’area edificabile. La Commissione tributaria regionale, riformando parzialmente la decisione di primo grado, aveva rideterminato il valore venale dell’area, accogliendo in parte le ragioni del Comune.

Contro tale decisione, la società contribuente ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, nelle more del giudizio di legittimità, le parti hanno raggiunto un accordo conciliativo che andava oltre la singola annualità in contestazione, regolando la base imponibile dei tributi (ICI e IMU) per un arco temporale più ampio (dal 2011 al 2020 e oltre). Elemento chiave di tale accordo era l’impegno della società a rinunciare ai giudizi pendenti, incluso quello in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Rinuncia al Ricorso

La società ha quindi depositato formalmente l’atto di rinuncia al ricorso, a cui il Comune ha prestato adesione. La Corte di Cassazione, preso atto di ciò, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali che regolano questo istituto processuale.

Analisi Giuridica della Rinuncia nel Processo di Cassazione

La Suprema Corte chiarisce che la rinuncia al ricorso per cassazione è un atto unilaterale che, per essere operativo, non necessita dell’accettazione della controparte. Tuttavia, esso ha carattere “ricettizio”, il che significa che deve essere portato a conoscenza delle altre parti costituite, mediante notifica o comunicazione ai loro avvocati, affinché possa produrre i suoi effetti. La normativa più recente (d.lgs. 149/2022) ha ulteriormente semplificato la procedura, prevedendo che del deposito dell’atto di rinuncia sia data comunicazione alle parti a cura della cancelleria.

Nel caso di specie, essendo stata la rinuncia ritualmente formalizzata e comunicata, la Corte ha proceduto a dichiarare l’estinzione del processo, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una presa d’atto della volontà delle parti di porre fine alla lite. L’accordo conciliativo, che risolveva la controversia in modo più ampio e definitivo, ha fatto venir meno l’interesse della ricorrente a proseguire il giudizio. La rinuncia al ricorso è stata la naturale conseguenza processuale di tale accordo.

Un punto cruciale della motivazione riguarda le spese di giudizio e il contributo unificato. La Corte ha disposto l’integrale compensazione delle spese tra le parti, in linea con quanto presumibilmente previsto nell’accordo transattivo. Inoltre, ha specificato che non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio del contributo”). Questa misura, avente natura sanzionatoria, si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa per analogia al caso di estinzione per rinuncia, che anzi rappresenta una definizione virtuosa della lite.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma l’importanza degli strumenti di definizione alternativa delle controversie, anche in ambito tributario e nel grado più alto della giurisdizione. La rinuncia al ricorso, a seguito di un accordo, permette alle parti di raggiungere una soluzione certa e rapida, evitando le incertezze e i costi di un lungo processo. Per i professionisti e le aziende, ciò significa che la via del dialogo e della conciliazione rimane sempre aperta e può portare a benefici concreti, come la chiusura di tutti i contenziosi pendenti e l’esclusione di sanzioni processuali come il raddoppio del contributo unificato. La decisione ribadisce che l’estinzione del giudizio per rinuncia è un esito neutro che non implica una soccombenza e, pertanto, non attiva meccanismi punitivi.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo senza una decisione sul merito della questione.

La rinuncia al ricorso deve essere accettata dalla controparte per essere valida?
No, la rinuncia è un atto unilaterale e non richiede l’accettazione della controparte. Tuttavia, per essere efficace, deve essere notificata alle altre parti costituite o comunicata ai loro avvocati.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, è dovuto il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per il versamento di questo ulteriore importo, poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non in caso di rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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