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Rinuncia al ricorso e rottamazione-quater: caso chiuso

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio relativo alla revoca dell’agevolazione ‘prima casa’. Il contribuente, dopo aver presentato appello, ha aderito alla definizione agevolata (‘rottamazione-quater’) e ha effettuato una formale rinuncia al ricorso. La Corte, prendendo atto della volontà del ricorrente, ha estinto il procedimento e compensato le spese legali, escludendo l’applicazione del raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come la Rottamazione-Quater Chiude un Contenzioso Fiscale

Un contenzioso fiscale relativo alle agevolazioni “prima casa” giunto fino in Cassazione si conclude inaspettatamente non con una sentenza sul merito, ma con una declaratoria di estinzione. La chiave di volta? L’adesione del contribuente alla “rottamazione-quater” e la conseguente rinuncia al ricorso. Questa sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sugli effetti processuali delle definizioni agevolate e sulle conseguenze in termini di spese legali.

I Fatti del Caso: Una Disputa sull’Agevolazione “Prima Casa”

La vicenda ha origine da un avviso di liquidazione con cui l’Agenzia delle Entrate revocava a un contribuente i benefici fiscali “prima casa”. La motivazione era la mancata trasferenza della residenza nel comune dell’immobile acquistato entro il termine perentorio di 18 mesi. Il contribuente si era opposto, sostenendo di essere stato impossibilitato a trasferirsi per una causa di forza maggiore: un provvedimento del TAR aveva annullato il suo trasferimento lavorativo in quel comune. A ciò si aggiungevano la necessità di lavori di ristrutturazione e il fatto che l’immobile fosse locato.

Sia in primo grado che in appello, presso la Commissione Tributaria Regionale, le ragioni del contribuente non erano state accolte. I giudici di merito non avevano riconosciuto la sussistenza di una causa di forza maggiore idonea a giustificare il mancato adempimento dell’obbligo. Di qui, il ricorso per cassazione.

L’Intervento della “Rottamazione-Quater” e la Rinuncia al Ricorso

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, è intervenuta una novità legislativa: la Legge n. 197/2022, che ha introdotto la cosiddetta “rottamazione-quater”. Cogliendo questa opportunità, il contribuente ha aderito alla definizione agevolata per i carichi fiscali oggetto della controversia. Coerentemente con questa scelta, ha poi depositato un atto formale di rinuncia al ricorso.

Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del processo. La Corte Suprema non è stata più chiamata a decidere se il contribuente avesse o meno diritto alle agevolazioni, ma a prendere atto della sua volontà di porre fine alla lite.

La Decisione della Corte di Cassazione

Le Motivazioni

La Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione è lineare: l’adesione alla definizione agevolata, seguita dal pagamento delle somme dovute e dalla formale rinuncia, manifesta in modo inequivocabile la volontà del ricorrente di abbandonare la pretesa. Il processo, pertanto, non ha più ragione di proseguire.

Due aspetti della decisione sono particolarmente rilevanti:

1. Compensazione delle Spese Legali: La Corte ha disposto la compensazione delle spese. La ratio di istituti come la rottamazione è quella di favorire la chiusura dei contenziosi. Condannare la parte che rinuncia a pagare le spese legali della controparte (in questo caso, l’Avvocatura dello Stato) disincentiverebbe l’adesione a tali strumenti. Pertanto, la regola generale è che ciascuna parte sostiene i propri costi.

2. Esclusione del Raddoppio del Contributo Unificato: La legge prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte soccombente sia condannata a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato iniziale. La Cassazione ha chiarito che questa sanzione non si applica nei casi di estinzione del giudizio per rinuncia. La rinuncia è un esito diverso e non assimilabile alle ipotesi di soccombenza sanzionate dalla norma.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma un principio fondamentale: la definizione agevolata dei debiti fiscali rappresenta un’efficace via d’uscita dai contenziosi pendenti. Per il contribuente, significa poter chiudere una lite incerta pagando un importo definito e ridotto, senza il rischio di una condanna finale e del pagamento delle spese legali della controparte. La rinuncia al ricorso diventa l’atto processuale che formalizza questa scelta, portando all’estinzione del giudizio in modo tombale. È una lezione importante sulla strategia processuale e sull’opportunità di sfruttare gli strumenti deflattivi del contenzioso offerti periodicamente dal legislatore.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla ‘rottamazione-quater’?
Se il contribuente aderisce alla definizione agevolata e presenta una formale rinuncia al ricorso, il giudizio viene dichiarato estinto. La Corte non entra nel merito della questione, ma si limita a certificare la fine della controversia per volontà della parte ricorrente.

In caso di rinuncia al ricorso dopo l’adesione a un condono, chi paga le spese legali?
La sentenza stabilisce che le spese legali vengono compensate. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) paga le proprie spese. Questa regola è dettata dalla finalità stessa delle norme sulla definizione agevolata, che mirano a incentivare la chiusura delle liti.

Il contribuente che rinuncia al ricorso deve pagare il ‘raddoppio del contributo unificato’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non quando il giudizio si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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