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Rinuncia al ricorso: cosa comporta in Cassazione?

Un Comune, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in materia di TARI, ha presentato rinuncia al ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato, prevista solo per rigetto o inammissibilità.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando e Perché Conviene

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale che può determinare la fine anticipata di un contenzioso. Ma quali sono le sue reali conseguenze, specialmente nel giudizio di Cassazione? Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre chiarimenti fondamentali, in particolare sulla questione del raddoppio del contributo unificato. Analizziamo la vicenda per capire le implicazioni pratiche di questa scelta.

I Fatti di Causa: una Controversia sulla TARI

La controversia ha origine da un sollecito di pagamento per la Tassa sui Rifiuti (TARI) relativa all’anno 2014, emesso da un Comune nei confronti di una società a responsabilità limitata. La società aveva impugnato l’atto, ottenendo ragione in primo grado. Successivamente, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva accolto solo parzialmente l’appello del Comune, confermando in parte la decisione favorevole al contribuente.

Il Ricorso in Cassazione e la Sorprendente Rinuncia

Insoddisfatto della decisione di secondo grado, il Comune ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi di diritto. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, lo stesso Comune ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso, cambiando le sorti del giudizio. È importante sottolineare che la società controparte non si era costituita nel giudizio di Cassazione, rimanendo quindi ‘intimata’.

La Decisione della Corte: l’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, presa visione della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda su principi consolidati che regolano questo istituto processuale e le sue conseguenze.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno innanzitutto ribadito che la rinuncia al ricorso per cassazione è un atto unilaterale. Ciò significa che, per essere efficace, non necessita dell’accettazione della controparte. La sua natura è ‘ricettizia’, nel senso che deve essere portata a conoscenza delle altre parti costituite, ma in questo specifico caso, poiché la società non si era costituita, non era necessaria alcuna notifica o comunicazione.

Il punto cruciale della pronuncia riguarda però le conseguenze economiche della rinuncia. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’), previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, non si applica in caso di rinuncia. Questa norma, infatti, sanziona solo l’esito negativo del ricorso, ossia il rigetto, la declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La rinuncia, invece, porta all’estinzione del processo, un esito diverso e non assimilabile ai precedenti. Trattandosi di una norma di natura tributaria, essa non può essere interpretata in modo estensivo o analogico per includere casi non espressamente previsti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione strategica: la rinuncia al ricorso non è solo un modo per porre fine a una lite, ma può essere anche una scelta ponderata per evitare conseguenze economiche negative. Quando un ricorrente si rende conto della probabile infondatezza della propria impugnazione, la rinuncia permette di evitare la condanna al pagamento del doppio del contributo unificato, che scatterebbe in caso di rigetto. Questa decisione conferma che l’estinzione del giudizio per rinuncia è un istituto con una sua specifica disciplina, distinta dalle altre ipotesi di chiusura del processo, con implicazioni pratiche rilevanti per le parti in causa.

Cosa succede se una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il processo si estingue, ovvero si chiude definitivamente senza che la Corte si pronunci sul merito della questione. La rinuncia è un atto unilaterale che non richiede l’accettazione della controparte per essere efficace.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La rinuncia al ricorso deve essere sempre accettata dalla controparte?
No, la rinuncia è un atto unilaterale e non richiede l’accettazione della controparte per la sua operatività, specialmente se, come nel caso di specie, la controparte non si è nemmeno costituita in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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