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Rinuncia al ricorso: come estinguere il processo

Una società cooperativa del settore navale aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa al pagamento della tassa sui rifiuti (TARI) per gli specchi d’acqua. Durante il processo, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, a seguito del quale la società ha effettuato la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto dell’accordo e dell’accettazione della controparte, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando integralmente le spese legali tra le parti.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come un Accordo Chiude un Contenzioso Tributario

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la volontà delle parti possa prevalere sulla prosecuzione di un contenzioso, anche quando questo è giunto al massimo grado di giudizio. La rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo rappresenta uno strumento efficace per porre fine a una lite in modo rapido e concordato, con importanti conseguenze sulle spese legali e sugli obblighi processuali.

I Fatti del Caso: Dalla TARI sugli Specchi d’Acqua alla Cassazione

Una società cooperativa operante nel settore navale si era vista recapitare tre avvisi di pagamento per la Tassa sui Rifiuti (TARI) relativi agli anni 2014 e 2015. La contestazione principale riguardava la legittimità dell’imposizione fiscale sugli specchi d’acqua utilizzati per l’ormeggio delle imbarcazioni.

Sia il giudice di primo grado (CTP) che quello d’appello (CTR) avevano dato torto alla società, confermando la pretesa del Comune. Secondo i giudici di merito, l’attività cantieristica svolta a terra e quella in mare erano da considerarsi omogenee, giustificando così la tassazione delle aree acquatiche come “aree scoperte utilizzabili”.

Insoddisfatta della decisione, la cooperativa aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello.

L’Accordo di Conciliazione e la Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena è avvenuto durante il giudizio di legittimità. Le parti, ovvero la società e il Comune, hanno stipulato un atto di conciliazione. L’accordo prevedeva un ricalcolo della tassa dovuta e il pagamento di una somma forfettaria per chiudere definitivamente l’intero contenzioso pendente. A fronte del versamento, la società si impegnava ad abbandonare tutti i giudizi in corso, compreso quello in Cassazione, con una pattuizione sulla totale compensazione delle spese legali.

Successivamente, la società ha depositato in Cassazione una nota formale di rinuncia al ricorso, firmata anche dal difensore della società di riscossione per accettazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha preso atto della volontà delle parti e ha dichiarato estinto il giudizio. Le motivazioni si fondano su principi chiari del diritto processuale. L’atto di rinuncia, che conteneva espressamente la volontà di rinunciare “con compensazione totale delle spese”, e il “visto per adesione” del difensore della controparte sono stati interpretati come una piena accettazione dell’accordo sulla rinuncia e sulla gestione dei costi.

Questo consenso ha permesso alla Corte di applicare l’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile, che prevede l’estinzione del processo in caso di rinuncia accettata. Di conseguenza, il giudice ha disposto la compensazione integrale delle spese del giudizio di Cassazione, conformemente a quanto pattuito dalle parti.

Inoltre, la Corte ha fornito un’importante precisazione riguardo al cosiddetto “doppio contributo unificato”. Ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di esito negativo dell’impugnazione, non si applica nell’ipotesi di rinuncia al ricorso. Tale misura ha natura sanzionatoria ed è strettamente limitata ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non potendo essere estesa ad altre situazioni come, appunto, la rinuncia.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce il valore della conciliazione come strumento di risoluzione delle controversie, anche in fase avanzata. La rinuncia al ricorso formalizza l’accordo raggiunto e permette di ottenere una rapida definizione del processo, con certezza sui costi. La decisione sottolinea due aspetti pratici fondamentali: primo, un accordo ben strutturato sulla compensazione delle spese, accettato dalle parti, vincola la decisione del giudice; secondo, la rinuncia all’impugnazione è una via d’uscita che evita il rischio di sanzioni processuali come il raddoppio del contributo unificato, rendendo la soluzione transattiva ancora più vantaggiosa.

Cosa accade se le parti trovano un accordo durante un ricorso in Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso può formalizzare una rinuncia. Se la controparte accetta la rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla causa.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Le parti possono accordarsi sulla ripartizione delle spese. Se l’atto di rinuncia, accettato dalla controparte, prevede la compensazione totale delle spese, la Corte si adegua a tale accordo e stabilisce che ogni parte sostenga i propri costi.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato è una misura eccezionale che si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non si estende ai casi di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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