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Rinuncia al ricorso: come chiudere un contenzioso

Un contribuente, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza tributaria sfavorevole relativa a un avviso di accertamento ICI, ha raggiunto un accordo transattivo con l’Ente Locale. A seguito di tale accordo, il contribuente ha presentato una formale rinuncia al ricorso, a cui il Comune ha aderito. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti come da loro richiesto.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come un Accordo Estingue la Lite Tributaria

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un contenzioso tributario, giunto fino all’ultimo grado di giudizio, possa concludersi in modo efficiente attraverso un accordo tra le parti. La formalizzazione di tale accordo tramite una rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento fondamentale per porre fine alla lite, con vantaggi per entrambe le parti coinvolte. Analizziamo la vicenda per comprendere il meccanismo e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Dal Contenzioso all’Accordo

La controversia ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di un contribuente per l’omessa dichiarazione e il mancato versamento dell’ICI relativa all’anno d’imposta 2004 per alcuni immobili di sua proprietà.

Il contribuente, ritenendo illegittima la pretesa del Fisco, ha impugnato l’atto. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ha respinto le sue ragioni, confermando la validità dell’accertamento. Non soddisfatto della decisione, il contribuente ha deciso di proseguire la sua battaglia legale, presentando ricorso presso la Corte di Cassazione. L’Ente Locale si è costituito in giudizio depositando un controricorso per difendere la sentenza di secondo grado.

La Svolta: L’Accordo Transattivo e la Rinuncia al Ricorso

Quando il processo era ormai pendente dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno trovato una soluzione stragiudiziale. Il contribuente e il Comune hanno infatti sottoscritto un atto di transazione, ponendo fine alla disputa.

Logica conseguenza di questo accordo è stata la perdita di interesse del contribuente a proseguire il giudizio. Le parti hanno quindi depositato congiuntamente un atto in cui il ricorrente dichiarava la propria rinuncia al ricorso e l’Ente Locale manifestava la propria adesione, chiedendo contestualmente la compensazione delle spese di lite.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine al contenzioso, la Corte di Cassazione ha applicato le disposizioni del codice di procedura civile. In particolare, ha dichiarato l’estinzione del processo per avvenuta rinuncia, così come previsto dagli articoli 390 e 391 del c.p.c. La Corte ha inoltre accolto la richiesta congiunta di compensare integralmente le spese di giudizio, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si basa su un principio fondamentale del diritto processuale: la disponibilità del processo da parte dei contendenti. Una volta che il ricorrente rinuncia formalmente all’impugnazione e la controparte accetta tale rinuncia, il giudice non può fare altro che prenderne atto e dichiarare chiuso il procedimento. L’accordo amichevole intervenuto tra le parti ha reso superflua ogni ulteriore attività giurisdizionale.

Un punto di particolare interesse riguarda l’esclusione del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La legge prevede che la parte soccombente in Cassazione debba versare un ulteriore importo pari a quello già pagato per l’iscrizione del ricorso. La Corte ha chiarito che questa norma ha una natura sanzionatoria e si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Non si applica, invece, quando il giudizio si estingue per rinuncia al ricorso, poiché in tale scenario non vi è una valutazione negativa nel merito dell’impugnazione, ma solo una presa d’atto della volontà delle parti di non proseguire.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza degli strumenti di definizione concordata delle liti, anche in ambito tributario e persino nella fase più avanzata del contenzioso. La transazione seguita dalla rinuncia al ricorso permette al contribuente e all’amministrazione finanziaria di evitare i tempi lunghi e l’incertezza di un giudizio di Cassazione. Per il contribuente, significa poter chiudere una pendenza e definire il proprio debito in termini certi. Per l’Ente Locale, rappresenta un modo per incassare le somme concordate in tempi rapidi e ridurre il carico di lavoro degli uffici legali. La decisione, infine, offre un importante chiarimento pratico: la scelta di un accordo non comporta l’applicazione di sanzioni processuali come il doppio contributo, incentivando ulteriormente le soluzioni consensuali.

Cosa succede se le parti di un processo tributario trovano un accordo dopo il ricorso in Cassazione?
Le parti possono formalizzare l’intesa e il ricorrente può depositare un atto di rinuncia al ricorso. Se la controparte accetta la rinuncia, la Corte dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia.

In caso di rinuncia al ricorso a seguito di un accordo, chi paga le spese legali?
Le parti possono decidere autonomamente come ripartire le spese legali all’interno del loro accordo. Nell’ordinanza in esame, le parti hanno chiesto congiuntamente la ‘compensazione delle spese’, e la Corte ha accolto la richiesta, stabilendo che ciascuna parte dovesse sostenere i propri costi.

Se si rinuncia al ricorso in Cassazione, si deve pagare il ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, avendo natura sanzionatoria, si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, ma non quando il processo si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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