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Rinuncia agli atti: estinzione del giudizio e spese

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza le conseguenze della rinuncia agli atti presentata da un’agente della riscossione in un contenzioso tributario. La Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che, in assenza di attività difensiva delle controparti, non vi è luogo a provvedere sulle spese. Inoltre, ha chiarito che la rinuncia non comporta il pagamento del doppio contributo unificato, data la natura eccezionale e sanzionatoria di tale misura.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia agli Atti: Estinzione del Giudizio e Niente Spese

La rinuncia agli atti del giudizio è un istituto processuale che permette a una parte di abbandonare la propria iniziativa legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo esemplare le conseguenze di tale scelta, in particolare per quanto riguarda le spese legali e il versamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Contenzioso Tributario

La vicenda trae origine da un contenzioso tributario avviato da un contribuente contro un’intimazione di pagamento per crediti IRPEF e contributi al Servizio Sanitario Nazionale risalenti all’anno d’imposta 1995. La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto il ricorso del contribuente.

L’agente della riscossione aveva impugnato tale decisione dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale, la quale, tuttavia, confermava la sentenza di primo grado. I giudici d’appello avevano rilevato un vizio nella notifica dell’atto presupposto, sottolineando che, in caso di irreperibilità del destinatario, la notifica andava rinnovata secondo procedure specifiche che non erano state rispettate.

Contro questa seconda sconfitta, l’agente della riscossione proponeva ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che la Corte potesse decidere nel merito, la stessa parte ricorrente depositava un atto di rinuncia agli atti, chiedendo la compensazione delle spese.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia agli Atti

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia agli atti formalizzata dal difensore della parte ricorrente, ha applicato l’articolo 391 del codice di procedura civile. Questa norma prevede che, in caso di rinuncia, il processo si estingua.

Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si è poi concentrata su due aspetti accessori ma di grande rilevanza pratica: la gestione delle spese di lite e l’obbligo di versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state chiare e lineari.

In primo luogo, per quanto riguarda le spese processuali, i giudici hanno osservato che le parti intimate (il contribuente e l’Agenzia delle Entrate) non avevano svolto alcuna attività difensiva nel giudizio di Cassazione. L’Agenzia si era costituita al solo fine di partecipare all’eventuale udienza di discussione, senza presentare memorie o controricorsi. Pertanto, in assenza di un’effettiva attività difensiva, non vi era motivo di condannare la parte rinunciante al pagamento delle spese legali.

In secondo luogo, la Corte ha escluso l’applicazione della sanzione del ‘doppio contributo unificato’. Questo versamento aggiuntivo è previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La Corte, richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha ribadito che questa norma ha natura eccezionale e sanzionatoria. Come tale, non può essere interpretata in modo estensivo per includere ipotesi non espressamente previste, come l’estinzione del giudizio per rinuncia agli atti.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti spunti pratici. Anzitutto, conferma che la rinuncia agli atti è uno strumento efficace per chiudere un contenzioso, ma le sue conseguenze sulle spese dipendono dal comportamento processuale della controparte. Se quest’ultima non ha svolto attività difensiva, è probabile che le spese vengano compensate, come richiesto dalla stessa parte rinunciante. In secondo luogo, chiarisce definitivamente che l’estinzione del giudizio per rinuncia non fa scattare l’obbligo di versamento del contributo unificato aggiuntivo, evitando così un ulteriore esborso economico per la parte che decide di abbandonare il ricorso.

Cosa succede se la parte che ha fatto ricorso presenta una rinuncia agli atti?
Il giudizio si estingue. Ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, la Corte di Cassazione, una volta ricevuto un atto di rinuncia, deve dichiarare l’estinzione del processo.

In caso di rinuncia, la parte che rinuncia deve sempre pagare le spese legali alla controparte?
No, non necessariamente. La Corte ha chiarito che non si deve provvedere sulle spese se le controparti (gli intimati) non hanno svolto attività difensiva. Nel caso di specie, non avendo presentato memorie o controricorsi, non avevano diritto al rimborso delle spese.

La rinuncia agli atti comporta il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte ha specificato che i presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (previsto in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità) non ricorrono in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, data la natura eccezionale e sanzionatoria della norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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