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Rimessione in termini: quando la richiesta è tardiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente, confermando l’inammissibilità del suo appello fiscale. Nonostante il grave impedimento del difensore, la richiesta di rimessione in termini è stata giudicata tardiva perché non presentata con immediatezza alla cessazione della causa ostativa, ma solo nel successivo grado di giudizio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimessione in Termini: Malattia dell’Avvocato Non Basta se la Richiesta è Tardiva

L’istituto della rimessione in termini rappresenta un’ancora di salvezza nel processo, permettendo di rimediare a scadenze perentorie mancate per cause di forza maggiore. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che anche questa richiesta deve rispettare un requisito fondamentale: la tempestività. Il caso analizzato riguarda un contribuente il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante il suo avvocato fosse stato colpito da un grave e improvviso problema di salute. Vediamo perché la Corte ha ritenuto la richiesta di rimessione in termini non accoglibile.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Depositato Fuori Termine

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di due soggetti, ritenuti amministratori di fatto di una società. I contribuenti impugnavano l’atto dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), la quale dichiarava il ricorso inammissibile per due motivi: difetto di legittimazione e deposito tardivo dell’atto.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), pur riconoscendo la legittimazione ad agire dei contribuenti, confermava l’inammissibilità del ricorso a causa del tardivo deposito. In particolare, il ricorso era stato spedito nei termini, ma la sua copia era stata depositata in segreteria oltre il termine di trenta giorni previsto dalla legge.

Il contribuente proponeva quindi ricorso in Cassazione, lamentando che la CTR avesse omesso di considerare un fatto decisivo: il suo difensore era stato ricoverato in ospedale per un infarto miocardico acuto per un lungo periodo, proprio a cavallo della scadenza per il deposito. Tale impedimento, documentato, avrebbe dovuto giustificare una rimessione in termini.

La Decisione della Corte: La Tempestività della Richiesta di Rimessione in Termini

La Corte di Cassazione, pur riconoscendo l’errore della CTR (la cosiddetta ‘omessa pronuncia’ sulla questione dell’impedimento), ha deciso di non rinviare la causa ma di risolverla nel merito, integrando la motivazione della sentenza impugnata. Il ricorso del contribuente è stato rigettato.

Il Principio dell’Immediata Reazione

Il punto focale della decisione risiede nel principio della ‘tempestività’ o ‘immediata reazione’. Secondo la Corte, la parte che intende chiedere la rimessione in termini deve attivarsi non appena cessa la causa che ha generato l’impedimento.

Nel caso specifico, l’impedimento (il ricovero del legale) era terminato il 14 aprile 2013. Tuttavia, la parte non aveva presentato alcuna istanza di rimessione in termini durante il giudizio di primo grado, nemmeno dopo che l’Agenzia delle Entrate aveva eccepito la tardività del deposito. La richiesta è stata avanzata per la prima volta solo nell’atto di appello, a distanza di molto tempo e dopo la pronuncia di inammissibilità della CTP.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha chiarito che l’istituto della rimessione in termini, pur essendo fondamentale per la tutela del diritto di difesa, deve essere bilanciato con i principi di economia processuale e della ragionevole durata del processo. La richiesta non può essere avanzata in qualsiasi momento, ma deve avvenire ‘in un termine ragionevolmente contenuto’ dalla cessazione dell’impedimento.

La Cassazione ha affermato che attendere l’esito del primo grado di giudizio per poi sollevare la questione solo in appello costituisce una reazione tardiva. La parte avrebbe dovuto presentare l’istanza, corredata dalla documentazione probatoria, già davanti alla CTP, non appena il suo difensore si era ristabilito. Non facendolo, ha perso il diritto di avvalersi di tale strumento processuale. Di conseguenza, la Corte ha integrato la motivazione della CTR, confermando che la richiesta di rimessione in termini era, di fatto, tardiva e inaccoglibile, rendendo definitiva l’inammissibilità del ricorso originario.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: anche di fronte a un impedimento oggettivo e grave come la malattia del difensore, la parte ha l’onere di agire con la massima sollecitudine per richiedere la rimessione in termini. L’istanza deve essere presentata non appena l’impedimento cessa, senza attendere gli sviluppi del processo. In caso contrario, il diritto a essere ‘rimessi in termini’ decade, con conseguenze potenzialmente irreversibili sull’esito della causa. È un monito a non sottovalutare mai la tempestività delle proprie azioni processuali, anche quando si ritiene di avere una valida giustificazione.

Una grave e improvvisa malattia del difensore è una causa valida per la rimessione in termini?
Sì, in linea di principio una grave malattia del difensore, come un infarto miocardico acuto, configura una causa straordinaria e imprevedibile non imputabile alla parte, che può giustificare la rimessione in termini.

Quando deve essere presentata l’istanza di rimessione in termini?
L’istanza deve essere presentata con ‘immediata reazione’ non appena cessa la causa di impedimento. Secondo la Corte, la richiesta deve avvenire in un termine ragionevolmente contenuto e rispettoso del principio della durata ragionevole del processo. Presentarla per la prima volta in appello, dopo che la questione della tardività è già stata decisa in primo grado, è considerato tardivo.

Cosa succede se il giudice di merito non si pronuncia sulla richiesta di rimessione in termini?
Si verifica un vizio di ‘omessa pronuncia’. Tuttavia, la Corte di Cassazione può, in base ai principi di economia processuale, decidere la questione nel merito senza rinviare la causa al giudice precedente, qualora non siano necessari ulteriori accertamenti di fatto. In questo caso, ha integrato la motivazione e confermato la decisione di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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