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Rimborso tributi sisma: quando spetta la restituzione

Una società colpita dal terremoto in Abruzzo ha richiesto il rimborso per le imposte versate in eccesso rispetto alla soglia del 40% fissata da una legge successiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al rimborso tributi sisma per le imposte dirette (IRES e IRAP) sussiste, ma è condizionato al rispetto delle normative europee sugli aiuti di Stato. Ha invece escluso il rimborso per l’IVA. La sentenza del giudice di merito è stata quindi parzialmente annullata con rinvio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso tributi sisma: quando spetta la restituzione

L’ordinanza in esame affronta una questione di grande rilevanza per le imprese colpite da calamità naturali: la possibilità di ottenere il rimborso tributi sisma per le imposte già versate, qualora una legge successiva ne riduca l’ammontare. Il caso specifico riguarda le agevolazioni fiscali disposte a seguito del terremoto che ha colpito l’Abruzzo nel 2009. La Corte di Cassazione, con una pronuncia articolata, delinea i confini di questo diritto, bilanciando i principi costituzionali di uguaglianza con i vincoli del diritto dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso

Una società di capitali, che aveva regolarmente versato le imposte (IRES, IRAP e IVA) per l’anno 2009, presentava un’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate. La richiesta si fondava sulla Legge n. 183/2011, che aveva ridotto al 40% l’ammontare totale dei tributi dovuti dai soggetti colpiti dal sisma. La società sosteneva di aver diritto alla restituzione del 60% versato in eccesso.
L’amministrazione finanziaria respingeva la richiesta, e la Commissione Tributaria Regionale confermava tale decisione, interpretando la norma nel senso che la riduzione si applicasse solo ai debiti non ancora saldati, escludendo chi aveva già pagato. La società, ritenendo leso il proprio diritto, ricorreva per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il rimborso tributi sisma

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso della società, cassando con rinvio la sentenza impugnata. Ha stabilito un principio fondamentale: la riduzione del debito d’imposta deve valere sia per chi non ha ancora pagato, sia per chi, più diligente, ha già adempiuto ai propri obblighi fiscali. Negare il rimborso a quest’ultimo creerebbe una disparità di trattamento irragionevole. Tuttavia, la Corte ha posto dei limiti precisi a tale diritto, distinguendo tra imposte dirette e IVA e richiamando la normativa europea sugli aiuti di Stato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Principio di Uguaglianza e Ragionevolezza

Il cuore della motivazione risiede nei principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza. Secondo la Corte, sarebbe contraddittorio e ingiusto premiare il contribuente inadempiente a scapito di quello adempiente. Una legge che riduce un’obbligazione tributaria ex post rende indebito il pagamento effettuato per la parte eccedente. Questo ius superveniens favorevole deve applicarsi a tutti i soggetti nella stessa situazione, indipendentemente dal momento del pagamento. Interpretare diversamente la norma, come fatto dai giudici di merito, significherebbe creare un trattamento deteriore ingiustificato per chi ha rispettato le scadenze.

L’Interpretazione della Norma e i Precedenti

La Cassazione ha smontato l’argomentazione basata sull’inciso “al netto dei versamenti già eseguiti” presente nella legge. Richiamando numerosi precedenti relativi ad altre calamità naturali (come il sisma in Sicilia del 1990), la Corte ha chiarito che tale espressione non esclude il diritto al rimborso, ma serve solo a calcolare il debito residuo per chi non ha ancora saldato tutto. La volontà del legislatore in questi contesti è quella di indennizzare i soggetti colpiti da eventi calamitosi, e questa finalità sarebbe vanificata se si escludessero dal beneficio i contribuenti più virtuosi.

I Limiti Derivanti dal Diritto Europeo: Aiuti di Stato e IVA

La Corte ha però dovuto fare i conti con il diritto dell’Unione Europea. La Commissione UE, con una decisione del 2015, ha qualificato le agevolazioni fiscali post-sisma come aiuti di Stato, potenzialmente incompatibili con il mercato interno. Pertanto, il rimborso è ammesso solo se l’aiuto rientra nei limiti del regime de minimis o se rispetta specifiche condizioni (come la compensazione di danni diretti causati dalla calamità). Sarà il giudice del rinvio a dover verificare la sussistenza di tali requisiti per l’impresa ricorrente.
Inoltre, per quanto riguarda l’IVA, una recente ordinanza della Corte di Giustizia UE (Causa C-37/23) ha dichiarato la norma italiana incompatibile con il diritto unionale, nella parte in cui consente di ottenere il rimborso dell’IVA versata. Di conseguenza, la Cassazione ha concluso che il rimborso per l’IVA non è in alcun caso dovuto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che i contribuenti che hanno versato imposte poi ridotte da una legge post-sisma hanno diritto al rimborso della quota eccedente. Questo principio, basato sull’equità e sulla ragionevolezza, trova però due importanti limiti. Per le imposte dirette (IRES, IRAP), il rimborso tributi sisma è subordinato alla verifica della compatibilità dell’agevolazione con le norme UE sugli aiuti di Stato. Per l’IVA, invece, il rimborso è escluso a priori per incompatibilità con il sistema comune di imposta sul valore aggiunto. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

Chi ha pagato le tasse prima della legge di riduzione ha diritto al rimborso tributi sisma?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che negare il rimborso a chi ha già pagato creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata rispetto a chi non aveva ancora versato. La norma successiva che riduce il debito rende indebito il pagamento per la parte eccedente, generando un diritto alla restituzione.

Perché il rimborso è stato negato per l’IVA?
Il rimborso per l’IVA è stato escluso perché la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con l’ordinanza del 18 marzo 2024 (causa C-37/23), ha dichiarato la norma agevolativa italiana incompatibile con il diritto unionale laddove consente di ottenere il rimborso di quanto versato a titolo di IVA.

Quali condizioni devono essere rispettate per ottenere il rimborso delle imposte dirette (IRES e IRAP)?
Per le imprese, il rimborso delle imposte dirette è condizionato alla dimostrazione che l’agevolazione fiscale rispetti la normativa europea sugli aiuti di Stato. L’aiuto deve rientrare nei limiti del regolamento de minimis oppure essere qualificato come aiuto destinato a compensare i danni causati dalla calamità naturale, rispettando specifiche condizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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