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Rimborso spese viaggio: quando è tassabile? La Cassazione

Un medico specialista ha richiesto il rimborso delle imposte pagate sulle somme ricevute come rimborso spese viaggio forfettario. I giudici di merito gli avevano dato ragione, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con una recente ordinanza, ha stabilito che il rimborso spese viaggio calcolato in modo forfettario, e non sulla base di costi effettivi e documentati, costituisce reddito da lavoro e, di conseguenza, è soggetto a tassazione. La Corte ha inoltre chiarito che l’eccezione di decadenza del diritto al rimborso può essere sollevata d’ufficio anche in appello.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese viaggio: quando è tassabile? La Cassazione chiarisce

La questione della tassabilità del rimborso spese viaggio è un tema di grande interesse per lavoratori e datori di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo una netta distinzione tra rimborsi analitici e forfettari e le loro diverse implicazioni fiscali. La Corte ha affermato che i rimborsi calcolati con un criterio forfettario, non legati a spese effettive, rientrano nella base imponibile del lavoratore.

Il caso: la richiesta di rimborso di un medico

Un medico specialista convenzionato con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) aveva impugnato il silenzio-diniego dell’Agenzia delle Entrate su una sua istanza di rimborso. Il professionista chiedeva la restituzione delle imposte versate su somme percepite, nel periodo 2011-2014, a titolo di “rimborso spese viaggi” per l’attività lavorativa svolta al di fuori del suo comune di residenza.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano dato ragione al contribuente, ritenendo che tali somme avessero una natura risarcitoria e non retributiva, e quindi non fossero soggette a tassazione. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali: uno di carattere procedurale e uno di merito.

L’analisi della Corte sul rimborso spese viaggio

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi del ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando completamente l’esito dei precedenti gradi di giudizio.

La distinzione tra rimborso analitico e forfettario

Il cuore della decisione riguarda la natura del rimborso spese viaggio. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la tassabilità delle somme dipende dal criterio con cui vengono calcolate.

* Rimborso analitico: Si ha quando il datore di lavoro rimborsa le spese di vitto, alloggio e viaggio effettivamente sostenute e documentate dal dipendente. In questo caso, il rimborso ha una funzione meramente restitutoria del patrimonio del lavoratore e non concorre a formare reddito imponibile.
* Rimborso forfettario: Si verifica quando il rimborso è calcolato con un criterio predeterminato (come un’indennità chilometrica) e non è ancorato alle spese reali. La Corte ha chiarito che il cosiddetto “rimborso spese di accesso” alla sede di lavoro, determinato con il criterio forfettario, è ontologicamente diverso dalle indennità di trasferta e non rientra nelle ipotesi di esenzione. Queste somme, non avendo una funzione di ripristino di una spesa effettiva, sono considerate parte della retribuzione e, in base al principio di onnicomprensività, devono essere assoggettate a imposta.

Nel caso specifico, le somme corrisposte al medico erano calcolate in modo forfettario e, pertanto, dovevano essere incluse nella base imponibile.

La questione procedurale della decadenza

L’Agenzia delle Entrate aveva sollevato l’eccezione di decadenza del contribuente dal diritto al rimborso, sostenendo che l’istanza fosse stata presentata oltre i termini di legge. I giudici d’appello avevano ritenuto questa eccezione inammissibile perché sollevata per la prima volta in secondo grado.

La Cassazione ha corretto questa impostazione, affermando che la decadenza, essendo una questione che attiene a situazioni non disponibili e prevista a favore dell’amministrazione, può essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, purché emerga dagli atti. Di conseguenza, i giudici d’appello avevano errato a non esaminare l’eccezione.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione dell’art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), che sancisce il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro. Secondo tale principio, tutto ciò che il lavoratore percepisce in relazione al rapporto di lavoro è considerato reddito, a meno che la legge non preveda specifiche deroghe. I rimborsi forfettari per gli spostamenti casa-lavoro, anche se denominati “rimborso spese”, non rientrano tra queste deroghe. Essi non servono a ristorare una spesa sostenuta nell’esclusivo interesse del datore di lavoro (come una trasferta), ma rappresentano un’erogazione che va a integrare la retribuzione. Pertanto, tali importi non potevano essere oggetto di rimborso fiscale.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originaria del contribuente. Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: la modalità di calcolo del rimborso spese viaggio è determinante per il suo trattamento fiscale. Solo i rimborsi analitici, basati su costi documentati, sono esenti da imposte. I rimborsi forfettari, invece, sono considerati a tutti gli effetti parte del reddito e devono essere tassati.

Quando un rimborso spese viaggio è considerato reddito tassabile?
Un rimborso spese viaggio è considerato reddito tassabile quando è calcolato con un criterio forfettario (ad esempio, un’indennità chilometrica) e non è basato sul rimborso di spese effettive, specifiche e documentate sostenute dal lavoratore. In questo caso, la somma concorre a formare la base imponibile secondo il principio di onnicomprensività della retribuzione.

Qual è la differenza tra un rimborso spese forfettario e uno analitico ai fini fiscali?
Il rimborso analitico copre spese di vitto, alloggio e viaggio realmente sostenute e documentate dal lavoratore; ha una funzione restitutoria e non è tassabile. Il rimborso forfettario, invece, è una somma predeterminata non legata ai costi reali; è considerato parte integrante della retribuzione e, come tale, è soggetto a tassazione.

L’eccezione di decadenza dal diritto al rimborso può essere sollevata per la prima volta in appello?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la decadenza del contribuente dal diritto a richiedere un rimborso è una questione che può essere rilevata d’ufficio dal giudice anche in secondo grado, purché gli elementi per valutarla emergano dagli atti del processo. Non è considerata un’eccezione nuova inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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