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Rimborso spese trasferta: quando non fa reddito?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il rimborso spese trasferta, erogato a un dipendente per i viaggi quotidiani verso una sede di lavoro temporanea, non costituisce reddito imponibile. L’ordinanza chiarisce che sia i rimborsi analitici sia quelli forfettari, come l’indennità chilometrica, hanno una natura puramente risarcitoria, volta a compensare i costi sostenuti dal lavoratore nell’interesse del datore di lavoro, e pertanto sono fiscalmente irrilevanti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese trasferta: non è reddito se compensa i costi di viaggio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per lavoratori e aziende: la tassazione del rimborso spese trasferta. La Suprema Corte ha stabilito che le somme erogate per compensare i costi di viaggio sostenuti da un dipendente per recarsi quotidianamente in una sede lavorativa temporanea non costituiscono reddito imponibile. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un dipendente di una grande società energetica che, dopo aver lavorato per oltre vent’anni in una città, ha ricevuto l’ordine di prestare servizio temporaneamente in un’altra sede, situata in un comune diverso. Per questo incarico, l’azienda gli ha corrisposto diverse somme a titolo di rimborso per le spese di viaggio quotidiane.

L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha ritenuto che tali somme dovessero essere considerate parte del reddito da lavoro dipendente e, di conseguenza, soggette a tassazione IRPEF. Il caso è giunto fino alla Corte di Cassazione, dopo che le commissioni tributarie di merito avevano parzialmente dato ragione al contribuente, escludendo la tassabilità delle somme ma negando il rimborso per alcune annualità a causa della tardività della richiesta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando in via definitiva che le somme percepite dal lavoratore non dovevano essere tassate. I giudici hanno chiarito che, ai fini fiscali, è fondamentale distinguere tra le indennità che hanno natura retributiva e quelle che hanno una funzione puramente risarcitoria.

Le Motivazioni della Sentenza sul rimborso spese trasferta

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni principi chiave del diritto tributario e del lavoro, analizzando la disciplina contenuta nell’art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

Natura Risarcitoria e non Retributiva

Il punto centrale della motivazione è che il rimborso spese trasferta per i costi di viaggio non arricchisce il lavoratore, ma si limita a reintegrare il suo patrimonio per le spese sostenute nell’esclusivo interesse del datore di lavoro. Queste somme, quindi, non hanno natura retributiva, ma risarcitoria. Il loro scopo è evitare che il dipendente subisca un depauperamento economico a causa di un incarico svolto fuori dalla sede abituale. In base a questo principio, tali rimborsi non rientrano nella base imponibile IRPEF.

Equivalenza tra Rimborso Analitico e Forfettario

Un altro aspetto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda le modalità di rimborso. La sentenza equipara, ai fini della non imponibilità, il rimborso analitico (o “a piè di lista”, basato su documenti di spesa) e quello forfettario (come l’indennità chilometrica). Entrambe le forme sono finalizzate a ristorare il dipendente dei costi effettivamente affrontati per il viaggio. Non importa la modalità scelta, ciò che conta è la finalità compensativa, che esclude la natura reddituale.

Distinzione tra Spese di Viaggio e Indennità di Trasferta

La Corte ha inoltre precisato che le spese di viaggio e di trasporto sono trattate diversamente rispetto all’indennità di trasferta generica. Mentre quest’ultima (destinata a coprire spese come vitto e alloggio) concorre a formare il reddito per la parte che eccede determinate soglie giornaliere, i rimborsi specifici per i costi di viaggio sono esclusi dalla tassazione. L’art. 51, comma 5, del TUIR stabilisce infatti che le indennità di trasferta sono tassate “al netto delle spese di viaggio e di trasporto”.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza pratica: il rimborso spese trasferta, quando è erogato per coprire i costi sostenuti da un dipendente per spostamenti richiesti dall’azienda verso una sede temporanea, non è tassabile. La decisione offre una chiara linea guida sia per i datori di lavoro, nella gestione dei rimborsi, sia per i lavoratori, che vedono tutelato il loro diritto a non essere tassati su somme che rappresentano un mero reintegro di spese. La natura risarcitoria di tali emolumenti li pone al di fuori del perimetro del reddito da lavoro dipendente, a prescindere dal fatto che il rimborso sia analitico o forfettario.

Il rimborso spese per il viaggio quotidiano casa-lavoro durante una trasferta è considerato reddito tassabile?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tali rimborsi non costituiscono reddito imponibile. Essi hanno una natura risarcitoria, in quanto servono unicamente a compensare il lavoratore per i costi sostenuti nell’interesse del datore di lavoro, senza arricchirlo.

C’è differenza fiscale tra un rimborso spese di viaggio analitico (a piè di lista) e uno forfettario (come l’indennità chilometrica)?
No, ai fini della non tassabilità, la Corte ha equiparato le due modalità. Sia il rimborso basato su documentazione specifica sia quello forfettario sono considerati non imponibili, poiché entrambi hanno lo scopo di ristorare il dipendente dei costi di viaggio sostenuti.

L’indennità di trasferta e il rimborso delle spese di viaggio sono la stessa cosa ai fini fiscali?
No. L’art. 51, comma 5, del TUIR distingue le due voci. Le indennità di trasferta (per vitto, alloggio, ecc.) sono parzialmente tassabili se superano determinate soglie giornaliere. I rimborsi per spese di viaggio e trasporto, invece, sono esclusi da tale calcolo e non concorrono a formare il reddito imponibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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