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Rimborso spese tassazione: quando è reddito imponibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che il “rimborso spese di accesso” forfettario per un medico specialista che lavora in un comune diverso dalla residenza ha natura retributiva e non indennitaria. Pertanto, rientra nel principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente ed è soggetto a tassazione IRPEF, confermando la legittimità del diniego di rimborso delle ritenute operate. Il focus è sul tema del rimborso spese tassazione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Spese e Tassazione: La Cassazione si Pronuncia sul Caso dei Medici

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un tema di grande interesse per molti professionisti: il rimborso spese e la sua tassazione. Nello specifico, la Suprema Corte ha chiarito la natura fiscale delle somme corrisposte ai medici specialisti ambulatoriali per gli incarichi svolti in comuni diversi da quello di residenza. La decisione sottolinea come tali emolumenti debbano essere considerati parte del reddito da lavoro dipendente e, di conseguenza, soggetti a imposizione IRPEF.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso IRPEF

Il caso ha origine dalla richiesta di un medico specialista ambulatoriale di ottenere il rimborso delle ritenute IRPEF operate dal sostituto d’imposta su somme percepite a titolo di “rimborso spese viaggio” tra il 2012 e il 2015. Il professionista svolgeva i suoi incarichi presso ambulatori situati al di fuori del proprio comune di residenza.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso del medico. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del contribuente. I giudici di secondo grado avevano ritenuto prevalente la natura indennitaria di tali somme, calcolate forfettariamente in base al chilometraggio, escludendole così dalla base imponibile IRPEF.

Contro questa sentenza, l’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che tali rimborsi avessero natura retributiva e dovessero quindi essere assoggettati a tassazione.

La Decisione della Cassazione sul Rimborso Spese e Tassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Decidendo nel merito, ha rigettato l’originario ricorso del contribuente, confermando di fatto che il rimborso spese in questione è soggetto a tassazione.

La Corte ha affermato un principio di diritto chiaro: il “rimborso spese di accesso”, previsto dalla normativa di settore (art. 35 del d.P.R. n. 271/2000), è ontologicamente diverso dalle indennità di trasferta e deve essere ricompreso tra le somme percepite in relazione al rapporto di lavoro dipendente. Pertanto, è soggetto a imposizione fiscale.

Le Motivazioni: Perché il Rimborso Spese è Soggetto a Tassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su una precisa analisi della normativa fiscale e contrattuale, distinguendo nettamente la fattispecie in esame da altre forme di rimborso esenti.

Distinzione tra “Rimborso Spese di Accesso” e Trasferta

Il punto cruciale della decisione risiede nella differenza tra il “rimborso spese di accesso” e le “indennità di trasferta” previste dall’art. 51, comma 5, del T.U.I.R. Le indennità di trasferta, che godono di un regime fiscale agevolato, presuppongono uno spostamento temporaneo dal luogo di lavoro abituale, su richiesta e nell’interesse del datore di lavoro.

Nel caso del medico specialista, invece, lo spostamento dalla residenza alla sede di lavoro, anche se in un comune diverso, non costituisce una trasferta. Si tratta semplicemente del tragitto per raggiungere il luogo dove la prestazione lavorativa viene ordinariamente eseguita. Manca quindi il requisito del mutamento temporaneo della sede di lavoro che caratterizza la trasferta.

Il Principio di Onnicomprensività del Reddito

La Corte ha ribadito la centralità del principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, sancito dall’art. 51, comma 1, del T.U.I.R. Secondo tale principio, tutte le somme e i valori percepiti dal lavoratore in relazione al rapporto di lavoro costituiscono reddito imponibile, a meno che non siano espressamente escluse dalla legge.

Il rimborso spese in esame, non essendo riconducibile alle deroghe previste (come le indennità di trasferta o le prestazioni di trasporto collettivo), rientra a pieno titolo nella base imponibile. Esso è erogato in ragione di spostamenti individuali e non può beneficiare dell’esenzione prevista per i servizi di trasporto collettivo offerti alla generalità dei dipendenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale preciso e ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che i rimborsi spese forfettari corrisposti per raggiungere la sede di lavoro abituale, anche se situata in un comune diverso da quello di residenza, hanno natura retributiva e non indennitaria. Di conseguenza, tali somme concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente e sono pienamente soggette a tassazione IRPEF. Per i professionisti e i datori di lavoro, questa pronuncia rappresenta un riferimento fondamentale per la corretta gestione fiscale dei rimborsi legati agli spostamenti casa-lavoro.

Il ‘rimborso spese di accesso’ per un medico specialista è esente da tasse?
No, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, questo tipo di rimborso non è esente. Deve essere considerato reddito da lavoro dipendente e, di conseguenza, è soggetto a tassazione IRPEF.

Perché questo tipo di rimborso è considerato reddito da lavoro dipendente?
Perché si applica il principio di onnicomprensività (art. 51, comma 1, T.U.I.R.), secondo il quale tutte le somme percepite in relazione al rapporto di lavoro costituiscono reddito imponibile, salvo specifiche deroghe. Il “rimborso spese di accesso” non rientra in nessuna delle eccezioni previste dalla legge.

Qual è la differenza tra questo ‘rimborso spese’ e le indennità di trasferta non tassabili?
L’indennità di trasferta si riferisce a uno spostamento temporaneo dal luogo di lavoro abituale, richiesto dal datore di lavoro. Il “rimborso spese di accesso”, invece, copre il tragitto ordinario dalla residenza alla sede di lavoro, anche se in un altro comune. Manca quindi il carattere della temporaneità e del mutamento della sede di lavoro, elementi essenziali per qualificare lo spostamento come trasferta fiscalmente agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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