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Rimborso spese medico: quando è tassabile secondo la Legge

Un medico specialista ha richiesto un rimborso IRPEF per le somme ricevute per i viaggi verso ambulatori situati fuori dal suo comune di residenza, sostenendo che fossero rimborsi non tassabili. Dopo due sentenze favorevoli al professionista, l’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che il rimborso spese medico per il tragitto casa-lavoro non è una trasferta, ma reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è pienamente soggetto a tassazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese medico: Quando è tassabile? L’analisi della Cassazione

Il tema del rimborso spese medico e della sua corretta qualificazione fiscale è da sempre oggetto di dibattito. Molti professionisti sanitari che operano in più sedi si chiedono se le somme percepite per gli spostamenti debbano essere considerate reddito tassabile o un mero ristoro di costi sostenuti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 31305/2024, getta luce sulla questione, stabilendo un principio chiaro: il rimborso per il tragitto casa-lavoro, anche se verso una sede diversa da quella principale, costituisce reddito imponibile.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un medico specialista ambulatoriale, convenzionato con un’Azienda Sanitaria Locale, di ottenere il rimborso dell’IRPEF versata su somme percepite per le spese di viaggio. Queste spese erano sostenute per recarsi dalla propria residenza a diversi ambulatori esterni. Il professionista sosteneva la natura risarcitoria e non retributiva di tali importi, in quanto reintegrazione di esborsi sostenuti per conto del datore di lavoro e, quindi, non imponibili.

L’Agenzia delle Entrate ha respinto l’istanza di rimborso, ma il medico ha impugnato il diniego, ottenendo ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) che in appello (Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado). Entrambi i giudici di merito avevano qualificato le somme come indennità non retributive e quindi non tassabili.

La Decisione della Cassazione e il rimborso spese medico

Contro la sentenza di secondo grado, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha ribaltato completamente le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione finanziaria. Secondo gli Ermellini, i giudici di merito hanno errato nel qualificare le somme come indennità/risarcimento. La Corte ha chiarito che il regime fiscale delle trasferte non è applicabile al caso di specie.

Le Motivazioni: Differenza tra Trasferta e Spostamento Casa-Lavoro

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione fondamentale tra “indennità di trasferta” e “rimborso spese di accesso”.

* L’indennità di trasferta, disciplinata dall’art. 51, comma 5, del TUIR, gode di un trattamento fiscale agevolato. Si applica però solo agli spostamenti temporanei e occasionali del lavoratore dalla propria sede di lavoro abituale, per specifiche esigenze di servizio.
* Il rimborso spese di accesso, come quello percepito dal medico, riguarda invece il tragitto dalla residenza alla sede di lavoro. Questo tipo di spostamento, anche se verso sedi diverse e in comuni differenti, non è una trasferta, ma un semplice adempimento dell’obbligazione lavorativa.

La Corte ha affermato che, in base al principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente (art. 51, comma 1, del TUIR), tutte le somme percepite dal lavoratore in relazione al rapporto di lavoro costituiscono reddito imponibile, a meno che la legge non preveda specifiche esenzioni. Poiché il rimborso per il tragitto casa-lavoro non rientra tra le eccezioni previste (come l’indennità di trasferta o i servizi di trasporto collettivo), esso è a tutti gli effetti parte della retribuzione e, come tale, soggetto a IRPEF.

La Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, sottolineando come il rimborso chilometrico per raggiungere la sede di lavoro sia “ontologicamente diverso” dalle indennità per trasferte e debba essere ricompreso tra “le somme a qualunque titolo percepite”.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame stabilisce un principio di diritto molto chiaro con importanti implicazioni pratiche per tutti i lavoratori, in particolare per i professionisti sanitari convenzionati che prestano servizio in più ambulatori. Qualsiasi compenso o rimborso forfettario corrisposto per coprire i costi del tragitto dalla propria abitazione a una delle sedi di lavoro assegnate deve essere considerato reddito imponibile. Per poter beneficiare del regime di detassazione, è necessario che si configuri una vera e propria “trasferta”, intesa come uno spostamento temporaneo e non abituale dalla sede di lavoro principale, richiesto dal datore di lavoro. Questa pronuncia consolida l’orientamento del Fisco e della giurisprudenza di legittimità, riducendo gli spazi per interpretazioni estensive della normativa sulle trasferte.

Il rimborso per le spese di viaggio dal proprio comune di residenza a una sede di lavoro esterna è tassabile?
Sì, secondo la Corte di Cassazione questo tipo di rimborso, definito “rimborso spese di accesso”, è ontologicamente diverso dall’indennità di trasferta e rientra nel reddito da lavoro dipendente, essendo quindi soggetto a piena imposizione fiscale (IRPEF).

Qual è la differenza tra “indennità di trasferta” e “rimborso spese di accesso” ai fini fiscali?
L’indennità di trasferta riguarda spostamenti temporanei e occasionali dalla sede di lavoro abituale per esigenze di servizio. Il “rimborso spese di accesso” si riferisce invece al tragitto abituale dalla residenza del lavoratore alla sede di lavoro. Il primo gode di un regime fiscale agevolato, il secondo è interamente tassabile.

Perché la Corte ha ritenuto imponibili le somme ricevute dal medico?
La Corte ha applicato il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente. Ha stabilito che le somme non erano per una trasferta occasionale, ma per raggiungere in modo continuativo le sedi di lavoro assegnate. Pertanto, tali somme costituiscono parte della retribuzione e devono essere tassate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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