LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso spese medici: tassabile? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10427/2025, ha stabilito che il rimborso spese medici convenzionati per gli spostamenti dal proprio comune di residenza agli ambulatori esterni costituisce reddito da lavoro e, pertanto, è soggetto a tassazione IRPEF. La Corte ha chiarito che tale rimborso non rientra nella categoria delle indennità di trasferta, esenti da imposte, ma rappresenta una componente della retribuzione secondo il principio di onnicomprensività. Questa decisione ribalta un precedente orientamento giurisprudenziale e respinge la richiesta di rimborso fiscale avanzata da un medico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese medici: tassabile secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un tema di grande interesse per i professionisti della sanità, chiarendo la natura fiscale del rimborso spese medici convenzionati. Con una decisione che segna un’inversione di rotta rispetto al passato, i giudici hanno stabilito che le somme percepite per gli spostamenti tra il comune di residenza e le sedi di lavoro esterne sono soggette a tassazione. Analizziamo i dettagli di questa importante ordinanza.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso sul Rimborso Spese

Un medico di medicina territoriale, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, svolgeva la sua attività professionale presso diversi ambulatori situati al di fuori del suo comune di residenza. Per questi spostamenti, riceveva un rimborso delle spese di viaggio. Su tali somme veniva operata una ritenuta IRPEF, che il medico riteneva non dovuta. Di conseguenza, presentava un’istanza di restituzione all’Agenzia delle Entrate.

Dopo un iniziale accoglimento, l’Agenzia rigettava la richiesta, dando il via a un contenzioso tributario. I giudici di primo e secondo grado davano ragione al professionista, sostenendo che il rimborso, essendo calcolato in modo analitico (basato sui chilometri percorsi) e non forfettario, avesse una funzione meramente restitutoria e non potesse quindi essere considerato parte della retribuzione imponibile. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Rimborso Spese Medici

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. Il punto centrale della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (T.U.I.R.), che disciplina il reddito da lavoro dipendente.

Il Principio di Onnicomprensività del Reddito

I giudici hanno ribadito la validità del principio di onnicomprensività, secondo cui qualsiasi somma o valore percepito dal lavoratore in relazione al rapporto di lavoro concorre a formare il reddito imponibile. Esistono delle deroghe a questo principio, ma devono essere espressamente previste dalla legge.

La Distinzione Cruciale: Accesso alla Sede di Lavoro vs. Trasferta

La Corte ha operato una distinzione fondamentale. Il rimborso spese medici in questione non poteva essere qualificato come “indennità di trasferta”, che gode di un regime di parziale o totale esenzione fiscale. La trasferta, infatti, implica uno spostamento temporaneo e occasionale del lavoratore in un luogo diverso dalla sede di lavoro contrattualmente definita, per esigenze del datore di lavoro.

Nel caso esaminato, gli ambulatori esterni non erano sedi occasionali, ma i luoghi in cui il medico svolgeva abitualmente la propria attività professionale. Il rimborso, quindi, non era per una missione fuori sede, ma per coprire i costi di accesso alle normali sedi di lavoro. Di conseguenza, tale somma rientra a pieno titolo nel reddito da lavoro e deve essere assoggettata a tassazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione superando un suo precedente orientamento del 2015, che era più favorevole al contribuente. I giudici si sono allineati a una pronuncia più recente (del 2024), ritenendola più coerente con il quadro normativo. Si è chiarito che il rimborso per l’accesso a una sede di lavoro situata in un comune diverso da quello di residenza è ontologicamente differente dall’indennità per le trasferte di cui all’art. 51, comma 5, del T.U.I.R. Le somme in questione, pertanto, non rientrano in alcuna delle ipotesi di deroga al principio di onnicomprensività e sono pienamente imponibili, in quanto rappresentano una componente della retribuzione legata al rapporto di lavoro.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che il medico convenzionato non ha diritto ad alcun rimborso IRPEF sulle somme percepite per gli spostamenti tra residenza e luogo di lavoro. Questa decisione consolida un’interpretazione rigorosa del principio di onnicomprensività del reddito da lavoro, limitando l’applicazione delle esenzioni fiscali ai soli casi di trasferta in senso tecnico. Per i professionisti della sanità e i loro consulenti, diventa quindi essenziale distinguere correttamente la natura degli spostamenti lavorativi per una corretta gestione fiscale.

Il rimborso chilometrico per un medico convenzionato che si reca in ambulatori diversi dal comune di residenza è tassabile?
Sì, secondo la sentenza in esame, tale rimborso è tassabile. La Corte di Cassazione ha stabilito che queste somme rientrano nell’ambito della retribuzione e non costituiscono un’indennità di trasferta esente, applicando il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro.

Qual è la differenza tra “rimborso spese di accesso” alla sede di lavoro e “indennità di trasferta”?
Il “rimborso spese di accesso” riguarda gli spostamenti per raggiungere la sede di lavoro abituale, anche se situata in un comune diverso da quello di residenza. L'”indennità di trasferta” si riferisce a spostamenti temporanei in un luogo diverso da quello abituale di lavoro, per esigenze specifiche del datore. Solo la seconda gode di un regime fiscale agevolato.

Perché la Corte di Cassazione ha cambiato il suo orientamento rispetto a una precedente sentenza del 2015?
La Corte ha ritenuto superato il precedente del 2015 alla luce di una pronuncia più recente (del 2024) e di un’analisi più approfondita della normativa. La nuova interpretazione distingue più nettamente tra le spese per raggiungere la sede lavorativa fissa e le vere e proprie trasferte, allineandosi a una lettura più rigorosa dell’art. 51 del T.U.I.R. e ai principi espressi dalle Sezioni Unite in materia contributiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati