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Rimborso spese medici: quando è reddito tassabile?

La Cassazione chiarisce la natura del rimborso spese medici per l’accesso alla sede ambulatoriale. L’ordinanza stabilisce che, se erogato in modo forfettario e non per una trasferta occasionale, tale importo ha natura retributiva e rientra nel reddito da lavoro tassabile, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Spese Medici: La Cassazione chiarisce la Tassabilità

Il trattamento fiscale del rimborso spese medici rappresenta un tema di grande interesse e frequente contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che le indennità chilometriche corrisposte ai medici specialisti ambulatoriali per raggiungere la sede di lavoro non sono risarcimenti esentasse, ma vero e proprio reddito da lavoro dipendente e, come tali, soggetti a tassazione. Questa decisione ribalta l’orientamento dei precedenti gradi di giudizio e consolida un principio fondamentale in materia fiscale.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dal ricorso di un gruppo di medici specialisti ambulatoriali contro il silenzio rifiuto dell’Agenzia delle Entrate sulle loro istanze di rimborso. I professionisti chiedevano la restituzione delle imposte trattenute sulle somme percepite come “indennità per spese di accesso ambulatoriali”. Secondo i ricorrenti, tali somme, parametrate alla distanza chilometrica percorsa per recarsi dalla propria residenza alla sede di lavoro, avevano una natura risarcitoria e non retributiva, e quindi non avrebbero dovuto essere soggette a tassazione. Sia la Commissione Tributaria Provinciale in primo grado, sia la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano accolto la tesi dei medici, ritenendo le indennità esenti da imposte.

L’Agenzia delle Entrate, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo la violazione di diverse norme del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

L’analisi della Corte sul rimborso spese medici

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, fornendo un’interpretazione rigorosa della normativa. Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra le indennità per il tragitto casa-lavoro e le indennità di trasferta.

I giudici hanno chiarito che il “rimborso spese di accesso”, anche se calcolato su base chilometrica, non può essere equiparato alle indennità di trasferta disciplinate dall’art. 51, comma 5, del TUIR. Queste ultime si riferiscono a spostamenti temporanei e occasionali dalla sede abituale di lavoro. Al contrario, il rimborso in esame riguarda il tragitto quotidiano verso una sede di lavoro fissa, sebbene situata in un Comune diverso da quello di residenza del medico.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, sancito dall’art. 51, comma 1, del TUIR. Secondo tale principio, tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro, costituiscono reddito imponibile.

Le deroghe a questo principio sono tassative e devono essere espressamente previste dalla legge. Il rimborso per il tragitto casa-lavoro non rientra in nessuna di queste eccezioni. La Cassazione ha richiamato propri precedenti (sent. n. 2124/2024 e ord. n. 8489/2020) per affermare che il rimborso spese per essere esentasse deve essere:

1. Analitico: Basato su spese effettivamente sostenute e documentate (es. biglietti, ricevute).
2. Relativo a una trasferta: Legato a uno spostamento temporaneo e non al raggiungimento della sede ordinaria di lavoro.

Poiché nel caso di specie il rimborso era forfettario (basato su coefficienti e importi unitari per chilometro) e non legato a una trasferta occasionale, la Corte ha concluso che esso ha natura retributiva. Si tratta, in sostanza, di una componente aggiuntiva della retribuzione, erogata per compensare il disagio dello spostamento, e non di un mero reintegro di spese. Tale somma, quindi, concorre a formare la base imponibile del lavoratore.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un punto fermo: il rimborso spese medici per il tragitto casa-lavoro, se corrisposto in maniera forfettaria, è tassabile. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche sia per i professionisti sanitari che per le amministrazioni (come le ASL) che erogano tali somme. Viene rafforzata una visione rigorosa del concetto di reddito da lavoro, limitando le esenzioni ai soli casi espressamente previsti dalla legge, come i rimborsi analitici per trasferte occasionali. I contribuenti e i sostituti d’imposta dovranno quindi prestare la massima attenzione alla corretta qualificazione e al trattamento fiscale di queste indennità per evitare futuri contenziosi con il Fisco.

Il rimborso spese basato sul chilometraggio per un medico convenzionato è sempre esente da tasse?
No. Secondo l’ordinanza, se il rimborso copre il tragitto abituale verso una sede di lavoro fissa e viene erogato in modo forfettario (come l’indennità chilometrica), ha natura retributiva e quindi è soggetto a tassazione come reddito.

Qual è la differenza tra “rimborso spese di accesso” e “indennità di trasferta” ai fini fiscali?
Il “rimborso spese di accesso” si riferisce al tragitto per raggiungere la sede ordinaria di lavoro. L'”indennità di trasferta”, invece, riguarda spostamenti temporanei in un luogo diverso dalla sede abituale. Solo quest’ultima può beneficiare dei regimi di esenzione fiscale previsti dall’art. 51 del TUIR.

Perché la natura forfettaria del rimborso lo rende tassabile in questo caso?
Perché non costituisce un reintegro di spese specifiche e documentate, ma una somma erogata a forfait. La Corte lo considera una componente aggiuntiva della retribuzione, soggetta al principio di onnicomprensività del reddito da lavoro, e non una delle eccezioni previste dalla legge per i rimborsi esentasse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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