LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso spese di viaggio: tassazione e onere prova

Un dipendente in comando presso una sede diversa da quella abituale ha richiesto il rimborso delle tasse sul suo rimborso spese di viaggio, ritenendolo non imponibile. La Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che il rimborso forfettario è tassabile per la parte eccedente i limiti di legge e che, in caso di richiesta di rimborso, l’onere della prova grava sul contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese di viaggio: quando è tassabile?

Il trattamento fiscale del rimborso spese di viaggio per i lavoratori dipendenti è un tema che genera spesso dubbi e contenziosi. Con la recente Ordinanza n. 15164/2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su un caso specifico, delineando i confini tra rimborso a carattere risarcitorio (non tassabile) e retribuzione (tassabile), e ribadendo un principio fondamentale sull’onere della prova.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dipendente di una nota società energetica, con sede di servizio ordinaria in una città siciliana, comandato a prestare la propria attività lavorativa presso un’altra sede per un lungo periodo. Per questo spostamento quotidiano, il lavoratore riceveva un rimborso spese di viaggio. Ritenendo che tali somme avessero natura risarcitoria e non retributiva, il dipendente ha presentato un’istanza di rimborso per le maggiori imposte trattenute dal 2001 al 2005.

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Amministrazione Finanziaria, il contribuente ha adito le vie legali, ottenendo ragione in primo e secondo grado. I giudici di merito avevano accolto la sua tesi. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione delle norme fiscali sul reddito da lavoro dipendente.

La tassazione del rimborso spese di viaggio secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo giudice di merito. La decisione si fonda su due pilastri: la natura del rimborso spese di viaggio e l’onere della prova.

La Corte ha ribadito la distinzione fondamentale prevista dall’art. 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi):

Tipologie di Rimborso

1. Rimborso Analitico: Si basa su una documentazione precisa delle spese effettivamente sostenute per vitto, alloggio e viaggio. Questo tipo di rimborso, avendo natura puramente risarcitoria, non costituisce reddito e non è soggetto a tassazione.
2. Rimborso Forfettario: Consiste nell’erogazione di una somma fissa, come un’indennità chilometrica o giornaliera, non legata a specifiche pezze giustificative. Questo importo concorre a formare il reddito da lavoro dipendente per la parte che eccede i limiti massimi fissati dalla legge.

Il principio di fondo è quello dell’onnicomprensività della retribuzione: ogni somma percepita dal dipendente in relazione al rapporto di lavoro è considerata reddito, a meno che non sia specificamente esente. Le indennità di trasferta forfettarie sono una di queste eccezioni parziali.

Le Motivazioni della Decisione

Il punto cruciale della motivazione risiede nell’errata applicazione, da parte dei giudici di merito, della regola sull’onere della prova. La Corte d’Appello aveva affermato che l’Ufficio non aveva dimostrato che le somme ricevute dal dipendente superassero le spese effettivamente sostenute. La Cassazione ha ribaltato questa prospettiva, chiarendo che, trattandosi di un’istanza di rimborso presentata dal contribuente, era quest’ultimo a dover provare i fatti a fondamento della sua richiesta. In altre parole, spettava al dipendente dimostrare che le somme percepite rientravano nei limiti di non imponibilità previsti per il rimborso spese di viaggio forfettario o che corrispondevano a spese analiticamente documentate.

Conclusioni

La decisione della Suprema Corte riafferma due principi cardine in materia fiscale. Primo, il rimborso spese di viaggio forfettario non è esente da tassazione in modo assoluto, ma solo entro specifici limiti di legge; l’importo eccedente tali limiti è considerato reddito imponibile. Secondo, in un contenzioso relativo a una richiesta di rimborso fiscale, l’onere di provare la sussistenza dei presupposti per il rimborso grava sempre sul contribuente istante. Questa ordinanza serve da monito per lavoratori e datori di lavoro sulla corretta gestione e qualificazione fiscale delle indennità di trasferta, sottolineando l’importanza di distinguere chiaramente tra rimborsi analitici e forfettari per evitare future contestazioni da parte del Fisco.

Come viene tassato il rimborso spese di viaggio per un dipendente in comando presso un’altra sede?
La tassazione dipende dalla natura del rimborso. Se è analitico (basato su documenti di spesa), non è tassato. Se è forfettario, concorre a formare il reddito imponibile per la parte che supera i limiti massimi stabiliti dall’art. 51 del TUIR.

In una causa per ottenere un rimborso fiscale, chi deve fornire le prove?
L’onere della prova grava sempre sul contribuente che ha presentato l’istanza di rimborso. È lui che deve dimostrare di avere diritto alla restituzione delle imposte, provando i fatti che ne costituiscono il fondamento.

Cosa succede se la notifica di un ricorso in Cassazione è irregolare ma la controparte si costituisce in giudizio?
La costituzione in giudizio della parte, tramite il deposito di un controricorso, sana qualsiasi vizio della notifica. Questo perché dimostra che l’atto ha comunque raggiunto il suo scopo, ovvero portare a conoscenza del destinatario l’esistenza del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati