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Rimborso spese di accesso: tassazione e limiti

Un medico specialista ha richiesto la restituzione di imposte su somme percepite come rimborso spese di accesso per recarsi al lavoro in un comune diverso da quello di residenza. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha stabilito che tale rimborso, se erogato in modo forfettario (es. indennità chilometrica), non è assimilabile a un’esente indennità di trasferta. Rientra invece nel principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è soggetto a tassazione.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Spese di Accesso: Quando è Tassabile? La Cassazione Chiarisce

Il trattamento fiscale delle somme erogate ai lavoratori per coprire i costi di spostamento è un tema complesso e fonte di frequente contenzioso. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sulla tassazione del cosiddetto rimborso spese di accesso, distinguendolo nettamente dall’indennità di trasferta. La questione riguardava un medico specialista che riceveva un’indennità per recarsi a lavoro in ambulatori situati fuori dal suo comune di residenza.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Medico

Un medico specialista presentava un’istanza di rimborso per un importo di 3.670,00 euro, relativo all’anno d’imposta 2011. Tale somma era stata percepita come indennità per le spese di viaggio sostenute per esercitare la sua professione in ambulatori esterni al comune di residenza. Il contribuente riteneva che tali somme fossero esenti da tassazione. Di fronte al silenzio dell’amministrazione finanziaria, interpretato come un rigetto (silenzio-rifiuto), il medico adiva le vie legali.

Inizialmente, la Commissione tributaria provinciale dava ragione al contribuente. Anche in appello, la decisione veniva confermata. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, non si arrendeva e proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo la piena tassabilità di tali emolumenti.

L’Analisi della Cassazione sul Rimborso Spese di Accesso

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei gradi precedenti, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il punto centrale della controversia era stabilire la natura giuridica e fiscale del rimborso spese di accesso erogato al medico.

La Corte ha chiarito che questo tipo di rimborso, determinato in modo forfettario sulla base della distanza chilometrica (secondo quanto previsto dall’art. 48 dell’Accordo Collettivo di settore e dall’art. 35 del d.P.R. n. 271/2000), non può essere confuso con l’indennità di trasferta di cui all’art. 51, comma 5, del TUIR. Quest’ultima, infatti, presuppone uno spostamento temporaneo del lavoratore in un luogo diverso dalla sede di lavoro abituale, nell’interesse e su richiesta del datore di lavoro.

Nel caso di specie, invece, il medico si recava in modo continuativo presso una sede di lavoro fissa, sebbene situata in un comune diverso da quello di residenza. L’indennità percepita non era quindi legata a una trasferta occasionale, ma compensava il disagio del tragitto casa-lavoro.

Il Principio di Onnicomprensività del Reddito

Il perno della decisione è il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, sancito dall’art. 51, comma 1, del TUIR. Secondo tale principio, tutto ciò che il dipendente riceve in relazione al rapporto di lavoro costituisce reddito imponibile, a meno che la legge non preveda una specifica deroga. Le indennità di trasferta sono una di queste deroghe, ma, come spiegato dalla Corte, il rimborso spese di accesso non rientra in tale categoria.

La Cassazione ha stabilito che un’indennità forfettaria, stabilita per compensare l’accesso a una sede di lavoro posta in un Comune diverso da quello di residenza, rientra a pieno titolo nel reddito da lavoro e, di conseguenza, non può essere considerata esente da tassazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una distinzione ontologica tra le diverse tipologie di rimborsi. Il rimborso per una trasferta è destinato a coprire costi eccezionali sostenuti per un’esigenza lavorativa temporanea fuori sede. Il rimborso per l’accesso alla sede di lavoro, al contrario, copre un costo ordinario, quello del pendolarismo, anche se su lunga distanza. Essendo un emolumento erogato in modo stabile e commisurato forfettariamente alla distanza, esso assume la natura di una componente aggiuntiva della retribuzione.

La Corte ha inoltre respinto l’eccezione di giudicato esterno sollevata dal contribuente, il quale aveva ottenuto una sentenza favorevole per un’annualità precedente. I giudici hanno specificato che una sentenza su un determinato anno d’imposta non è automaticamente vincolante per gli anni successivi, specialmente quando l’accertamento si basa su presupposti di fatto (come la natura delle indennità) che possono variare nel tempo.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova valutazione. Il principio di diritto stabilito è chiaro: le indennità forfettarie corrisposte per il tragitto casa-lavoro, anche se il luogo di lavoro si trova in un altro comune, sono soggette a tassazione in quanto parte integrante del reddito da lavoro. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i lavoratori che ricevono compensi simili, chiarendo che solo le indennità per trasferte temporanee e occasionali possono beneficiare, entro certi limiti, dell’esenzione fiscale.

Il rimborso spese forfettario per raggiungere la sede di lavoro è tassabile?
Sì. Secondo l’ordinanza, un rimborso erogato in modo forfettario, come un’indennità chilometrica, per coprire le spese del tragitto tra la residenza e la sede di lavoro abituale, è considerato parte del reddito da lavoro e quindi è soggetto a tassazione.

Qual è la differenza tra ‘rimborso spese di accesso’ e ‘indennità di trasferta’?
Il ‘rimborso spese di accesso’ compensa il costo ordinario del tragitto casa-lavoro. L”indennità di trasferta’, invece, copre i costi per uno spostamento temporaneo e occasionale in una sede diversa da quella abituale, avvenuto su richiesta e nell’interesse del datore di lavoro. Solo quest’ultima può essere, a certe condizioni, esente da imposte.

Una precedente sentenza favorevole su un anno d’imposta ha effetto sugli anni successivi?
No, non automaticamente. La Corte ha chiarito che una sentenza relativa a un anno d’imposta non è vincolante per gli anni successivi se i presupposti di fatto non sono permanenti e identici, poiché la natura delle indennità e delle spese può cambiare di anno in anno, richiedendo una nuova valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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