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Rimborso spese di accesso: tassabilità per i medici

Un medico specialista ha richiesto un rimborso IRPEF sulle somme ricevute come ‘rimborso spese di accesso’ per lavorare in ambulatori fuori dal proprio comune di residenza. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione precedente, ha stabilito che tale rimborso è pienamente tassabile. Ha chiarito che non si tratta di un’indennità di trasferta esente, ma di una componente del reddito da lavoro dipendente, soggetta al principio di onnicomprensività fiscale.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese di accesso: la Cassazione ne conferma la tassabilità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento decisivo sulla natura fiscale del rimborso spese di accesso corrisposto ai medici specialisti ambulatoriali. Questa pronuncia stabilisce che tali somme sono da considerarsi a tutti gli effetti parte del reddito da lavoro dipendente e, pertanto, soggette a imposizione fiscale (IRPEF), discostandosi da precedenti orientamenti.

I fatti del caso

La controversia nasce dalla richiesta di un medico specialista di ottenere il rimborso dell’IRPEF versata su somme percepite a titolo di rimborso per le spese di viaggio. Queste spese erano sostenute per svolgere la propria attività professionale in ambulatori situati al di fuori del suo comune di residenza. L’Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso, ma le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al contribuente. L’Amministrazione finanziaria ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione e falsa applicazione delle norme fiscali sul reddito da lavoro dipendente.

La qualificazione del rimborso spese di accesso secondo la Cassazione

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta qualificazione di queste somme. Sono da considerarsi come un’indennità di trasferta, parzialmente o totalmente esente da tassazione, oppure come una componente ordinaria della retribuzione? La Suprema Corte ha risolto il dubbio in favore della seconda opzione.

La distinzione fondamentale con l’indennità di trasferta

I giudici hanno sottolineato una differenza ontologica tra il rimborso spese di accesso e le indennità di trasferta disciplinate dall’art. 51, comma 5, del TUIR. Le indennità di trasferta presuppongono uno spostamento temporaneo e occasionale del lavoratore dalla sua sede di lavoro abituale, per svolgere una missione nell’interesse del datore di lavoro.

Nel caso del medico specialista, invece, lo spostamento non è occasionale ma strutturale: la prestazione lavorativa viene ordinariamente eseguita presso una sede di lavoro (l’ambulatorio) situata in un comune diverso da quello di residenza. Il rimborso, calcolato forfettariamente con il criterio dell’indennità chilometrica, non serve a coprire i costi di una missione, ma a compensare il disagio di raggiungere la sede ordinaria di lavoro.

Il principio di onnicomprensività del reddito

La Corte ha richiamato il principio cardine dell’art. 51, comma 1, del TUIR, noto come ‘principio di onnicomprensività’. Secondo tale principio, tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro, costituiscono reddito imponibile. Poiché il rimborso spese di accesso non rientra nelle specifiche eccezioni previste per le trasferte, deve essere ricompreso nella base imponibile del lavoratore.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando che il ‘rimborso spese di accesso’, previsto dall’art. 35 del d.P.R. n. 271 del 2000, è ontologicamente diverso dalle ‘indennità percepite per le trasferte’ di cui all’art. 51, comma 5, del Tuir. Le seconde riguardano spostamenti temporanei e richiesti dal datore di lavoro. Il primo, invece, è una compensazione per raggiungere la sede lavorativa abituale, che si trova semplicemente in un comune diverso dalla residenza del medico. Di conseguenza, non potendo essere inquadrato nella disciplina derogatoria delle trasferte, questo emolumento rientra a pieno titolo nella regola generale dell’onnicomprensività della retribuzione. Pertanto, deve essere assoggettato a imposizione fiscale come qualsiasi altra componente del reddito da lavoro dipendente.

Le conclusioni

La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, stabilendo che il rimborso spese di accesso per i medici convenzionati ha natura reddituale e non risarcitoria o indennitaria. Questa interpretazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti sanitari che operano in regime di convenzione e si spostano regolarmente per lavoro: le somme ricevute a questo titolo devono essere incluse nella dichiarazione dei redditi e sono soggette a tassazione ordinaria. La decisione della Corte accoglie quindi il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassa la sentenza impugnata e rigetta la richiesta originaria del contribuente.

Il ‘rimborso spese di accesso’ per un medico specialista è tassabile?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, questo rimborso è a tutti gli effetti una componente del reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è interamente soggetto a tassazione IRPEF.

Qual è la differenza tra ‘rimborso spese di accesso’ e ‘indennità di trasferta’?
L’indennità di trasferta si riferisce a spostamenti temporanei e occasionali dalla sede di lavoro abituale per una missione specifica, e gode di un regime fiscale agevolato. Il ‘rimborso spese di accesso’, invece, è una compensazione per raggiungere la sede di lavoro ordinaria e non rientra in tale regime agevolato.

Perché questo rimborso è considerato reddito imponibile?
Perché si applica il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente (art. 51, comma 1, TUIR), secondo cui tutte le somme percepite in relazione al rapporto di lavoro sono tassabili, a meno che una norma specifica non preveda un’esenzione. Il rimborso spese di accesso non rientra tra queste eccezioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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