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Rimborso spese di accesso: tassabile per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il cosiddetto ‘rimborso spese di accesso’, corrisposto a un medico ambulatoriale convenzionato per gli spostamenti verso una sede di lavoro in un Comune diverso da quello di residenza, costituisce reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è interamente soggetto a tassazione IRPEF. La Suprema Corte ha riformato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e rigettando la richiesta di rimborso della contribuente. La decisione si fonda sul principio di onnicomprensività del reddito, chiarendo che tale indennità non rientra nelle ipotesi di rimborsi spese esenti, come quelli per le trasferte.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Spese di Accesso: Tassabile Secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale per i medici ambulatoriali convenzionati e, per estensione, per molte categorie di lavoratori: il rimborso spese di accesso è da considerarsi reddito imponibile. Questa decisione ribalta l’orientamento di merito e stabilisce che le somme percepite per recarsi alla sede di lavoro, anche se situata in un Comune diverso da quello di residenza, non godono di esenzione fiscale.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di una dottoressa, medico specialista ambulatoriale, di ottenere il rimborso dell’Irpef versata su una specifica voce della sua retribuzione. Tale voce era relativa all’indennità percepita per gli incarichi svolti in un Comune diverso da quello di sua residenza, definita come ‘rimborso delle spese di viaggio’. La contribuente aveva richiesto un rimborso di circa 4.000 euro per gli anni dal 2011 al 2014.

Di fronte al silenzio dell’Agenzia delle Entrate, interpretato come un rifiuto, la dottoressa si era rivolta alla Commissione Tributaria Provinciale, che le aveva dato ragione. Anche la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva confermato la decisione, ritenendo che tali somme fossero un mero rimborso spese e quindi non tassabili. L’Agenzia delle Entrate ha però impugnato la sentenza, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sul Rimborso Spese di Accesso

Il cuore della controversia era stabilire la natura fiscale del rimborso spese di accesso previsto dall’articolo 48 dell’Accordo Collettivo Nazionale per i medici specialisti ambulatoriali. Si trattava di capire se questa indennità, calcolata con un criterio forfettario chilometrico, dovesse essere qualificata come un rimborso spese esente da tassazione (simile a quello per le trasferte) o se, invece, dovesse rientrare a pieno titolo nel reddito da lavoro dipendente e, di conseguenza, essere soggetta a Irpef.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva la seconda tesi, basandosi sul principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente sancito dall’art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (t.u.i.r.).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Agenzia delle Entrate, fornendo motivazioni chiare e precise.

I giudici hanno innanzitutto operato una distinzione fondamentale: il rimborso spese di accesso è ontologicamente diverso dalle indennità di trasferta. La trasferta, come definita dall’art. 51, comma 5, del t.u.i.r., riguarda spostamenti temporanei dal luogo di lavoro abituale, richiesti dal datore di lavoro. Le spese di accesso, invece, compensano il costo dello spostamento sistematico e quotidiano dalla propria residenza alla sede di lavoro predeterminata.

Di conseguenza, non essendo riconducibile alla disciplina delle trasferte, l’indennità deve essere assoggettata al principio generale di onnicomprensività (art. 51, comma 1, t.u.i.r.). Secondo tale principio, ‘tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro’ costituiscono reddito imponibile.

La Corte ha inoltre escluso che si potesse applicare l’esenzione prevista per i servizi di trasporto collettivo, poiché l’indennità in questione è corrisposta per spostamenti individuali.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha rigettato l’originario ricorso della contribuente. La sentenza stabilisce un principio di diritto vincolante: l’indennità forfettaria per le spese di accesso, essendo legata al normale tragitto casa-lavoro, fa parte integrante della retribuzione e come tale è soggetta a tassazione. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i medici convenzionati e per altre categorie di lavoratori che percepiscono somme simili, confermando un’interpretazione rigorosa del principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente.

L’indennità per ‘spese di accesso’ percepita da un medico convenzionato è soggetta a tassazione IRPEF?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale indennità costituisce reddito da lavoro dipendente ed è quindi interamente soggetta a tassazione, in base al principio di onnicomprensività.

Perché il rimborso spese di accesso non è considerato un rimborso per trasferta esente da tasse?
Perché, a differenza della trasferta che è uno spostamento temporaneo dalla sede abituale di lavoro, il rimborso spese di accesso copre i costi del tragitto sistematico e ordinario tra il Comune di residenza e la sede di lavoro. Non è quindi un evento eccezionale, ma una condizione strutturale del rapporto di lavoro.

Qual è il principio applicato dalla Corte di Cassazione per decidere sulla tassabilità di questa indennità?
La Corte ha applicato il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, previsto dall’articolo 51, comma 1, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (t.u.i.r.). Tale principio stabilisce che tutto ciò che il lavoratore riceve in relazione al suo rapporto di lavoro costituisce reddito imponibile, a meno che non sia specificamente esentato dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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