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Rimborso spese di accesso: tassabile o esente?

Un medico riceveva un’indennità per recarsi al lavoro in un comune diverso dalla sua residenza, considerandola esente. L’Agenzia delle Entrate la riteneva tassabile. La Corte di Cassazione ha stabilito che il cosiddetto ‘rimborso spese di accesso’ non è assimilabile a un’indennità di trasferta esente, ma costituisce reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è pienamente soggetto a tassazione in base al principio di onnicomprensività.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese di accesso: la Cassazione conferma la piena tassabilità

L’inquadramento fiscale delle somme erogate ai dipendenti per gli spostamenti è una questione complessa che genera frequenti contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una distinzione cruciale: quella tra l’indennità di trasferta e il rimborso spese di accesso alla sede di lavoro. Questa decisione chiarisce che le somme corrisposte per il tragitto casa-lavoro, anche se il luogo di lavoro si trova in un comune diverso da quello di residenza, costituiscono reddito imponibile e non beneficiano di alcuna esenzione fiscale.

Il caso: un’indennità per il medico

Il caso esaminato riguardava un medico specialista a cui l’Amministrazione Finanziaria aveva contestato un maggior reddito da lavoro dipendente per l’anno d’imposta 2011. La differenza derivava da somme che l’azienda sanitaria gli aveva corrisposto e che il professionista considerava un’indennità non tassabile, in quanto legata alla necessità di svolgere la sua attività in ambulatori situati in comuni diversi da quello di sua residenza.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al contribuente, qualificando tali somme come un’indennità a carattere risarcitorio e quindi esente da tassazione. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che si trattasse di reddito pienamente imponibile.

Il trattamento fiscale del rimborso spese di accesso secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente impositore, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno chiarito che la qualificazione giuridica di queste somme è fondamentale per determinarne il corretto trattamento fiscale.

La differenza fondamentale con l’indennità di trasferta

L’errore dei giudici di merito, secondo la Cassazione, è stato confondere due istituti nettamente distinti:
1. Indennità di trasferta (art. 51, comma 5, TUIR): Si riferisce agli spostamenti temporanei del lavoratore dal suo luogo di lavoro abituale a un’altra sede per esigenze di servizio. Solo in questo caso sono previste delle franchigie di esenzione fiscale.
2. Rimborso spese di accesso: Riguarda il tragitto quotidiano o abituale dalla residenza del lavoratore alla sede di lavoro contrattualmente prevista. Questo tipo di rimborso, anche se forfettario e calcolato su base chilometrica, non è assimilabile alla trasferta.

La Corte ha specificato che il rimborso spese di accesso è “ontologicamente diverso” dall’indennità percepita per le trasferte. La prima compensa il disagio di raggiungere la sede di lavoro, la seconda il disagio di svolgere la prestazione in un luogo diverso e temporaneo.

Il principio di onnicomprensività del reddito

La decisione si fonda sul principio cardine di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, sancito dall’art. 51, comma 1, del TUIR. Secondo tale principio, “tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro” costituiscono reddito imponibile.

Le uniche eccezioni sono quelle tassativamente elencate dalla legge. Poiché il rimborso spese di accesso non rientra in alcuna delle deroghe previste, deve essere integralmente assoggettato a imposizione fiscale.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Ha sottolineato che le norme che prevedono agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia a situazioni non espressamente contemplate. Nel caso di specie, il medico non era in “trasferta”, ma si stava semplicemente recando presso una delle sue sedi di lavoro designate. Pertanto, l’indennità percepita non aveva natura risarcitoria, ma retributiva, e come tale doveva concorrere a formare il suo reddito complessivo. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato l’originario ricorso del contribuente.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per lavoratori e datori di lavoro. Qualsiasi somma erogata per coprire i costi del tragitto casa-lavoro, indipendentemente dalla distanza o dalla localizzazione della sede in un comune diverso, deve essere considerata parte della retribuzione e, di conseguenza, assoggettata a IRPEF e contribuzione. Le uniche agevolazioni fiscali per gli spostamenti restano confinate alle ipotesi di trasferta vera e propria, intesa come spostamento temporaneo e occasionale dalla sede di lavoro abituale, e a quelle specifiche per i “trasfertisti”, lavoratori per cui sussistono le rigide condizioni previste dal comma 6 dell’art. 51 TUIR.

Il rimborso spese per recarsi da casa a una sede di lavoro situata in un altro Comune è tassabile?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale somma, definita “rimborso spese di accesso”, non gode di alcuna esenzione e costituisce reddito da lavoro dipendente pienamente tassabile.

Qual è la differenza tra “rimborso spese di accesso” e “indennità di trasferta”?
Il “rimborso spese di accesso” copre il costo del tragitto dalla residenza del lavoratore alla sua sede di lavoro contrattuale. L'”indennità di trasferta”, invece, compensa il lavoratore per uno spostamento temporaneo dalla sua sede abituale di lavoro a un altro luogo per esigenze di servizio. Solo quest’ultima può beneficiare di un regime fiscale agevolato.

Perché il rimborso spese di accesso è considerato reddito imponibile?
Perché rientra nel principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente (art. 51 TUIR), secondo il quale tutte le somme percepite in relazione al rapporto di lavoro sono tassabili, a meno che non siano specificamente esentate dalla legge. Il rimborso per il tragitto casa-lavoro non rientra tra queste esenzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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