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Rimborso spese di accesso: è reddito imponibile?

Un medico specialista ha richiesto un rimborso IRPEF per le somme percepite come ‘rimborso spese di viaggio’ per recarsi a lavorare in ambulatori fuori dal proprio comune di residenza. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti, ha stabilito che tale ‘rimborso spese di accesso’ è pienamente tassabile. La Corte ha chiarito che non si tratta di un’indennità di trasferta esente, ma di una componente del reddito da lavoro dipendente, soggetta al principio di onnicomprensività, in quanto rappresenta un rimborso per il normale tragitto per raggiungere la sede di lavoro.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso spese di accesso: la Cassazione stabilisce la sua natura imponibile

L’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale per molti professionisti: il rimborso spese di accesso alla sede di lavoro, anche se situata fuori dal comune di residenza, costituisce reddito imponibile e non può essere assimilato alla più favorevole indennità di trasferta. Questa decisione ribalta le sentenze dei gradi inferiori e offre un’interpretazione rigorosa del principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente.

I fatti del caso

Un medico specialista ambulatoriale, che svolgeva la sua attività professionale in diversi ambulatori situati al di fuori del proprio comune di residenza, ha richiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso delle ritenute IRPEF applicate sulle somme percepite a titolo di ‘rimborso spese di viaggio’ per gli anni dal 2016 al 2019. L’Amministrazione finanziaria ha negato il rimborso, sostenendo la natura imponibile di tali emolumenti.

Il contribuente ha impugnato il diniego e le commissioni tributarie di primo e secondo grado gli hanno dato ragione, qualificando tali somme come non retributive e quindi esenti da tassazione. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’errata applicazione della normativa fiscale.

La questione giuridica: rimborso spese di accesso o trasferta?

Il cuore della controversia risiedeva nella corretta qualificazione giuridica e fiscale delle somme erogate al medico. Bisognava stabilire se si trattasse di un’indennità di trasferta, parzialmente esente secondo l’art. 51, comma 5, del TUIR, oppure di un emolumento con natura retributiva, pienamente imponibile in base al principio generale di onnicomprensività sancito dal comma 1 dello stesso articolo.

L’Agenzia delle Entrate ha sostenuto che il regime delle trasferte si applica solo quando un lavoratore si reca in un luogo di missione temporaneo, diverso dalla sede di lavoro contrattuale, partendo da quest’ultima e non dalla propria residenza. Nel caso di specie, gli spostamenti del medico erano finalizzati a raggiungere le diverse sedi di lavoro abituali, configurandosi quindi come un normale tragitto casa-lavoro.

Le motivazioni della Cassazione sul rimborso spese di accesso

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza di secondo grado e rigettando l’originaria richiesta del contribuente. La decisione si fonda su una netta distinzione concettuale e normativa tra i due istituti.

Differenza tra trasferta e accesso alla sede di lavoro

I giudici hanno chiarito che l’indennità di trasferta (art. 51, comma 5, TUIR) presuppone uno spostamento occasionale e temporaneo del lavoratore dalla sua sede di lavoro ordinaria per svolgere una mansione specifica in un luogo diverso, su richiesta e nell’interesse del datore di lavoro. Il rimborso spese di accesso previsto dall’art. 35 del d.P.R. n. 271 del 2000 per i medici convenzionati, invece, è ontologicamente diverso. Esso compensa il disagio di dover raggiungere una sede di lavoro fissa, anche se non unica, situata in un comune diverso da quello di residenza. Non si tratta di una ‘missione’, ma del tragitto ordinario per iniziare la propria prestazione lavorativa.

Il principio di onnicomprensività del reddito da lavoro

Il principio cardine su cui si basa la decisione è quello di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente (art. 51, comma 1, TUIR). Secondo tale principio, tutte le somme e i valori percepiti in relazione al rapporto di lavoro concorrono a formare il reddito imponibile, a meno che una specifica norma non ne preveda l’esclusione. La Corte ha affermato che il rimborso spese di accesso, non potendo essere inquadrato nella disciplina derogatoria delle trasferte, rientra a pieno titolo nella definizione generale di reddito imponibile. Si tratta di ‘somme a qualunque titolo percepite’ in relazione al rapporto di lavoro dipendente, e come tali soggette a imposizione fiscale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio chiaro: le somme erogate ai lavoratori per coprire i costi degli spostamenti dalla propria residenza alla sede di lavoro, anche se situata in un altro comune, hanno natura retributiva e sono interamente tassabili. Questa interpretazione ha importanti implicazioni pratiche non solo per i medici specialisti ambulatoriali, ma per tutte le categorie di lavoratori che ricevono emolumenti simili. Le aziende e i professionisti devono quindi prestare la massima attenzione alla corretta qualificazione fiscale di tali rimborsi per evitare contenziosi con l’Amministrazione finanziaria.

Il ‘rimborso spese di accesso’ per un medico che lavora in un comune diverso dalla residenza è esente da tasse?
No, secondo la Cassazione non è esente. Tale rimborso è considerato parte del reddito da lavoro dipendente e, pertanto, è soggetto a imposizione fiscale in base al principio di onnicomprensività.

Qual è la differenza tra ‘indennità di trasferta’ e ‘rimborso spese di accesso’ secondo la sentenza?
L’indennità di trasferta riguarda spostamenti temporanei dal luogo di lavoro abituale per specifiche esigenze di servizio. Il ‘rimborso spese di accesso’, invece, copre il costo del tragitto ordinario dalla residenza del lavoratore alla sede di lavoro e non gode dello stesso regime fiscale agevolato.

Perché il principio di onnicomprensività è fondamentale in questa decisione?
È fondamentale perché stabilisce che ogni somma percepita in relazione al rapporto di lavoro costituisce reddito imponibile, a meno che una specifica norma non preveda un’eccezione. La Corte ha stabilito che il ‘rimborso spese di accesso’ non rientra in nessuna delle eccezioni previste, come quella per le trasferte, e deve quindi essere tassato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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