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Rimborso sisma Sicilia: stop ai professionisti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30829/2024, ha stabilito che il rimborso sisma Sicilia per le imposte versate nel triennio 1990-1992 è escluso per i professionisti, in quanto la loro attività rientra nella nozione di ‘impresa’ secondo il diritto europeo e il beneficio è qualificato come aiuto di Stato. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando il caso per verificare se sussistano le condizioni per l’applicazione delle eccezioni, come gli aiuti ‘de minimis’. Viene invece confermato il diritto al rimborso per il coniuge non esercente attività d’impresa.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso sisma Sicilia: la Cassazione esclude professionisti e imprese

L’atteso Rimborso sisma Sicilia, previsto per i contribuenti colpiti dagli eventi sismici del dicembre 1990, trova un’importante precisazione dalla Corte di Cassazione. Con la recente ordinanza n. 30829 del 2024, la Suprema Corte ha stabilito che i benefici fiscali non possono essere estesi automaticamente a professionisti e titolari di attività d’impresa, poiché configurano aiuti di Stato incompatibili con la normativa europea. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue conseguenze.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso e il Dissenso dell’Agenzia

La vicenda trae origine dalla richiesta di rimborso delle ritenute IRPEF e ILOR, versate tra il 1990 e il 1992, da parte di due coniugi residenti in una delle province siciliane colpite dal terremoto. Uno dei due contribuenti svolgeva attività di lavoro autonomo. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Amministrazione finanziaria, i contribuenti si sono rivolti alla giustizia tributaria, ottenendo una sentenza favorevole in primo grado.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva successivamente confermato la decisione, rigettando l’appello dell’Agenzia delle Entrate. Secondo i giudici di secondo grado, il lavoratore autonomo aveva diritto al rimborso al pari di un lavoratore dipendente, escludendo però l’IVA dalla restituzione. Insoddisfatta, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle normative nazionali ed europee in materia di aiuti di Stato.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione degli Aiuti di Stato

L’Agenzia delle Entrate ha basato il proprio ricorso su tre motivi. Mentre il primo, di natura procedurale, è stato respinto, gli altri due sono stati accolti dalla Suprema Corte. Il cuore della controversia verteva sulla corretta interpretazione della normativa sul Rimborso sisma Sicilia alla luce del diritto dell’Unione Europea.

Il punto cruciale è che il beneficio fiscale in questione è stato qualificato come aiuto di Stato. Una decisione della Commissione Europea del 2015 (C(2015) 5549 final) ha dichiarato tali aiuti incompatibili con il mercato interno se concessi a soggetti che svolgono attività economica. La normativa europea, infatti, mira a prevenire distorsioni della concorrenza che potrebbero derivare da vantaggi selettivi concessi da uno Stato membro.

Le motivazioni della Suprema Corte: il Rimborso sisma Sicilia e i limiti europei

La Corte di Cassazione ha chiarito che la nozione di ‘impresa’ o ‘undertaking’ nel diritto europeo è molto ampia: include qualsiasi entità che eserciti un’attività economica, a prescindere dalla sua forma giuridica. Questo significa che anche un lavoratore autonomo o un libero professionista è considerato un’impresa ai fini della disciplina sugli aiuti di Stato.

Di conseguenza, il Rimborso sisma Sicilia è inapplicabile a tali soggetti, a meno che non ricorrano specifiche condizioni di compatibilità. La Corte ha individuato due principali eccezioni:

1. Regime de minimis: L’aiuto può essere concesso se il suo importo totale, su un periodo di tre anni, non supera una soglia definita, ritenuta irrilevante per la concorrenza.
2. Compensazione per calamità naturali: L’aiuto è legittimo se destinato a compensare i danni diretti causati dalla calamità, evitando sovra-compensazioni.

Tuttavia, la Corte ha sottolineato che l’onere di dimostrare la sussistenza di tali condizioni eccezionali grava interamente sul contribuente che invoca il beneficio. La sentenza impugnata è stata cassata proprio perché i giudici di merito non avevano svolto alcuna indagine in tal senso, concedendo il rimborso in modo acritico e con una motivazione contraddittoria.

Per quanto riguarda la posizione del coniuge non esercente attività d’impresa, la Cassazione ha precisato che il suo diritto al rimborso rimane intatto per la quota di imposte a lei riferibile, che dovrà essere scorporata da quella del coniuge professionista.

Le conclusioni: le implicazioni pratiche della decisione

La decisione della Suprema Corte fissa paletti chiari per l’accesso al Rimborso sisma Sicilia. Imprese e professionisti che hanno subito danni dal sisma del 1990 non sono automaticamente esclusi, ma devono affrontare un percorso probatorio più complesso. Essi dovranno dimostrare in giudizio che l’aiuto richiesto rientra nei limiti del regime de minimis o che serve a compensare un danno diretto, senza eccedenze.

La causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, che dovrà riesaminare il caso applicando questi principi. La sentenza rappresenta un importante monito: le agevolazioni fiscali nazionali devono sempre fare i conti con i superiori principi del diritto europeo, in particolare con la rigorosa disciplina sugli aiuti di Stato.

Un professionista ha diritto al rimborso d’imposta per il sisma in Sicilia del 1990?
In linea di principio, no. La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista è considerato ‘impresa’ ai sensi del diritto UE. Pertanto, il beneficio fiscale costituisce un aiuto di Stato ed è generalmente escluso, a meno che il professionista non dimostri di rientrare in specifiche eccezioni, come il regime de minimis.

Cosa deve dimostrare un’impresa o un professionista per poter accedere al rimborso sisma Sicilia?
Deve provare che l’aiuto richiesto rispetta le condizioni di compatibilità previste dal diritto europeo. In particolare, deve dimostrare che l’importo totale degli aiuti ricevuti in tre anni non supera la soglia ‘de minimis’, oppure che il rimborso è strettamente necessario a compensare i danni diretti subiti a causa della calamità naturale, senza generare un arricchimento.

Se in una dichiarazione congiunta un coniuge è professionista e l’altro no, il rimborso è escluso per entrambi?
No. La Corte ha chiarito che il diritto al rimborso va valutato separatamente. Il coniuge che non svolge attività d’impresa mantiene il suo diritto a ottenere il rimborso per le somme a lui riferibili. Sarà necessario, in sede di giudizio, scorporare la sua posizione fiscale da quella del coniuge professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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