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Rimborso Sisma Sicilia: la Cassazione e gli aiuti di Stato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 518/2024, si è pronunciata sul caso del rimborso sisma Sicilia, un’agevolazione fiscale per i contribuenti colpiti dal terremoto del 1990. La Corte ha stabilito che, sebbene il diritto al rimborso spetti al contribuente finale, per le imprese tale beneficio è considerato un aiuto di Stato. Pertanto, la sua concessione è subordinata alla verifica del rispetto dei limiti ‘de minimis’ previsti dalla normativa europea, rimettendo la causa al giudice di merito per tale accertamento.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Sisma Sicilia: quando l’agevolazione diventa aiuto di Stato

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 518 del 2024 affronta la complessa questione del rimborso sisma Sicilia, l’agevolazione fiscale prevista dalla Legge n. 289/2002 per i soggetti colpiti dal terremoto del 1990. La pronuncia chiarisce un punto fondamentale: per le imprese, tale beneficio può configurare un aiuto di Stato, la cui legittimità deve essere attentamente vagliata alla luce del diritto dell’Unione Europea. Questo intervento della Suprema Corte delinea i confini tra un legittimo indennizzo per un evento calamitoso e una misura potenzialmente distorsiva della concorrenza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di rimborso avanzata da alcuni contribuenti, eredi di un professionista titolare di redditi assimilati a quelli d’impresa. Questi, residenti in una delle province siciliane colpite dal sisma del 1990, avevano versato integralmente l’IRPEF per gli anni 1990-1992 e chiedevano la restituzione del 90% di quanto pagato, come previsto dalla normativa speciale. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, dando inizio a un contenzioso. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione ai contribuenti, confermando il loro diritto alla restituzione. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errate le decisioni dei giudici di merito, proponeva ricorso per Cassazione.

Il rimborso sisma Sicilia e i motivi del ricorso

L’Amministrazione finanziaria basava il proprio ricorso su due motivi principali:
1. Errata individuazione del soggetto legittimato: si sosteneva che le norme successive avessero escluso dal rimborso i sostituti d’imposta, categoria a cui, secondo l’Agenzia, andavano ricondotti i ricorrenti.
2. Violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato: il motivo centrale del ricorso si fondava sulla sopravvenuta normativa nazionale (Legge n. 190/2014) e, soprattutto, su una Decisione della Commissione Europea (C/2015/5549 Final) che aveva qualificato l’agevolazione fiscale in questione come un aiuto di Stato illegittimo se concesso a soggetti che svolgono attività d’impresa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno.

Il primo motivo è stato rigettato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il diritto a richiedere il rimborso spetta unicamente al soggetto che ha effettivamente subito il prelievo fiscale (il ‘sostituito d’imposta’), in quanto unico destinatario dell’agevolazione, concepita come una forma di indennizzo per le vittime dell’evento calamitoso.

Il secondo motivo è stato invece accolto. La Corte ha dato pieno rilievo al principio dello ius superveniens, ovvero l’obbligo per il giudice di applicare le nuove norme entrate in vigore nel corso del giudizio. In questo caso, la Decisione della Commissione Europea, essendo un atto normativo vincolante per gli Stati membri, doveva essere immediatamente applicata. Tale decisione ha stabilito che il rimborso sisma Sicilia, se concesso a contribuenti esercenti attività d’impresa, costituisce un ‘aiuto di Stato’ incompatibile con il mercato interno. Di conseguenza, il beneficio fiscale non può essere automaticamente riconosciuto a tali soggetti.

Tuttavia, la Corte ha precisato che la stessa normativa europea prevede un’eccezione per gli aiuti ‘de minimis’, cioè aiuti di importo così esiguo da non essere considerati in grado di falsare la concorrenza. I giudici di merito avevano completamente omesso di verificare se il rimborso richiesto dai contribuenti rientrasse in questa categoria. La CTR, infatti, si era limitata a confermare il diritto al rimborso senza indagare sulla natura dell’attività svolta dai contribuenti e sulla compatibilità del beneficio con la disciplina europea.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia. Il giudice del rinvio avrà il compito di effettuare l’accertamento omesso in precedenza: dovrà verificare se l’attività svolta dai contribuenti sia qualificabile come attività d’impresa secondo i criteri comunitari e, in caso affermativo, se l’importo del rimborso richiesto rispetti le soglie previste per gli aiuti ‘de minimis’. Solo in caso di esito positivo di tale verifica, il diritto al rimborso potrà essere riconosciuto. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di coordinare la normativa nazionale di emergenza con i principi fondamentali del diritto europeo, in particolare in materia di concorrenza e aiuti di Stato.

Chi ha diritto a chiedere il rimborso fiscale previsto per le zone colpite dal sisma in Sicilia del 1990?
La sentenza chiarisce che il diritto a richiedere il rimborso spetta al soggetto passivo in senso sostanziale (il ‘sostituito d’imposta’), ovvero colui che ha effettivamente subito il prelievo fiscale e che è il destinatario finale dell’agevolazione, e non a chi ha solo effettuato materialmente il versamento dell’imposta.

Il rimborso sisma Sicilia è sempre applicabile a chi svolge attività d’impresa?
No. La Corte di Cassazione, recependo una decisione della Commissione Europea, ha stabilito che questa agevolazione, se concessa a contribuenti che svolgono attività d’impresa, si configura come un aiuto di Stato illegittimo e, di norma, non è applicabile in quanto incompatibile con il mercato interno.

Esistono eccezioni alla non applicabilità del rimborso per le imprese?
Sì. La sentenza specifica che il rimborso può essere concesso se rientra nella categoria degli aiuti ‘de minimis’. Si tratta di aiuti di modesta entità che, secondo la normativa europea, non sono considerati in grado di falsare la concorrenza. Spetta al giudice di merito verificare se il caso specifico rispetta le soglie e le condizioni previste per questa eccezione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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