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Rimborso parziale: quando impugnare il diniego tacito

Una società si è vista negare un ricorso per un rimborso IRES perché non ha impugnato le comunicazioni di irregolarità che concedevano un rimborso parziale. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali comunicazioni costituiscono un diniego esplicito per la parte non rimborsata, che deve essere contestato entro 60 giorni, rendendo inammissibile il successivo ricorso contro il silenzio-rifiuto.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso parziale: la comunicazione di irregolarità è un atto da impugnare

Quando un contribuente richiede un rimborso fiscale e riceve una comunicazione che ne riconosce solo una parte, come deve comportarsi? Può attendere la formazione del silenzio-rifiuto sulla parte restante o deve agire subito? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito che la comunicazione di un rimborso parziale equivale a un diniego esplicito per la quota non concessa, un atto che deve essere impugnato immediatamente, pena la sua definitività.

I fatti del caso

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili aveva richiesto il rimborso di una maggiore IRES versata per gli anni 2015 e 2016, ritenendo di avere diritto a un’agevolazione fiscale per investimenti in impianti fotovoltaici. A fronte di queste istanze, l’Amministrazione finanziaria aveva inviato due comunicazioni di irregolarità, con le quali riconosceva il diritto al rimborso solo per una somma inferiore a quella richiesta.

La società, anziché impugnare queste comunicazioni, ha atteso che si formasse il cosiddetto silenzio-rifiuto sulla parte di rimborso non concessa e ha successivamente presentato ricorso contro quest’ultimo. Sia la Commissione Tributaria di primo grado che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado hanno dichiarato i ricorsi inammissibili o improcedibili, sostenendo che il contribuente avrebbe dovuto contestare le comunicazioni di irregolarità, considerate come un rifiuto esplicito e parziale.

La decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza tributaria: un provvedimento che accoglie solo in parte un’istanza di rimborso costituisce un atto di diniego per la parte non accolta. Questo atto, anche se implicito, è immediatamente impugnabile.

Le motivazioni: il valore del rimborso parziale

La Corte ha spiegato che le comunicazioni di irregolarità, pur essendo emesse nell’ambito di un controllo formale (ex art. 36-bis d.P.R. 600/1973), nel momento in cui informano il contribuente di una riduzione dell’importo richiesto, assumono la natura di un provvedimento di rimborso parziale. Questo provvedimento sostituisce di fatto il silenzio-rifiuto che si sarebbe altrimenti formato.

Di conseguenza, la comunicazione diventa l’atto definitivo che esprime la volontà dell’Amministrazione. Per contestare il mancato riconoscimento della restante somma, il contribuente ha l’onere di impugnare tale comunicazione entro il termine perentorio di 60 giorni dalla sua notifica. Se non lo fa, il provvedimento di diniego parziale diventa definitivo e non può più essere messo in discussione.

Nel caso specifico, avendo la società lasciato decorrere i termini senza contestare le comunicazioni, i successivi ricorsi contro il silenzio-rifiuto (che a quel punto non si era mai formato, essendo stato superato da un atto esplicito) sono stati correttamente giudicati inammissibili.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i contribuenti

Questa ordinanza sottolinea un aspetto procedurale di fondamentale importanza per tutti i contribuenti. Qualsiasi comunicazione proveniente dall’Amministrazione finanziaria che non accoglie integralmente una richiesta deve essere attentamente valutata. Non è prudente attendere o ignorare tali atti, sperando in una successiva fase di contestazione.

L’insegnamento della Corte è chiaro: un rimborso parziale è, per la parte non concessa, un diniego a tutti gli effetti. Il contribuente deve attivarsi immediatamente per tutelare i propri diritti, impugnando l’atto nei termini di legge. In caso contrario, rischia di perdere definitivamente la possibilità di recuperare le somme che ritiene gli spettino.

Qual è il valore legale di una comunicazione di irregolarità che concede un rimborso fiscale solo parziale?
Secondo la Corte di Cassazione, una tale comunicazione ha valore di provvedimento di diniego esplicito per la parte dell’importo non rimborsata. Sostituisce il meccanismo del silenzio-rifiuto e diventa l’atto che deve essere impugnato.

Cosa deve fare un contribuente che riceve un rimborso parziale se non è d’accordo con la riduzione?
Il contribuente deve impugnare la comunicazione o il provvedimento di rimborso parziale entro il termine di 60 giorni dalla sua notificazione. Se non lo fa, la decisione dell’Amministrazione finanziaria diventa definitiva.

Un accordo di mediazione relativo a un anno d’imposta precedente può influenzare una richiesta di rimborso per anni successivi?
No. La Corte ha chiarito che le valutazioni e gli accordi relativi a un determinato anno d’imposta (nel caso di specie, il 2014) non hanno alcun effetto automatico sui procedimenti fiscali relativi ad annualità diverse (in questo caso, 2015 e 2016).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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