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Rimborso IVA termine: la Cassazione chiarisce il dies a quo

Una società di infrastrutture ha richiesto il rimborso di un’eccedenza IVA versata su un’anticipazione ricevuta da un Ministero. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’applicazione del termine di decadenza biennale. Il punto cruciale della decisione riguarda l’individuazione del ‘dies a quo’, ovvero il momento da cui far partire il calcolo del termine. Secondo la Corte, il rimborso IVA termine decorre non da una scadenza di progetto, ma dal momento in cui l’impresa ha ricevuto le fatture dai propri subappaltatori con un’aliquota inferiore, acquisendo così la consapevolezza dell’indebito versamento.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA termine: quando scatta il ‘dies a quo’? La Cassazione fa chiarezza

Nel complesso mondo del diritto tributario, il rispetto delle scadenze è fondamentale. Un ritardo, anche minimo, può compromettere irrimediabilmente il diritto a ottenere un rimborso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione si è pronunciata proprio su questo tema, offrendo chiarimenti cruciali sul rimborso IVA termine, in particolare su quando inizi a decorrere il termine biennale per presentare la richiesta. La decisione analizza un caso in cui una società si è vista negare un cospicuo rimborso per aver presentato l’istanza oltre i termini di legge, sollevando importanti questioni sulla corretta individuazione del ‘dies a quo’, ovvero del giorno iniziale del termine.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso e il Diniego dell’Agenzia Fiscale

Una società operante nel settore delle infrastrutture e telecomunicazioni, nell’ambito di un progetto di sviluppo della banda larga, aveva ricevuto un’anticipazione da un Ministero. Su tale somma, l’azienda aveva emesso fattura applicando l’aliquota IVA ordinaria del 21%. Successivamente, le società subappaltatrici avevano fatturato le loro prestazioni alla società appaltatrice applicando un’aliquota agevolata del 10%.

Questa discrepanza ha generato un’eccedenza di IVA versata dalla società appaltatrice. L’azienda ha quindi presentato un’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate per recuperare la differenza. Tuttavia, l’amministrazione finanziaria ha respinto la richiesta, sostenendo che fosse stata presentata tardivamente, ovvero oltre il termine di decadenza di due anni previsto dalla legge.

La Posizione delle Parti e il Percorso Giudiziario

Secondo la società ricorrente, il termine biennale per la richiesta di rimborso avrebbe dovuto decorrere da una data successiva, legata alla chiusura dei programmi operativi e alla rendicontazione finale delle spese. Solo in quel momento, a suo dire, si sarebbe consolidata la certezza del diritto al rimborso. In subordine, sosteneva l’applicazione del più lungo termine di prescrizione ordinario di dieci anni, tipico dell’azione per indebito oggettivo.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato torto all’azienda, confermando l’applicabilità del termine breve di due anni previsto dall’art. 21, comma 2, del D.Lgs. n. 546/1992. La questione è quindi approdata in Corte di Cassazione, chiamata a stabilire il principio di diritto corretto per l’individuazione del ‘dies a quo’ in queste circostanze.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Rimborso IVA Termine

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ma ha colto l’occasione per correggere e precisare la motivazione dei giudici di merito, delineando un principio chiaro e di grande rilevanza pratica.

La Distinzione tra Prescrizione Decennale e Decadenza Biennale

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito che il termine ordinario di prescrizione decennale si applica ai crediti IVA esposti nella dichiarazione annuale. Nel caso di specie, invece, si trattava di una specifica istanza di restituzione per un indebito versamento non transitato in dichiarazione. Per tali fattispecie, la legge prevede una norma speciale e residuale, ovvero il termine di decadenza biennale, finalizzato a garantire la certezza dei rapporti tributari.

Individuazione del ‘Dies a Quo’: Il Momento della Consapevolezza

Il cuore della decisione risiede nell’individuazione del momento esatto in cui il termine biennale inizia a decorrere. La Corte ha stabilito che il ‘presupposto per la restituzione’ si verifica non alla fine di un progetto o al momento della rendicontazione, ma nell’istante in cui il contribuente acquisisce la possibilità concreta di conoscere l’errore e, quindi, di esercitare il proprio diritto.

Nel caso specifico, tale momento è stato identificato con la ricezione, da parte della società, delle fatture emesse dai subappaltatori con l’aliquota agevolata del 10%. È in quel preciso istante che l’azienda ha potuto constatare la discrepanza con l’aliquota del 21% da essa applicata al Ministero e, di conseguenza, è sorto il suo diritto-dovere di chiedere il rimborso dell’eccedenza. Da quel momento era possibile l’immediato esercizio del diritto al rimborso.

Irrilevanza delle Scadenze Contrattuali ai Fini Fiscali

La Cassazione ha chiarito che le scadenze relative alla rendicontazione delle spese, previste dagli accordi con la pubblica amministrazione, sono rilevanti solo nei rapporti interni tra le parti contrattuali. Esse non hanno alcuna influenza sul rapporto tributario tra il contribuente e l’Amministrazione Finanziaria. Il diritto al rimborso nasce da un presupposto fiscale (l’indebito versamento), e il suo termine di esercizio decorre da quando tale presupposto diventa conoscibile, a prescindere da adempimenti di natura civilistica o amministrativa.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un principio fondamentale: la diligenza del contribuente. Le imprese devono monitorare costantemente la propria posizione fiscale e agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti. Attendere la conclusione di complessi iter contrattuali o di rendicontazione prima di avanzare una richiesta di rimborso IVA è una strategia rischiosa che può portare alla perdita del diritto per decadenza. Il termine per agire inizia a decorrere dal momento in cui l’errore diventa oggettivamente rilevabile, e spetta all’impresa attivarsi entro i due anni successivi per non vedere preclusa la possibilità di recuperare quanto indebitamente versato.

Qual è il termine per chiedere un rimborso IVA non derivante dalla dichiarazione annuale?
Per le domande di rimborso IVA che non rientrano nelle ipotesi della dichiarazione annuale o in altre disposizioni specifiche, si applica il termine di decadenza di due anni, come previsto dall’art. 21, comma 2, del d.lgs. n. 546/1992.

Da quale momento inizia a decorrere il termine biennale per la richiesta di rimborso IVA?
Il termine biennale decorre dal giorno in cui si è verificato il ‘presupposto della restituzione’. Secondo la Corte, questo momento coincide con quello in cui il contribuente acquisisce la conoscenza dell’indebito versamento. Nel caso specifico, ciò è avvenuto alla ricezione delle fatture dei subappaltatori che applicavano un’aliquota IVA inferiore.

Le scadenze previste in un contratto di appalto pubblico possono spostare l’inizio del termine per la richiesta di rimborso IVA?
No. La Corte ha chiarito che le scadenze relative ai rapporti interni tra le parti (come la rendicontazione finale di un progetto) sono irrilevanti per il rapporto tributario tra il contribuente e l’Amministrazione Finanziaria. Il termine di decadenza per il rimborso decorre da presupposti puramente fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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