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Rimborso IVA su immobili di terzi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 13162/2024, ha stabilito che un’impresa ha diritto al rimborso IVA per i costi di ristrutturazione di un immobile non di sua proprietà, ma detenuto in locazione e utilizzato per l’attività economica. La Corte ha rigettato la tesi restrittiva dell’Agenzia delle Entrate, affermando che il principio di neutralità fiscale dell’IVA e il criterio della strumentalità del bene prevalgono sulla nozione di ‘bene ammortizzabile’ legata alla proprietà.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Diritto al rimborso IVA per lavori su immobili di terzi: la parola alle Sezioni Unite

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, la n. 13162 del 14 maggio 2024, ha chiarito una questione cruciale per molte imprese: è possibile ottenere il rimborso IVA per costosi lavori di ristrutturazione effettuati su un immobile non di proprietà, ma utilizzato per la propria attività in virtù di un contratto di locazione? La risposta, affermativa e basata sui principi del diritto europeo, rappresenta una vittoria per il principio di neutralità fiscale.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso IVA e l’Opposizione Fiscale

Il caso riguarda un imprenditore individuale che gestisce un’attività agrituristica. L’imprenditore aveva sostenuto ingenti spese per lavori di ristrutturazione su fabbricati e impianti situati su un terreno che deteneva tramite un contratto di locazione. Convinto del proprio diritto, aveva chiesto e ottenuto un cospicuo rimborso dell’IVA assolta su tali lavori, pari a 300.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, non era dello stesso avviso. Con un atto di recupero, l’amministrazione finanziaria ha contestato l’indebita percezione del rimborso, irrogando anche una sanzione di 90.000 euro. La tesi dell’Agenzia si fondava su un’interpretazione restrittiva dell’art. 30 del d.P.R. 633/1972, secondo cui il rimborso è consentito solo per l’imposta relativa all’acquisto di ‘beni ammortizzabili’. Secondo il Fisco, un bene è ammortizzabile per il contribuente solo se ne ha la proprietà o un altro diritto reale, escludendo quindi i beni detenuti in locazione.

La Decisione delle Sezioni Unite della Cassazione

Dopo che le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al contribuente, la questione è approdata alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione per risolvere un contrasto giurisprudenziale interno. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando il diritto dell’imprenditore al rimborso IVA.

La Corte ha formulato il seguente, chiaro principio di diritto: «L’esercente attività d’impresa o professionale ha diritto al rimborso dell’IVA per i lavori di ristrutturazione o manutenzione di immobili dei quali non è proprietario, ma che detiene in virtù di un diritto personale di godimento, purché sia presente un nesso di strumentalità tra tali beni e l’attività svolta».

Le Motivazioni: Il Principio di Neutralità e l’Interpretazione del Diritto al rimborso IVA

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa nazionale alla luce dei principi inderogabili del diritto dell’Unione Europea. Le Sezioni Unite hanno sottolineato che il diritto alla detrazione e quello al rimborso sono due facce della stessa medaglia, entrambe strumenti per garantire il principio di neutralità dell’IVA. Questo principio esige che l’imposta non rappresenti un costo per l’operatore economico, ma gravi unicamente sul consumatore finale.

La Corte ha stabilito che limitare il rimborso ai soli beni di proprietà, pur in presenza di un chiaro nesso di strumentalità con l’attività, costituirebbe una violazione di tale principio. Di conseguenza, la nozione di ‘bene ammortizzabile’ contenuta nella norma nazionale (art. 30, d.P.R. 633/1972) non può essere interpretata secondo le rigide regole delle imposte dirette o del codice civile, ma deve essere letta in modo ‘unionalmente orientato’.

In questa prospettiva, ciò che conta non è il titolo giuridico formale (proprietà), ma la sostanza economica: la disponibilità del bene per un periodo medio-lungo e la sua destinazione all’esercizio dell’attività d’impresa. L’investimento effettuato sull’immobile locato, essendo funzionale all’attività agrituristica, rientra a pieno titolo nel concetto europeo di ‘bene di investimento’, per il quale l’IVA deve essere rimborsabile.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha implicazioni pratiche di vasta portata. Sancisce che il diritto al rimborso IVA non dipende dal diritto di proprietà, ma dalla strumentalità del bene rispetto all’attività. Le imprese che investono in immobili di terzi (in affitto, comodato, ecc.) per adeguarli alle proprie esigenze produttive possono ora contare su una base giuridica solida per richiedere il rimborso dell’IVA assolta. La decisione rafforza la certezza del diritto e allinea l’ordinamento italiano ai principi cardine del sistema IVA europeo, premiando gli investimenti produttivi indipendentemente dalle forme contrattuali scelte per la disponibilità degli immobili.

È possibile ottenere il rimborso IVA per lavori su un immobile non di proprietà ma usato per l’attività d’impresa?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che un’impresa o un professionista ha diritto al rimborso dell’IVA per lavori di ristrutturazione o manutenzione su immobili non di proprietà, a condizione che li detenga tramite un diritto personale di godimento (come un contratto di locazione) e che esista un nesso di strumentalità tra l’immobile e l’attività svolta.

Qual è il criterio principale per stabilire il diritto al rimborso IVA in questi casi?
Il criterio fondamentale è la ‘strumentalità’, ovvero il legame funzionale tra il bene oggetto dei lavori e l’attività economica esercitata. Non è determinante il titolo di proprietà, ma il fatto che l’investimento sia necessario o utile per lo svolgimento dell’impresa.

La normativa italiana sul rimborso IVA per i ‘beni ammortizzabili’ deve essere interpretata in modo restrittivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nozione di ‘acquisto di beni ammortizzabili’ deve essere interpretata in modo estensivo e conforme al diritto dell’Unione Europea. Deve includere non solo l’acquisto della proprietà, ma anche la disponibilità del bene per un periodo apprezzabilmente lungo in virtù di un titolo giuridico come la locazione, equiparandolo al concetto europeo di ‘beni di investimento’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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