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Rimborso IVA società non operativa: diritto garantito

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di una società a cui era stato negato un rimborso IVA perché considerata ‘non operativa’. Citando una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, i giudici hanno stabilito che il diritto al rimborso IVA per una società non operativa è legittimo se esiste un’effettiva attività economica. La presunzione di non operatività basata su soglie di ricavo non può prevalere, a meno che non sia provata una frode. Di conseguenza, il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato respinto.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA società non operativa: La Cassazione si allinea all’Europa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per le imprese, specialmente quelle in fase di avvio: il rimborso IVA per una società non operativa non può essere negato solo sulla base di presunzioni fiscali. La decisione, allineandosi alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiarisce che il diritto alla detrazione dell’IVA è strettamente legato all’esercizio effettivo di un’attività economica, indipendentemente dal volume di ricavi generato.

Il Caso: Diniego di Rimborso IVA per Attività in Fase di Avvio

Una società in accomandita semplice aveva richiesto il rimborso di un credito IVA maturato nel 2016 per l’acquisto di beni strumentali destinati alla propria attività. L’Agenzia delle Entrate aveva respinto la richiesta, sostenendo che l’azienda rientrasse nella categoria delle cosiddette ‘società di comodo’ o ‘non operative’, in quanto non aveva ancora prodotto ricavi sufficienti.

La Commissione Tributaria Regionale, in secondo grado, aveva dato ragione alla società. I giudici avevano riconosciuto che l’azienda si trovava in una ‘oggettiva situazione di impossibilità al conseguimento di ricavi’. La società, infatti, era in attesa dell’esito di una complessa istruttoria per un finanziamento regionale, condizione necessaria per poter avviare concretamente l’attività, cosa che avvenne solo a settembre 2016. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso dell’Agenzia delle Entrate

L’amministrazione finanziaria ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali.

Il Presunto Giudicato Interno

In primo luogo, l’Agenzia sosteneva che una parte della sentenza di primo grado, non specificamente impugnata dalla società, fosse diventata definitiva. Tale parte affermava che il credito IVA era stato compensato nella dichiarazione dell’anno successivo. Secondo l’Agenzia, questo avrebbe dovuto chiudere la questione del rimborso.

La Critica alla Motivazione della Sentenza d’Appello

In secondo luogo, veniva criticata la sentenza d’appello per ‘motivazione apparente’. L’Agenzia riteneva che i giudici avessero errato nel considerare l’attesa del finanziamento come una condizione sospensiva che giustificava la mancata produzione di ricavi, sostenendo che non vi fossero reali situazioni oggettive e straordinarie di non operatività.

La Decisione della Cassazione: Il diritto al rimborso IVA per società non operativa

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi del ricorso, confermando il diritto della società al rimborso IVA.

Le Motivazioni: L’impatto del Diritto Europeo

La Corte ha smontato le argomentazioni dell’Agenzia. Sul primo punto, ha chiarito che l’affermazione contenuta nella sentenza di primo grado non era una ratio decidendi (cioè il cuore della decisione), ma semplicemente la riesposizione di una tesi dell’Agenzia, quindi non poteva formare un giudicato interno.

Ma è sul secondo motivo che la Corte offre le motivazioni più significative. I giudici hanno colto l’occasione per richiamare una fondamentale sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Causa C-341/22 del 7 marzo 2024). Secondo il diritto europeo, il diritto alla detrazione o al rimborso dell’IVA non può essere subordinato al superamento di soglie di reddito prefissate.

Ciò che conta è esclusivamente l’esercizio effettivo di un’attività economica. La normativa nazionale sulle società non operative, che presume l’inattività sulla base di test di ricavo, non può quindi essere utilizzata per negare un diritto fondamentale del sistema IVA. L’unico limite a tale diritto, specificano i giudici, si ha quando viene dimostrata, sulla base di elementi oggettivi, l’esistenza di una frode o di un’evasione fiscale, circostanza che non era stata nemmeno ipotizzata nel caso di specie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza è di grande importanza per tutte le imprese, in particolare per le start-up e le aziende che affrontano periodi di investimento iniziale. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

1. Il diritto al rimborso IVA è un principio cardine: È legato all’intenzione e all’effettivo svolgimento di un’attività economica, non ai risultati finanziari immediati.
2. La normativa sulle ‘società non operative’ non incide sul diritto al rimborso IVA: Un’azienda che investe per avviare la propria attività ha pieno diritto a recuperare l’IVA pagata ai fornitori, anche se i ricavi sono ancora a zero o molto bassi.
3. Il diniego è legittimo solo in caso di frode: L’amministrazione finanziaria può negare il rimborso solo se dimostra che la richiesta si inserisce in un contesto fraudolento o evasivo, e non sulla base di mere presunzioni di inattività.

Una società considerata ‘non operativa’ dal fisco ha diritto al rimborso dell’IVA sugli acquisti?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, che si allinea al diritto europeo, il diritto al rimborso o alla detrazione dell’IVA è legato all’esercizio effettivo di un’attività economica e non può essere negato solo perché la società non supera le soglie di ricavo previste dalla normativa sulle società non operative.

Il diritto al rimborso dell’IVA può essere negato se i ricavi sono inferiori a una certa soglia?
No. La Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che il diritto alla detrazione o al rimborso dell’IVA non può essere subordinato alla condizione che una persona effettui operazioni che superino una soglia di reddito prefissata. Ciò che rileva è l’effettivo svolgimento di un’attività economica.

In quali casi l’amministrazione finanziaria può legittimamente negare il rimborso o la detrazione dell’IVA?
L’amministrazione finanziaria può negare il diritto al rimborso o alla detrazione dell’IVA solo se dimostra, sulla base di elementi oggettivi, che tale diritto è stato invocato in un contesto di frode o evasione fiscale. In assenza di tali prove, il diritto deve essere riconosciuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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