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Rimborso IVA: onere della prova e nuovi motivi del Fisco

La Corte di Cassazione stabilisce che, in una causa per un rimborso IVA, il contribuente ha sempre l’onere della prova. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria può introdurre in giudizio nuovi motivi di contestazione, anche se non presenti nel diniego iniziale. La procedura di nota di variazione non è obbligatoria, ma una semplice facoltà. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per non aver valutato correttamente questi principi.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA: Quando l’Agenzia Fiscale Può Introdurre Nuovi Motivi in Causa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le imprese: la richiesta di rimborso IVA. La decisione chiarisce due aspetti fondamentali: la natura facoltativa della nota di variazione e, soprattutto, la possibilità per l’Amministrazione Finanziaria di introdurre nuove contestazioni in sede giudiziale, ponendo l’intero onere della prova a carico del contribuente. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società di costruzioni, dichiarata fallita, aveva erroneamente applicato l’aliquota IVA ordinaria sulla vendita di alcune unità immobiliari ristrutturate, anziché quella agevolata del 10%. Accortasi dell’errore e avendo l’obbligo di restituire la differenza alla società acquirente, che aveva ottenuto un decreto ingiuntivo in tal senso, la società chiedeva il rimborso dell’IVA versata in eccesso all’Erario.

L’Agenzia Fiscale rigettava l’istanza, sostenendo che l’unico strumento a disposizione del contribuente fosse la procedura della nota di variazione prevista dall’art. 26 del d.P.R. n. 633/1972, procedura ormai preclusa per il decorso del termine annuale.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari davano ragione alla società. Essi affermavano che la richiesta di rimborso fosse una via percorribile anche al di fuori della procedura della nota di variazione. La Commissione Tributaria di secondo grado, inoltre, accoglieva l’appello incidentale della società, riconoscendole il diritto agli interessi a partire dalla data della domanda di rimborso.

Rimborso IVA e Nuovi Motivi dell’Agenzia: La Posizione della Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ricorreva in Cassazione, sollevando due questioni principali. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e stabilendo principi chiari in materia di rimborso IVA.

In primo luogo, i giudici hanno confermato un orientamento consolidato: la procedura della nota di variazione è una libera scelta del contribuente, non un obbligo. Egli può sempre optare per l’azione generale di rimborso per recuperare l’imposta indebitamente versata.

Il punto cruciale della decisione, però, risiede altrove. La Corte ha stabilito che, quando si contesta un diniego di rimborso, l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente introdurre in giudizio argomenti e difese ulteriori rispetto a quelli contenuti nel provvedimento di diniego iniziale. Questo non costituisce un vizio di ultrapetizione.

L’Onere della Prova nel Rimborso IVA

La ragione di questa facoltà risiede nella distribuzione dell’onere della prova. In una causa per rimborso IVA, il contribuente non è il convenuto che si difende da una pretesa del Fisco (come in un avviso di accertamento), ma è l’attore che avanza una pretesa. Pertanto, spetta a lui, e solo a lui, dimostrare l’esistenza di tutti i presupposti di fatto e di diritto che fondano la sua richiesta di rimborso.

L’Agenzia, trovandosi in una posizione difensiva, può contrastare la domanda con ogni argomento pertinente, anche se non esplicitato in precedenza.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il giudice d’appello abbia errato su due fronti. Se da un lato ha correttamente affermato la natura non obbligatoria della nota di variazione, dall’altro ha sbagliato nel ritenere che l’Agenzia non potesse sollevare in giudizio argomenti difensivi nuovi. Soprattutto, il giudice di merito ha omesso un passaggio fondamentale: l’accertamento fattuale circa l’effettiva esistenza dei presupposti per il rimborso. Poiché il contribuente assume la posizione sostanziale di attore, è suo compito fornire la prova della propria domanda. Il diniego dell’Ufficio, anche se motivato sinteticamente, non esaurisce le possibili difese in giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza, rinviando la causa al giudice di secondo grado affinché proceda a questo accertamento, tenendo conto dei principi enunciati.

Le Conclusioni

La pronuncia ha un’importante implicazione pratica: chi richiede un rimborso IVA deve essere preparato a un contraddittorio giudiziale a tutto campo. Non basta contestare la motivazione del diniego amministrativo; è necessario costruire un solido impianto probatorio in grado di dimostrare, senza ombra di dubbio, il proprio diritto alla restituzione delle somme. L’Amministrazione Finanziaria ha il diritto di difendersi in giudizio sollevando ogni questione rilevante per contestare la fondatezza della pretesa del contribuente, il quale resta l’unico onerato della prova.

La procedura della nota di variazione è l’unico modo per recuperare l’IVA versata in eccesso?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che la procedura della nota di variazione (art. 26 d.P.R. n. 633/1972) è una facoltà per il contribuente, non un obbligo. Egli può sempre scegliere di agire con l’azione generale di rimborso.

L’Amministrazione Finanziaria può presentare in giudizio motivi di contestazione diversi da quelli indicati nel provvedimento di diniego del rimborso?
Sì. Quando un contribuente impugna un diniego di rimborso, assume la posizione di “attore” e deve provare il suo diritto. L’Amministrazione Finanziaria, in posizione difensiva, può quindi sollevare argomentazioni ulteriori per contestare la richiesta, senza che ciò costituisca un vizio procedurale.

Su chi grava l’onere della prova in una causa per il rimborso dell’IVA?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. Egli deve dimostrare in modo completo l’esistenza di tutti i presupposti di fatto e di diritto che danno origine al suo diritto al rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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