LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso IVA: la decorrenza nella doppia imposizione

Una società ha pagato l’IVA sia in Italia che in Olanda per le stesse operazioni, subendo una doppia imposizione. Ha poi richiesto il rimborso IVA in Italia, ma l’istanza è stata respinta perché presentata oltre il termine di due anni. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6756/2025, ha confermato che il termine per la richiesta di rimborso decorre dal momento del pagamento dell’imposta nel paese estero, e non dalla data di ottenimento di un successivo certificato di regolarità fiscale. Questo perché il pagamento stesso rende il contribuente pienamente consapevole della doppia imposizione e del suo diritto al rimborso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA e Doppia Imposizione: Quando Inizia a Scadere il Termine?

Nel contesto del commercio internazionale, le aziende possono trovarsi ad affrontare il complesso problema della doppia imposizione, specialmente in materia di IVA. Ottenere un rimborso IVA per l’imposta erroneamente versata diventa cruciale per garantire la neutralità fiscale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6756 del 2025, ha fornito un chiarimento fondamentale su un aspetto critico: la decorrenza del termine biennale per presentare la domanda di rimborso.

I Fatti del Caso

Una società, agendo come rappresentante fiscale in Italia per un’azienda svizzera, effettuava vendite a distanza a clienti privati residenti in Olanda. Per errore, la società ha versato l’IVA su tali operazioni sia in Italia, dove non era dovuta, sia in Olanda, dove invece era correttamente applicabile.

Accortasi della doppia imposizione, l’azienda ha prima regolarizzato la sua posizione con l’autorità fiscale olandese, ottenendo un certificato di regolarità fiscale. Successivamente, ha presentato istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate italiana per recuperare l’IVA indebitamente pagata in Italia. L’Agenzia, tuttavia, ha respinto la richiesta, sostenendo che fosse stata presentata tardivamente, ovvero oltre il termine di decadenza di due anni.

La Questione Giuridica sul Termine per il Rimborso IVA

Il cuore della controversia legale ruotava attorno all’individuazione del dies a quo, ossia il giorno da cui far decorrere il termine biennale per la richiesta di rimborso.

Secondo la società contribuente, il termine avrebbe dovuto iniziare a decorrere dalla data di rilascio del certificato di regolarità fiscale da parte dell’autorità olandese. Questa interpretazione si basava sull’esigenza di avere una prova certa della definitiva imposizione estera prima di poter agire in Italia.

Di parere opposto l’Agenzia delle Entrate e i giudici di merito, i quali sostenevano che il termine decorresse dal momento in cui era avvenuto il versamento spontaneo dell’IVA in Olanda. In quel preciso istante, infatti, si era concretizzata la doppia imposizione e il contribuente aveva acquisito piena consapevolezza del suo diritto al rimborso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la tesi dell’amministrazione finanziaria e la correttezza delle sentenze dei gradi precedenti. I giudici hanno stabilito che, in assenza di un atto impositivo formale da parte dell’autorità estera, il termine biennale per la richiesta di rimborso dell’IVA erroneamente assolta in Italia decorre dalla data del pagamento dell’imposta nello Stato estero.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri principali.

In primo luogo, ha richiamato il principio generale secondo cui il diritto al rimborso sorge e può essere esercitato dal momento in cui si verifica il presupposto per la restituzione. Nel caso di specie, tale presupposto è il pagamento dell’imposta nel secondo Stato, che realizza la doppia imposizione. Da quel momento, il contribuente è pienamente consapevole di aver subito un prelievo duplicato e può attivarsi per il recupero.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che accogliere la tesi della società avrebbe violato il principio della certezza del diritto. Far decorrere il termine dalla data di un certificato, la cui richiesta dipende dalla mera discrezionalità del contribuente, significherebbe permettergli di posticipare a piacimento la scadenza del termine di decadenza, vanificando la funzione stessa della norma.

La Corte ha anche ritenuto non necessario un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, poiché la giurisprudenza europea ha già ampiamente chiarito che un termine di decadenza biennale è ragionevole e compatibile con i principi di effettività e non discriminazione del diritto unionale (acte éclairé).

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’indicazione chiara e perentoria per tutte le imprese che operano a livello internazionale: in caso di doppia imposizione IVA derivante da un versamento spontaneo all’estero, è necessario agire con tempestività. Il cronometro per richiedere il rimborso IVA in Italia parte dal giorno del pagamento nel Paese estero. Attendere documenti o certificazioni successive può comportare la perdita definitiva del diritto al rimborso a causa della decadenza. Una corretta pianificazione e un monitoraggio attento degli obblighi fiscali transfrontalieri sono quindi essenziali per evitare perdite economiche e tutelare i propri diritti.

In caso di doppia imposizione IVA, da quando decorre il termine di due anni per chiedere il rimborso in Italia, se non c’è stato un accertamento fiscale all’estero?
Il termine di due anni decorre dalla data in cui è stato effettuato il pagamento spontaneo dell’IVA nello Stato estero. Questo perché in quel momento il contribuente acquisisce piena consapevolezza della doppia imposizione e del suo diritto al rimborso.

Perché la Corte ha ritenuto che far partire il termine dalla data di un certificato fiscale estero sarebbe contrario alla legge?
Perché la richiesta di tale certificato dipende dalla volontà e dai tempi del contribuente. Permettere che il termine di decadenza decorra da un atto la cui emissione è di fatto controllata dal contribuente violerebbe il principio di certezza del diritto, rendendo il termine stesso arbitrario e potenzialmente illimitato.

Un termine di decadenza di due anni per il rimborso IVA è compatibile con il diritto dell’Unione Europea?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell’UE, ha confermato che un termine biennale è considerato ragionevole e non viola i principi comunitari di effettività e di equivalenza, a condizione che non renda impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio del diritto al rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati