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Rimborso IVA: errore in dichiarazione costa caro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7862/2024, ha negato il rimborso IVA a un contribuente a causa di un errore nella compilazione della dichiarazione. Aver indicato il credito in compensazione (colonna 4 del quadro RX) invece che a rimborso (colonna 3) non manifesta la volontà di incassare la somma. Di conseguenza, per una successiva richiesta di rimborso si applica il termine di decadenza biennale e non quello di prescrizione decennale, rendendo la richiesta tardiva e infondata.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA: Attenzione alla Compilazione del Quadro RX

Ottenere un rimborso IVA può trasformarsi in un percorso a ostacoli se non si presta la massima attenzione alla compilazione della dichiarazione annuale. Con la recente ordinanza n. 7862 del 22 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la scelta tra compensazione e rimborso del credito IVA nel quadro RX non è un dettaglio formale, ma una manifestazione di volontà precisa con conseguenze giuridiche determinanti. Un errore in questa fase può costare l’intero credito.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una contribuente che si era vista negare un rimborso IVA relativo all’anno 2004. Dopo aver ottenuto ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale), la questione è giunta dinanzi alla Cassazione su ricorso dell’Agenzia delle Entrate.

I giudici di merito avevano sostenuto che la semplice indicazione del credito IVA nel quadro RX della dichiarazione fosse sufficiente a configurare una richiesta di rimborso, soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni. L’Agenzia, invece, ha sempre sostenuto che la contribuente non aveva manifestato in modo inequivocabile la volontà di ottenere il rimborso, avendo compilato la casella relativa alla compensazione/detrazione.

La Scelta tra Rimborso IVA e Compensazione nel Quadro RX

Il cuore della controversia risiede nella compilazione del quadro RX4 della dichiarazione IVA. Questo quadro offre al contribuente due opzioni principali per gestire un credito d’imposta:

1. Chiedere il rimborso (colonna 3): Manifestare la volontà di ricevere la somma in denaro.
2. Destinare il credito a compensazione o detrazione (colonna 4): Esprimere l’intenzione di utilizzare il credito per pagare futuri debiti fiscali o per ridurre l’IVA dovuta nei periodi successivi.

Nel caso specifico, la contribuente aveva compilato la colonna 4, optando quindi per la compensazione, per poi presentare un’istanza di rimborso solo in un momento successivo.

La Decisione della Corte di Cassazione: Analisi dei Motivi

La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. L’analisi si è concentrata sul terzo motivo di ricorso, ritenuto fondato e decisivo.

Il Principio Decisivo sul Rimborso IVA

I giudici hanno chiarito che la richiesta di rimborso IVA deve essere distinta da quella di compensazione. Se il contribuente, compilando la dichiarazione, sceglie di destinare il credito alla compensazione (colonna 4), non manifesta l’inequivocabile volontà di ottenere la restituzione della somma. Di conseguenza, non si applica il termine di prescrizione decennale, ma il termine di decadenza biennale previsto dall’art. 21 del D.Lgs. 546/1992 per presentare un’eventuale, successiva, istanza di rimborso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’istanza di rimborso si considera presentata con la compilazione del corrispondente quadro della dichiarazione annuale. La presentazione del modello VR è solo un adempimento successivo per l’esigibilità del credito. Se nella dichiarazione il contribuente formula la richiesta in termini di compensazione, la sua volontà è chiara. Qualsiasi successiva richiesta di rimborso è una nuova istanza, che deve rispettare il termine di decadenza di due anni. Poiché nel caso di specie questo termine era decorso, la richiesta della contribuente è stata considerata tardiva.

Le Conclusioni

Questa ordinanza sottolinea l’importanza cruciale della corretta compilazione della dichiarazione dei redditi. La scelta tra rimborso e compensazione non è modificabile a posteriori senza conseguenze. Per i contribuenti e i loro consulenti, la lezione è chiara: la volontà di ottenere un rimborso IVA deve essere espressa in modo inequivocabile e tempestivo, compilando l’apposita casella nel quadro RX. Un’indicazione errata può portare alla perdita definitiva del diritto al credito, trasformando un’opportunità di liquidità in una perdita secca.

Qual è la differenza fondamentale tra chiedere un rimborso IVA e destinarlo alla compensazione nella dichiarazione?
La richiesta di rimborso (compilando la colonna 3 del quadro RX4) manifesta la volontà di ricevere la somma in denaro. La scelta della compensazione (colonna 4) indica invece l’intenzione di usare quel credito per pagare future imposte. Le due opzioni attivano regimi giuridici e termini differenti.

Cosa succede se indico erroneamente il credito IVA in compensazione anziché a rimborso?
Se si indica il credito in compensazione, una successiva richiesta di rimborso è considerata una nuova istanza e deve essere presentata entro il termine di decadenza di due anni. Se questo termine è trascorso, come nel caso deciso dalla Cassazione, il diritto al rimborso si perde.

L’indicazione del credito IVA in dichiarazione fa sempre scattare il termine di prescrizione di dieci anni?
No. Secondo la Corte, il termine di prescrizione decennale si applica solo se la volontà di ottenere il rimborso è stata manifestata in modo chiaro e inequivocabile nella dichiarazione, compilando l’apposita casella. Se si opta per la compensazione, per un’eventuale richiesta di rimborso successiva vale il più breve termine di decadenza biennale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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