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Rimborso IVA e retroattività: la Cassazione rinvia

Una società ottiene il diritto al rimborso IVA nei primi due gradi di giudizio dopo aver saldato un debito a seguito di splafonamento. L’Agenzia delle Entrate ricorre in Cassazione sollevando la questione della retroattività della normativa più favorevole (introdotta nel 2012) a un accertamento divenuto definitivo nel 2011. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 7764/2024, data la rilevanza della questione, non decide nel merito ma rinvia la causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA e Retroattività: La Cassazione Prende Tempo

La questione del rimborso IVA in relazione a normative modificate nel tempo torna al centro del dibattito giurisprudenziale. Con la recente ordinanza interlocutoria n. 7764 del 22 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha scelto di non pronunciarsi immediatamente su un caso complesso, preferendo un rinvio a pubblica udienza per un esame più approfondito. La vicenda riguarda il diritto di un’azienda a ottenere un rimborso per l’IVA versata a seguito di un accertamento, e solleva un interrogativo cruciale: una legge più favorevole può applicarsi a una situazione consolidatasi prima della sua entrata in vigore?

I Fatti del Caso: dallo Splafonamento alla Richiesta di Rimborso

Una società operante nel settore metalmeccanico si è vista contestare dall’Agenzia delle Entrate uno “splafonamento” relativo all’anno d’imposta 2006. In sostanza, l’azienda aveva superato il limite di acquisti in esenzione IVA consentito agli esportatori abituali. Riconosciuto il debito, la società ha provveduto al pagamento rateale dell’imposta dovuta. Successivamente, ha presentato un’istanza per ottenere il rimborso di tale credito IVA, istanza che però non ha ricevuto risposta dall’amministrazione finanziaria.

Il Percorso Giudiziario nei Primi Gradi

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia, l’azienda ha adito la Commissione Tributaria Provinciale (CTP), che però ha respinto il ricorso. La società non si è arresa e ha appellato la decisione dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). I giudici di secondo grado hanno ribaltato la sentenza, accogliendo le ragioni del contribuente. Secondo la CTR, avendo la società versato l’IVA a debito, maturava il diritto di portarla in detrazione o, come nel caso specifico, di chiederne il rimborso, essendo ormai decorso il termine per la detrazione.

La Questione Giuridica sul Rimborso IVA Arriva in Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo di ricorso. Il nodo centrale della controversia è l’applicabilità dell’articolo 60, comma 7, del d.P.R. n. 633/1972. Questa norma è stata modificata nel 2012 in senso più favorevole al contribuente. Tuttavia, l’avviso di accertamento notificato alla società era divenuto definitivo già nel 2011, cioè prima dell’entrata in vigore della nuova disciplina. L’Agenzia sostiene quindi che dovrebbe applicarsi la versione precedente della norma, potenzialmente meno permissiva riguardo al diritto al rimborso in queste circostanze.
La questione, quindi, è di pura interpretazione giuridica e riguarda la portata retroattiva o meno della modifica legislativa del 2012.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, nel suo provvedimento, non entra nel merito della questione, ma ne riconosce l’elevata importanza e complessità. I giudici sottolineano che la decisione “involge la questione della portata retroattiva o meno dell’art. 60, comma 7, del d.P.R. n. 633 del 1972”.
Proprio in ragione della rilevanza di tale interrogativo e delle sue possibili conseguenze su numerosi casi simili, la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la trattazione della controversia a una pubblica udienza. Questa scelta è supportata anche dal richiamo a un precedente analogo (Cass. n. 13378/2023), in cui un caso simile era stato parimenti rinviato. La decisione di deferire il caso a una pubblica udienza indica la volontà della Corte di garantire un dibattito più ampio e approfondito prima di emettere un principio di diritto definitivo su un tema così delicato.

Conclusioni

L’ordinanza n. 7764/2024 lascia in sospeso la risoluzione della controversia, ma offre un’indicazione chiara: la questione della retroattività delle norme fiscali in materia di rimborso IVA è considerata di massima importanza e merita una riflessione ponderata. Per le aziende e i professionisti del settore, questo provvedimento interlocutorio significa che il tema è ancora aperto e che la futura sentenza della Cassazione a sezioni unite o in pubblica udienza avrà un impatto significativo, stabilendo un principio guida per tutti i casi in cui un accertamento si è consolidato prima di una modifica normativa favorevole.

La società aveva diritto al rimborso IVA secondo la Commissione tributaria regionale?
Sì, la Commissione tributaria regionale (CTR) aveva accolto l’appello della società, riconoscendo il suo diritto a chiedere il rimborso dell’IVA versata, essendo già decorso il termine per esercitare il diritto alla detrazione.

Qual è il nodo giuridico principale della controversia?
Il punto centrale è stabilire se la versione più favorevole dell’art. 60, comma 7, del d.P.R. n. 633/1972, introdotta nel 2012, possa essere applicata retroattivamente a un avviso di accertamento divenuto definitivo nel 2011, prima quindi dell’entrata in vigore della nuova legge.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il merito della causa. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la trattazione a una futura pubblica udienza, data la rilevanza e la complessità della questione giuridica sulla retroattività della norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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